lunedì 24 giugno 2013

Idem, startup e destinazione d’uso.

Il Ministro dello Sport Josefa Idem
Ogni nuovo articolo di giornale o commento in rete che si accanisce sulla disavventura del Ministro Josefa Idem mi fa ribollire il sangue. E dire che non ero molto d’accordo sulla promozione della campionessa olimpica ad assessore, poi a senatore e infine a ministro. Fare l’atleta è un conto – pensavo – fare politica e amministrare la cosa pubblica è tutto un altro film. Mi sembrava una forzatura nel solco della politica spettacolo che poco avesse a che fare con l’auspicato nuovo corso del Partito Democratico. Poi ha prevalso la considerazione che il mix singolare della donna dinamica, della sportiva e della campionessa potesse compiere la magia che genera il nuovo. Sono uno di quelli che ha provato un moto di simpatia verso Enrico Letta, senz’altro esponente di un’altra generazione. Mi sono augurato che potesse creare una ambiente operativo condiviso anche da Matteo Renzi, con Angelino Alfano pronto a cogliere l’opportunità per diventare un leader vero, capace di liberarsi del troppo amore di babbo Silvio. Ho pensato che per il grande salto di qualità della democrazia italiana, che consenta di transitare da uno scenario di nemici irriducibili, accecati da odio mortale, ad un campo dove le squadre della politica si possano confrontare in una competizione onesta, ci fosse bisogno anche di una donna sportiva. Ebbene, da più parti, in modo trasversale, si stanno chiedendo le dimissioni del Ministro per lo Sport e le Politiche Giovanili perché, tempo fa, ha provato a fare una palestra nel soggiorno di casa e si è fatta pagare un anno di contributi previdenziali dal Comune di Ravenna perché assessore a tempo pieno. Non commento nemmeno la storia degli ottomila euro di contributi pagati dal Comune, perché dovrebbero essere un diritto di ogni lavoratore anche se assessore.
Steve Jobs e Bill Gates
Vorrei invece riflettere sulla palestra in soggiorno, cioè sulla trovata di una sportiva che ha vinto le olimpiadi (dove possono gareggiare solo i dilettanti e non i professionisti), che ha provato a inventarsi una professione. Quel soggiorno mi rammenta il garage di Bill Gates dove, negli anni 70, prese forma Microsoft e un altro ambiente di fortuna, a casa di Steve Jobs, dove Apple conobbe il proprio startup. Josefa Idem, nella palestra soggiorno, ha inventato la sua carriera politica ed è diventata, in breve tempo, senatore e Ministro dello Sport. Se il suo futuro sarà quello di statista, allora si racconterà la leggenda di una carriera politica iniziata in una palestra ricavata in soggiorno dove le amiche, con la scusa di fare stretching, facevano anche attivismo di partito e andavano a ingrossare le fila dei suoi sostenitori per vincere le primarie e conquistare il seggio in Senato. Si racconterà anche che tanti squallidi personaggi hanno provato ad infangarla per invidia, perché incapaci di qualsiasi eccellenza, perché mediocri. Capaci di bassezze inimmaginabili, di odio, di violenza, come tutti i mediocri, incapaci di competere e di vincere con onestà. Chissà se qualcuno ha provato ad accusare Bill Gates per la destinazione d’uso del suo garage a Seattle, o a mettere sotto inchiesta lo sgabuzzino di Steve Jobs a San Francisco? Se l’hanno fatto non ne è rimasta traccia. Sono rimasti invece i due maggiori gruppi tecnologici del mondo.130624 Daniele Leoni

lunedì 3 giugno 2013

Presidenzialismo.

Angelino Alfano ed Enrico Letta consigliati da Dario Franceschini
Mentre i partiti si scannano al loro interno facendo mostra della loro inadeguatezza, Enrico Letta e Angelino Alfano lavorano, a quattro mani, al cantiere della madre di tutte le riforme, quella presidenziale. Non dimenticando i provvedimenti per curare i mali dell’economia, nello sforzo di tenere in vita il nostro Pese ammalato, sanno però che la cura risolutiva è quella istituzionale e, a quella, puntano con decisione. Il capo popolo diversamente maschio e la pasionaria più bella che intelligente tuonano contro lo sfregio alla Costituzione. Un comico prestato alla politica minaccia di occupare la RAI dopo aver minacciato la marcia su Roma.
Una fantastica vignetta di Giannelli!
Ma Giorgio Napolitano vuole arare il campo dove germoglieranno le nuove piante, migliorate con l’ingegneria genetica, coltivate con tecniche da fantascienza, che saranno presentate, in anteprima, all’Expo 2015 per “nutrire il pianeta”. Lo vuole fare perché gli hanno rubato gli ultimi anni di vita, che aveva progettato di trascorrere in serenità, perché era ritenuto l’unico capace di domare una mandria impazzita che rischiava, da un momento all’altro, di diventare feroce. Ebbene, siccome deve fare questo sacrificio, almeno vuole passare alla storia. E con lui, farà passare alla storia i suoi due primi ministri: Letta e Alfano. Questa nostra Italia non rinuncia al laboratorio. Lo ha sempre fatto e continua a farlo anche se, a volte, si fa prendere la mano da nani e ballerine però, come per magia, rinsavisce poco dopo. Allora succede che una legge elettorale che elegge un Parlamento di nominati insedia, in effetti, un’assemblea di disobbedienti, incontrollabili dalla segreterie di partito. Anche se i giornalisti, in maggioranza prezzolati, sono stati ben attenti a non dare spazio alla denuncia di Nino Galloni, secondo cui Romano Prodi sarebbe l’artefice del patto scellerato, con Helmut Kohl e François Mitterrand, che ha svenduto l’industria manifatturiera italiana a Germania e Francia, parecchi neoeletti deputati e senatori del PD non l’hanno dimenticato. Anche se Beppe Grillo, col suo compagno di merende Casaleggio, si arrampica sugli specchi per pilotare gli eletti del Movimento 5 stelle, i grillini non si lasceranno raggirare.
Giorgio Napolitano assieme a Matteo Renzi
Anche nel PdL gli apprendisti burattinai che minacciano, ogni momento, di far cadere Letta, rimarranno delusi. Il motivo è che, fra i tanti fattori che ancorano alla roccia le fondamenta del Governo, c’è la consapevolezza di deputati e senatori che difficilmente saranno rieletti: vuoi per lo spropositato premio di maggioranza che ha favorito il PD alla Camera, vuoi per il fenomeno grillino oggettivamente irripetibile, vuoi per la volontà generale tesa a ridurre il numero degli eletti. Al primo voto di fiducia del Governo Letta ci sarà una maggioranza spropositata, sono pronto a scommetterci. Il numero di franchi tiratori che hanno fatto fuori Romano Prodi saranno un pallido precedente. Allora il Governo Letta durerà per pilotare la transizione verso l’elezione diretta del nuovo Capo dello Stato, nei tempi e nei modi previsti dalle leggi che regolano le modifiche alla Costituzione.
Un rendering del Padiglione Italia dell'Expo 2015 di Milano
Tempi e modi che ci dovrebbero portare al 2015 dell’Expo di Milano, quando il mondo intero avrà gli occhi puntati sull’Italia, non per la politica interna, ma per l’aspettativa sulle novità presentate dal laboratorio italiano all’esposizione. “Nutrire il pianeta, energia per la vita!” è lo slogan. Un tema scelto per esclusione, dopo quasi mezzo secolo di intrighi per scalzare l’Italia dai suoi primati: quello dell’Eni di Mattei, quello nucleare di Ippolito, quello dell’office automation dell’Olivetti, quello della chimica di Cagliari e Gardini, quello dell’industria alimentare dalla SME alla Parmalat, via via fino ad oggi con la siderurgia e l’industria meccanica nel mirino. L’Expo 2015 e l’elezione diretta del Capo dello Stato saranno una congiunzione astrale che potrà far rinascere il nostro Paese, capace di smentire le previsioni nefaste delle cassandre, dei menagrami e dei mediocri. 130603 Daniele Leoni.


Leggi anche: http://danleoni.blogspot.it/2012/12/la-globalizzazione-e-bella.html

domenica 2 giugno 2013

2 Giugno: per una Repubblica fondata sui lavori.

Che belle, nobili parole quelle de L’Internazionale della versione italiana classica, uscite dal concorso bandito dalla rivista satirica L’Asino e pubblicate il 13 ottobre 1901. L’autore fu Ettore Marroni, giornalista brillante de Il Mattino e La Stampa (fu anche direttore de Il Resto del Carlino). Criticatissime dai duri e puri della rivoluzione proletaria, giudicate infedeli rispetto alla versione originale francese, ciononostante si affermarono per diventare l’inno ufficiale dei socialisti italiani, quelli di Filippo Turati, di Pietro Nenni, di Giuseppe Saragat e di Bettino Craxi. E’ un inno che riecheggia d’impresa e di startup, dove i lavoratori partecipano, dove il lavoro non è brutale fatica ma permette alla plebe di alzare la testa per guardare al futuro. Un futuro internazionale di una società planetaria come quella di oggi, con la tecnologia che riscatta dalla fatica fisica e fa intravedere il primato della qualità frutto solamente di condizioni di lavoro eccellenti. Al lavoratore, che vuole essere felice, non basta un buon salario ne’ un buon ambiente di lavoro. Il lavoratore vuole essere partecipe del progetto per andarne orgoglioso: non importa se il suo ruolo è solo quello di manovale. Anche se non è l’ingegnere progettista di quel ponte, di quella galleria, di quella diga o di quella centrale nucleare, egli vorrà vantarsi, orgoglioso, di aver fatto parte della squadra. “E la macchina sia alleata, non nemica ai lavorator; così la vita rinnovata all'uom darà pace ed amor!” Questa è la strofa della versione italiana dell’Internazionale, indigesta ai nemici del progresso di ogni colore: perché hanno sempre prosperato nel loro naturale terreno di coltura: la miseria e l’ignoranza. Ecco perché basterebbe una modifica leggerissima al primo articolo della nostra Costituzione: “L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sui lavori”. 130602 Daniele Leoni

L'Internazionale: http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Internazionale