lunedì 20 giugno 2016

Virginia e Chiara: la voglia di futuro rappresentata da due giovani donne.

Virginia e Chiara, neosindache di Roma e Torino
“Si è una donna, ma è più importante che sia del Movimento 5 Stelle” urla una donna bionda che punta il dito senza intenti minatori: “Adesso onestà … onestà”. E’ lo scorcio finale dell’articolo di Mattia Feltri che, su La Stampa, racconta la proclamazione di Virginia Raggi Sindaco di Roma. Ma siamo proprio sicuri che a determinare quel 67% a ballottaggio non sia stata proprio la sua faccia, pulita ma furba, e i suo sorriso accattivante di giovane donna? Quella faccia e quel sorriso che rende credibile la sua immediata dichiarazione di fare il Sindaco di tutti, anche di quelli che non l’hanno votata. Anche Chiara Appendino, neosindaca di Torino, proclama la sua “sfida a ricucire una città ferita in un destino che si perde oltre l’orizzonte”. Ha solo 32 anni, è più giovane di Virginia. Ha passato una consigliatura a contestare il bravo Piero Fassino con argomenti presuntuosi ma desso si dovrà misurare con il compito di governare la capitale dell’industria italiana, quella che è riuscita ad imporre il suo marchio a Detroit. Sono sicuro che, questa notte, sul sonno agitato incombeva l’immagine matura e pacata del suo predecessore ma anche la ferma volontà di reggerne il confronto. Mi sembra difficile che queste due giovani donne possano fare squadra coi tassisti contro UBER. Molto più probabile che la prima intitoli una piazza romana a Bettino Craxi rimarginando la ferita dell’ultimo esule del risorgimento italiano e che la seconda consegni a Sergio Marchionne le chiavi della Città, in segno di gratitudine, a nome dei lavoratori torinesi e dei metalmeccanici italiani. Saranno donne che, in tempi di carestia, metteranno al lavoro i guerrieri perché coltivino i campi e allevino il bestiame. Che però non dimenticheranno la necessità dei turni di guardia e delle armi, pronte all’uso, per difendere il villaggio in caso di attacco. Le loro prime dichiarazioni riecheggiano delle convinzioni dei padri delle democrazie occidentali, cioè che gli eletti debbono rispondere alla loro coscienza e alla comunità rappresentata. Alla comunità tutta e non solo alla parte che ha contribuito alla loro elezione. Intanto subito a scuola da Federico Pizzarotti che sorride sornione, che sarà il loro maestro. 160620 Daniele Leoni

martedì 3 maggio 2016

Io, Chicco e l'autopilota

Saranno tutte elettriche le auto del futuro. Popoleranno le nostre strade, meno numerose di oggi perché per lo più condivise. Controllate dall’autopilota, ci porteranno al lavoro, in gita o a fare shopping. Poi torneranno, per conto loro, al parcheggio di lunga sosta più vicino dove un braccio meccanico potrà trovare la presa di ricarica nella piazzola. Torneranno, le auto del futuro, in risposta alla nostra chiamata, davanti all’ufficio, al negozio o al ristorante e ci spetteranno, pazienti e ordinate, nel parcheggio di sosta corta. A Torino come a Detroit, dopo una secolo dalla scomparsa dei maniscalchi, un altro mestiere cesserà di esistere: quello del taxista. Lascerà il posto alla nuova professione dell’ingegnere del traffico automatico, del controllore e ordinatore dei flussi, del car sharing customer care manager. Ma non scompariranno i fabbricanti di automobili così come non scomparvero quelli delle carrozze un secolo fa. Si trasformarono  in carrozzieri, dal riparatore al designer, dall’ingegnere della galleria del vento al tecnico di 3D modelling, dall’operaio specializzato al programmatore del robot addetto alla verniciatura.
Chicco Testa
Il mio amico Chicco, di cui si può criticare tutto ma non il coraggio di esporre liberamente le proprie idee anche quando cambiano, scrive sull’Unità: “Il sogno della mia generazione era di possedere un’automobile. Il sogno dei miei figli di possedere un abbonamento ad un car sharing. Risultato: spostarsi in macchina diventa più facile, ma gli acquisti di auto diminuiscono. Figurarsi quando arriveranno le auto senza autista che le chiami con un fischio e le molli dove vuoi tanto tornano a casa da sole. I benefici netti per tutti sono enormi, ma il Pil crescerà ancora con gli stessi ritmi con un numero di automobili in circolazione assai inferiore?”
Chicco Testa conclude che sarebbe bene concentrarsi  sui benefici per tutti anche se, per ora, non corrispondono ai nostri criteri di calcolo del  prodotto interno lordo. Io aggiungo che, se ci saranno più benefici, bisognerà cambiare i criteri di calcolo. Si perché è giusto cambiare opinioni e criteri quando sono cambiati gli scenari di riferimento così come è molto saggio cambiare opinione quando ci accorgiamo che siamo in errore. La manifestazione più clamorosa di stupidità è continuare a sbagliare per coerenza.
L'auto sperimentale di Google con autopilota
Conosco Chicco da quando eravamo ragazzi, tutti e due in politica, tutti e due alle prese con la fondazione della Legambiente. Abitava davanti a me, a Roma, in Via Madonna dei Monti. Lo vedevo la mattina dalla finestra del bilocale che mi aveva prestato l’Architetto Rustichelli, poi si scendeva per raggiungere Piazzale Flaminio dove c’era l’ARCI, in motorino, ognuno col suo. Io ero socialista di Craxi (o meglio di Martelli) e lavoravo al Centro Studi del PSI con Luigi Covatta. Lui era comunista di Berlinguer. Io ero i responsabile nazionale della neonata Legambiente e lui mi doveva “rottamare” perché non ero abbastanza antinucleare. Gli diedi partita vinta un po’ perché non ho mai amato i movimenti di piazza, un po’ perché stavo accarezzando l’idea di una startup (allora non si chiamava ancora così) sulle nuove tecnologie. Poi  i socialisti avevano già individuato Maurizio Sacconi come nuovo presidente. Feci bene perché le mie idee erano troppo lontane dalla cultura politica dei primi anni 80.
Due avvenimenti economici occupano i giornali di oggi: l’accodo di Marchionne con Google per  le auto col pilota automatico e la pole position di Chicco per fare il Ministro allo sviluppo. L’accodo di Marchionne avrà un impatto importante su Torino e non solo su Detroit. E Chicco allo sviluppo sarebbe in sintonia con le necessità della politica di oggi anche perché, passati trent’anni, lui ha idee che io avevo allora.
Un disegno dell'Hyperloop ideato da Elon Musk
Mi figuro il nuovo progetto del ponte di Messina, modificato per far posto all’Hyperloop, dove potranno essere imbarcate automaticamente, nelle navette, le automobili del futuro perché i passeggeri abbiano l’ebbrezza dei mille all’ora. Ma nelle strade normali tutti in fila, ordinati, guidati dal software che rispetta automaticamente il codice della strada. Niente più autovelox e nemmeno multe. Si potrà anche bere un bicchiere di quello buono, a cena con gli amici o con la fidanzata. Basta con gli scarichi inquinanti. Nelle aiuole. Ai bordi delle strade, si potranno raccogliere rucola e stridoli per fare l’insalata. Forse si costruirà anche qualche centrale nucleare per recuperare la scuola, la filiera, la tecnologia dei materiali e dei sistemi di sicurezza e, soprattutto, il campo di ricerca per la fusione delle centrali del futuro dove, un tempo, eravamo primi nel mondo.
Ma la decisione è prerogativa di Matteo Renzi, che ha già detto ai giornalisti: “Il primo a sapere il nome sarà il Presidente della Repubblica.” E’ l’Italia che cambia e diventa più civile. Noi che l’abbiamo sostenuto e votato alle primarie, consapevoli delle regole fondamentali della democrazia rappresentativa, possiamo manifestare la nostra opinione ma senza tifo da stadio, meno che meno quello degli ultras violenti della curva sud. 160503 Daniele Leoni

Pubblicato anche dall'Avanti!

giovedì 14 gennaio 2016

Se la Macchina si ferma

Il Falcon 9 di SpaceX atterrato dopo la missione del 21 Dicembre 2015
Anche a me è arrivato il tweet di Elon Musk del 2 Gennaio: “Worth reading The Machine Stops, an old story by E. M. Forster …” L’ho trovato online e l’ho letto, The Machine Stops. E’ un racconto scritto nel 1910 che si pone il problema della perdita di controllo, da parte dell’umanità, di una macchina complessa e onnicomprensiva che avvolge l’intera società e si fa carico del sostentamento di ogni singolo individuo. Aria, cibo, abitazione, trasporti, comunicazioni e ogni dettaglio della vita personale e collettiva sono forniti dalla macchina. Dalla nascita all’eutanasia! La macchina si preoccupa di selezionare, alla nascita, i bambini non troppo forti (immagino anche non troppo intelligenti). Tutto procede per generazioni finché qualche cosa, nella macchina, comincia a corrompersi perché sfugge al sistema automatico di manutenzione. Qualcuno propone di sottoporre a manutenzione il sistema di manutenzione stesso ma, ovviamente, la macchina non può farlo e l’umanità non ha più nozione di come la macchina funzioni. Alla fine, col collasso della macchina, tutta l’umanità soccombe fatti salvi i pochi che, in gran segreto, si erano da tempo insediati nel mondo esterno e avevano recuperato l’antico vigore. Anche l’antica intelligenza necessaria per un muovo inizio.
Il procedimento di terraforming di Marte secondo Elon Musk
Proprio Elon Musk, pochi giorni dopo aver fatto rientrare intatto, con un atterraggio verticale, il suo lanciatore Falcon 9 (compiuta la missione del lancio di undici satelliti per conto di OrbComm), sente l’esigenza di darci il buon anno con questo invito alla riflessione. Sulla pagina Twitter di SpaceX continua a campeggiare l’immagine della quattro fasi della terra-formazione di Marte, quasi a sottolineare che la Macchina di Foster è indispensabile per i suoi e i nostri progetti di futuro. Con un altro tweet annuncia l’uscita della Tesla Summon 7.1 dalla sua avveniristica industria di auto elettriche: il nuovo software, i nuovi sensori di prossimità e l’autoguida con Google Maps consentiranno di chiamare l’auto che si metterà in moto, uscirà dal garage e raggiungerà il proprietario, climatizzatore acceso e musica preferita. Potrà anche tornare indietro, aprire il garage, entrare, spegnersi e chiudesi la porta dietro le spalle. E’ di oggi la notizia che Barack Obama è intenzionato a promulgare velocemente l’integrazione del codice della strada per l’utilizzo dell’autopilota nelle automobili, convinto che l’innovazione farà quasi cessare gli incidenti stradali dovuti alla distrazione del guidatore, che sono la maggioranza. Immagino grandi lavori anche nella rete stradale per le corsie preferenziali destinate alla guida automatica. Corsie che saranno presto popolate di veicoli ordinatissimi, silenziosissimi, ligi alle regole, in parte popolate di passeggeri liberi di usare il telefonino e navigare in internet. Altri saranno senza passeggeri, torneranno al garage dopo aver portato il proprietario a destinazione o lo andranno a prendere ubbidienti alla chiamata. Altri ancora si occuperanno della consegna automatica di pacchi a domicilio, della raccolta dell’immondizia porta a porta. Altri faranno il servizio di taxi senza taxista.
Un disegno di come potrebbe essere l'Hyperloop
Se il sistema dovesse funzionare, molto presto l’auto privata sarà il lusso che si permetteranno i ricconi mentre la maggioranza userà le auto pubbliche, perfettamente integrate con la rete dei trasporti metropolitani, ferroviari, aerei, navali. Il servizio sarà molto economico, attivo 24 ore su 24, perché senza pilota umano. L’ultima trovata di Elon Musk, per rimanere nell’ambito dei trasporti, si chiama Hyperloop. E’ un tunnel dove capsule pressurizzate per passeggeri e merci, a sospensione magnetica, viaggeranno a velocità supersonica in ridottissimo attrito. L’atmosfera all’interno del tunnel sarà rarefatta e la colonna d’aria si muoverà alla velocità delle capsule. Ovviamente le stazioni d’ingresso e d’uscita dovranno essere ad intervalli di centinaia di chilometri e il sistema di scambi sarà estremamente sofisticato per non rallentare il flusso principale. Per il progetto è stata lanciata una gara fra le università a cui hanno aderito settecento gruppi da tutto il mondo sottoponendo un preliminare. Dall’Italia partecipa un gruppo di studenti dell’università di Pisa. Il 29 e 30 gennaio, alla Texas A&M University, ci sarà un primo incontro di selezione delle idee sotto la supervisione di SpaceX, la società aerospaziale protagonista del rientro con atterraggio verticale del vettore Falcon 9. Che sia una cosa seria lo dimostrano le sue cinquanta commesse, per un importo di sette miliardi di dollari, di lancio di satelliti artificiali di società pubbliche e private su scala planetaria.
Elon Musk, CEO di SpaceX, Tesla Motors, Solar City. Fondatore di PayPal
Perché allora Elon Musk, così brillante nelle innovazioni basate sull’intelligenza artificiale, è preoccupato dei pericoli tanto da far riflettere, a capodanno, i suoi milioni di ammiratori (3,2 solo su twitter) con The Machine Stops? E’ forse la preoccupazione che, se tutto diventa automatico, per noi umani non ci sarà più spazio? Non penso proprio anche perché, con l’automazione, aumenta la progettazione e la facilità di realizzare nuovi progetti. Poi, connaturata con il ruolo dell’uomo nella nuova società delle macchine è la manutenzione evolutiva dei sistemi, il monitoraggio che tutto funzioni secondo il progetto, l’intuizione di migliorie derivabili solamente con la profonda conoscenza dei sistemi esistenti. La Macchina di Foster si ferma perché gli errori accumulati durante il suo funzionamento non vengono corretti e la pigrizia umana, oltre a dimenticare come funziona, si adagia nell’adorazione della Macchina come se fosse Dio. Elon Musk ci rammenta che Dio siamo noi (per i cristiani creati a Sua immagine). Che cultura vuol dire innovazione, sperimentazione, esplorazione e anche rischio. Che qualsiasi cosa, costruita da noi, dalle nostre macchine o appartenente al mondo della natura è imperfetta e quindi perfettibile. Che qualsiasi innovazione perirà se non avrà memoria del passato o lo vorrà cancellare non ritenendolo degno. La Macchina di Foster si ferma perché non è possibile che un sistema automatico di manutenzione ripari anche se stesso. Potrà essere riparato solo attraverso l’integrazione con chi l’ha progettato. Ci dice che l’intelligenza artificiale sarà una reale evoluzione dell’intelligenza nei secoli e millenni a venire solo se sarà progettata per valorizzare il suo creatore, intendendo per esso noi umani, i nostri simili più deboli, per sopperire alle debolezze, compresi gli animali e la biodiversità che ci circonda. A queste condizioni ci sarà futuro, esplorazione e conoscenza. Le semplificazioni genereranno errori che bloccheranno la Macchia trasformandola in una entità logica autoreferenziale, incapace di conoscere e di conoscersi, quindi di sopravvivere. Con la Macchina perirà anche la società umana. I pochi sopravvissuti, se ci saranno, avranno facoltà di tentare un nuovo inizio. 160114 Daniele Leoni

Il link al racconto The Machine Stops