lunedì 25 aprile 2011

Il partito degli astronauti.

Penso al 1969, quello del movimento ma soprattutto quello della luna. Se ci fosse stato il partito degli astronauti, di coloro che puntavano allo spazio cosmico per risolvere i nostri problemi terreni, io mi sarei iscritto a quel partito. L'avrei fatto per tanti motivi razionali, tutt'altro che fantasiosi. Per la sfida tecnologica portata all'estremo con ricadute eccezionali in ogni comparto dell'industria e quindi dell'economia. Per il carattere di gara, e non di conflitto fra le nazioni, della conquista del cosmo. Infine per l'intrinseca necessità di unire gli sforzi fra le nazioni qualora l'impresa fosse proprio grandiosa come la colonizzazione di un nuovo mondo. Mi sarei scritto al partito degli astronauti per due ragioni di fondo. Che dallo spazio la terra si vede come un piccolo e fragile pianeta dove le guerre fra i popoli manifestano, a colpo d'occhio, tutta la loro stupidità. Che l'homo sapiens, dicono gli antropologi, non appena alzò il capo, si mise a guardar le stelle.
Sarà che ci sentiamo rinchiusi nel guscio del pianeta. Intrappolati su una terra che trema e ribolle per l'agitarsi delle placche tettoniche, dell'asse di rotazione ballerino, dei poli magnetici fluttuanti, dell'atmosfera minacciata dai buchi nell'ozono. Poi ci sono le tempeste solari, le comete e i meteoriti che potrebbero impattare con catastrofi in grado di lasciare in vita solo gli insetti. La storia geologica ci racconta quanto spesso sia già capitato e ci da l'assoluta certezza che, prima o poi, capiterà di nuovo. Solo con la conquista dello spazio cosmico l'esperienza della vita intelligente, rappresentata dall'uomo, si potrà salvare dall'estinzione. Qualcuno è spaventato dall'energia nucleare? Qualcuno vuole, egoisticamente, evitare i rischi della scienza e dell'avventura umana? Vuole spingere all'estremo il controllo delle nascite per un guscio ecologico, piccolo e bello? Li finirà per prevalere la stanchezza e la vecchiaia. E infine la morte per consunzione o per un cataclisma.
Provo a spiegarmi meglio. Il dato inconfutabile è che la storia geologica ha conosciuto una serie di eventi catastrofici, che senz'altro si ripeteranno in futuro, ai quali l'umanità non potrebbe sopravvivere. A meno che non si proceda nella strada di una tecnologia "pesante", energivora, in grado di, evitare o fronteggiare immani cataclismi. Oppure di sfuggire al destino della terra e della  sua biosfera colonizzando lo spazio con stazioni grandi come metropoli. Stazioni in grado di ricavare risorse dai meteoriti e da altri oggetti cosmici ricchi di acqua e di minerali.  L'energia necessaria sarebbe quella dell'evoluzione della tecnica nucleare, fino alla fusione e oltre. Questa è la prima ipotesi, aperta al "diritto alla vita" tanto caro al popolo dei cristiani.
La seconda strada è quella della preponderanza della tecnologia "leggera", fondata non sul fare ma sul comunicare, alimentata dalle risorse rinnovabili e basata sul risparmio. Ovviamente in questo caso occorrerà fare i conti con i limiti del pianeta e quindi imboccare decisamente la strada del controllo delle nascite, con l'obiettivo della riduzione della popolazione.
Certo, le tecnologie leggere sono fondamentali e comunicare è un tratto essenziale della nostra civiltà. Esse sono una condizione necessaria, ma non sufficiente! Un'umanità che percorresse esclusivamente questa seconda strada, non potrebbe sfuggire a un cataclisma planetario di tipo geologico o all'impatto di un corpo estraneo col pianeta. Ma supponendo che l'evento catastrofico tardasse centomila o un milione di anni, e quindi ci potrebbe essere tanto tempo per riflettere su soluzioni oggi impensabili, l'umanità dovrebbe affrontare la sfida dell'invecchiamento della popolazione. Non oso pensare agli scenari di un mondo di vecchi, con la vita che si allunga sempre di più, dove un bambino è visto come una iattura. Sarebbe la morte per consunzione perché l'uomo smetterebbe di desiderare, di giocare, di inventare, di amare.
Ho iniziato ad arrovellarmi su questo tema per la grande considerazione che ho per il pensiero cristiano, da ateo quale sono. Mi sono andato via via convincendo che la difesa ad oltranza della vita, anche quando potrebbe apparire insensata, nasconde una forza ancestrale che si oppone a coloro che si vogliono chiudere nel guscio. E raccoglie seguaci soprattutto in occidente. Daniele Leoni
Foto: 1) Il tramonto della Terra.  2) L'uomo creatore secondo L'Economist.

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