domenica 30 dicembre 2012

Quello spot rumoroso su Il Foglio online.

Il Direttore de Il Foglio Giuliano Ferrara
Una decina di giorni fa ho avuto una sconcertante sorpresa leggendo il mio quotidiano online preferito: IlFoglio.it. Quel riquadro, in alto a destra, destinato, da sempre, a una inserzione pubblicitaria discreta, è diventato improvvisamente rumoroso. Colpa di uno spot della Banca Mediolanum che si anima, con audio fastidioso e invasivo, ad intervalli regolari e al caricamento di ogni nuova pagina. Mi piace Il Foglio di Giuliano Ferrara, a cui sono abbonato nella versione online. Mi piace come scrive e ragiona il gruppo variegato di giornalisti, i “foglianti”, che da vita al quotidiano. Di Giuliano Ferrara apprezzo l’acume, l’equilibrio e l’assenza di settarismo. Più che le opinioni, che possono essere condivise o meno, oppure condivise in parte, è lo stile pacato che affascina, anche quando gli argomenti sono spinosi e contro corrente. Acume ed equilibrio che hanno ispirato anche lo stile e le scelte editoriali online de Ilfoglio.it. La scelta di riservare agli abbonati alcuni articoli, che però diventano disponibili a tutti dopo un certo periodo di tempo, è validissima come è azzeccata la soluzione del testo standard, trasferibile, col copia e incolla, senza particolari problemi. Questo favorisce la cassa di risonanza, ad opera dei lettori, nei social network che diventano un ulteriore strumento di visibilità. Ma torniamo alla pubblicità rumorosa. Ho scritto immediatamente al servizio online. Mi ha risposto il Direttore Michele Buracchio condividendo le mie rimostranze ma mi ha fatto presente che l’advertising su ilfoglio.it è gestito da una società esterna. Ho aspettato alcuni giorni tenendo spenta la finestra incriminata nel browser, un po’ interdetto per via dell’abbonamento. Ho riscritto a Michele Buracchio ma ancora non mi ha risposto, non potendomi accontentare. Sono corso ai ripari caricando un’estensione al mio browser Mozilla Firefox che si chiama AdBlock Plus. E’ un’applicazione molto furba che intercetta le inserzioni pubblicitarie e le elimina. Si aggiorna automaticamente come un antivirus e contiene filtri personalizzabili. L’autore dell’applicazione è Wladimir Palant che la distribuisce gratuitamente. Nel sito c’è la possibilità di fare una donazione. Io ho donato cinque dollari dopo averne verificato il funzionamento. Da quel momento tutta la pubblicità online è magicamente scomparsa, anche quella non fastidiosa. A dir la verità l’applicazione da anche la possibilità di escludere solo quello che da fastidio ma è più facile escludere tutto, col vantaggio che le pagine sono più pulite e si consultano meglio. Sono tornato al sito del prodotto e ho capito che è una cosa seria: 13 milioni di download effettuati e tre milioni di utilizzatori quotidiani. E’ di pubblico dominio con i sorgenti disponibili, si adegua ai nuovi scenari. C’è un blog dedicato allo sviluppo, agli utenti e una gran quantità di documentazione. Tutto lascia presagire una crescita fiorente di questa nuova attività, parallelamente all’editoria online. Ho cominciato a pensare all’evoluzione del mondo della pubblicità in rete. E’ vero quello che mi ha scritto Michele Burracchio: oggi sono società terze che gestiscono le inserzioni . I proprietari dei siti tendono ad affidare a queste società tutto il pacchetto ottenendone un ritorno economico proporzionale al numero di caricamenti delle pagine e al numero di click sull’inserzione per saltare alla pagina del prodotto reclamizzato. Se la pubblicità è invasiva tenderà ad essere eliminata oppure provocherà una disaffezione dell’utente alla pagina che la ospita. Il primo caso danneggia l’inserzionista e il secondo danneggia anche il proprietario del sito. Se invece la pubblicità fosse gestita direttamente dall’editore, nel nostro caso da ilfoglio.it, allora non sarebbe distinguibile dagli articoli e dalle foto di redazione e non potrebbe essere eliminata così facilmente. D’altra parte la gestione diretta garantirebbe il controllo istantaneo delle reazioni del pubblico e consentirebbe di correggere il tiro istantaneamente, se necessario. Mi vengono in mente le discussioni della fine degli anni 90, quando la mia azienda gestiva le vendite online dei biglietti per i teatri. A scanso di equivoci noi scegliemmo di non mettere pubblicità. Però valutammo anche, in accordo col Teatro, di sperimentare inserzioni molto discrete, affini ai gusti del pubblico. Quando lo provammo registrammo immediatamente una brusca riduzione nei flussi di vendita. Non perché infastidisse ma forse perché aumentava la quantità i informazioni, distraendo il cliente, il cui fine era l’acquisto online e il pagamento contestuale. Nel frattempo ricevevo pressioni inaudite e offerte stratosferiche per affidare a società di marketing la gestione della pubblicità nei nostri siti. Se avessi ceduto avrei fatto fallire la mia azienda e quel fatturato di svariati miliardi di lire online me lo sarei sognato. Oggi l’editoria online è a un bivio e credo che la gestione diretta della pubblicità sia indispensabile per garantirne la crescita, perché solo l’editore può avere quella sensibilità e quella reattività in grado di eliminare gli errori. A proposito di errori, leggo nel regolamento dell’offerta WebSystem, che fornisce il servizio advertising a Ilfoglio.it: “L'audio se presente deve essere off di default ed attivabile dall'utente …” Lo spot di Banca Mediolanum ha l’audio on, si può disattivare, ma dopo cinque minuti riparte con l’audio a tutto volume. 121230 Daniele Leoni

Oggi, 31 Dicembre, sette giorni dopo il mio primo messaggio, lo spot rumoroso è stato tolto! Ringrazio di cuore i miei amici foglianti e auguro a tutti un felice 2013!

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