domenica 2 giugno 2013

2 Giugno: per una Repubblica fondata sui lavori.

Che belle, nobili parole quelle de L’Internazionale della versione italiana classica, uscite dal concorso bandito dalla rivista satirica L’Asino e pubblicate il 13 ottobre 1901. L’autore fu Ettore Marroni, giornalista brillante de Il Mattino e La Stampa (fu anche direttore de Il Resto del Carlino). Criticatissime dai duri e puri della rivoluzione proletaria, giudicate infedeli rispetto alla versione originale francese, ciononostante si affermarono per diventare l’inno ufficiale dei socialisti italiani, quelli di Filippo Turati, di Pietro Nenni, di Giuseppe Saragat e di Bettino Craxi. E’ un inno che riecheggia d’impresa e di startup, dove i lavoratori partecipano, dove il lavoro non è brutale fatica ma permette alla plebe di alzare la testa per guardare al futuro. Un futuro internazionale di una società planetaria come quella di oggi, con la tecnologia che riscatta dalla fatica fisica e fa intravedere il primato della qualità frutto solamente di condizioni di lavoro eccellenti. Al lavoratore, che vuole essere felice, non basta un buon salario ne’ un buon ambiente di lavoro. Il lavoratore vuole essere partecipe del progetto per andarne orgoglioso: non importa se il suo ruolo è solo quello di manovale. Anche se non è l’ingegnere progettista di quel ponte, di quella galleria, di quella diga o di quella centrale nucleare, egli vorrà vantarsi, orgoglioso, di aver fatto parte della squadra. “E la macchina sia alleata, non nemica ai lavorator; così la vita rinnovata all'uom darà pace ed amor!” Questa è la strofa della versione italiana dell’Internazionale, indigesta ai nemici del progresso di ogni colore: perché hanno sempre prosperato nel loro naturale terreno di coltura: la miseria e l’ignoranza. Ecco perché basterebbe una modifica leggerissima al primo articolo della nostra Costituzione: “L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sui lavori”. 130602 Daniele Leoni

L'Internazionale: http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Internazionale

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