domenica 10 novembre 2013

Segnali di fumo

Una torre del telegrafo Chappe
La bella fotografa lasciò la bambola e la foto sul sedile della macchina. Era il messaggio cifrato per chiedere ad Adriano un appuntamento segreto. Il luogo era quello della foto, in campagna dove lei cadde col paracadute e fu aiutata a fuggire dai nazisti. Solo Adriano poteva associare la bambola, comprata in una bancarella a Pozzuoli, dove sarebbe sorto il nuovo stabilimento Olivetti, con la persona e il luogo dell’incontro. Nessun biglietto. Scrivere qualsiasi cosa sarebbe stato pericoloso. “Le ho chiesto di venire qui perché, qui, nessuno ci può ascoltare. Lei è una grande persona e questo non era previsto. Deve stare molto attento: gliela faranno pagare. Interverranno pesantemente contro la Olivetti, sia a livello politico che economico ...” E’ una delle drammatiche scene finali della fiction televisiva su Adriano Olivetti che, di li a poco, sarebbe morto per un malore, in treno, diretto a Losanna. Una tragica coincidenza o l’effetto di un veleno fatale che non lascia tracce? Ho già scritto che le vicende legate alla spia dei servizi americani sono pura fantasia. Sono una licenza poetica che però sostiene tutta la storia e rende bene l’idea di quale fosse il clima, nell’Italia del boom economico e in piena guerra fredda. Ci fa anche capire che lo spionaggio e le intercettazioni non sono una novità ma hanno sempre unito, in ogni epoca, le tecnologie più sofisticate, l’ingegno e la perfidia. Hanno anche ispirato i romanzi e dei romanzi sono stati il contrappunto. Mi ricordo Il conte di Montecristo, di Alexandre Dumas, dove il protagonista corrompe un operatore del telegrafo ottico Chappe per fargli trasmettere un messaggio falso. La notizia fasulla informava che Don Carlo era fuggito da Bourges ed era rientrato in Spagna. La fuga avrebbe fatto crollare il valore dei titoli del prestito spagnolo. Il finanziere Danglars, nemico di Edmond Dantes, vendette sottocosto tutti i titoli in suo possesso. Il giorno dopo i giornali scrissero che, per colpa della nebbia, un segnale telegrafico era stato frainteso così da diffondere la falsa notizia. I titoli ritornarono subito al loro prezzo ma Danglars perse più di un milione di franchi. La vicenda narrata da Dumas è del 1838. In quegli anni, dall’altra parte dell’oceano, Samuel Morse inventava il telegrafo elettrico che, in pochi anni, avrebbe mandato in pensione migliaia di operatori Chappe, ognuno con la sua torre. E resa inutile la loro singolare abilità di leggere le aste snodate che danzavano tutto il giorno su una torre lontana, di replicarne forma e configurazione in favore dell’operatore della torre successiva. La danza delle aste snodate conteneva messaggi in codice il cui significato non era noto agli operatori lungo la linea, ma solo agli addetti della stazione ricevente e trasmittente distanti centinaia di chilometri. Erano perlopiù comandi militari che trasmettevano informazioni al quartier generale e ricevevano ordini con codifiche che variavano frequentemente per adattarsi al mutare delle esigenze e per ragioni di sicurezza. Il telegrafo ottico nacque in Francia alle fine del 1700 ed ebbe una notevole diffusione in Europa per merito di Napoleone Bonaparte. Contribuì a far crescere la cultura dei messaggi teletrasmessi e della loro codifica su cui si innesto facilmente il più sicuro telegrafo elettrico che si diffuse a partire dal 1850.
Elea 9000 Olivetti in una foto del 1960. Fu il primo al mondo a semiconduttori.
Con il 1900 arrivò la radio e la telegrafia senza fili e, dopo un altro mezzo secolo, il primo calcolatore elettronico. Gli antenati della corsa alla digitalizzazione e alla tele-trasmissione di volumi sempre più consistenti di dati sono i segnali di fumo degli indiani d’America e i tam-tam africani. Come per i segnali di fumo, la caratteristica dei dati digitali è quella di essere visibile o udibile da tutti. Il telegrafo ottico poteva essere osservato da chiunque. Le trasmissioni del telegrafo elettrico e del telefono dovevano essere duplicate, amplificate, smistate, quindi facilmente intercettate. Idem per le trasmissioni radio e televisive. I pacchetti di bit della rete internet e dell’universo odierno delle telecomunicazioni hanno la stessa caratteristica. Ciò che li rende non immediatamente intellegibili da chiunque è la loro codifica.
Il monitor a pulsanti di Olivetti Elea 9003
Ma un codice, per quanto furbo possa essere, è sempre una sequenza di combinazioni logiche svelabile con una serie di tentativi: dipende dal tempo e dalla velocità di calcolo. L’unico modo per proteggere la comunicazione fra due o più punti è condividere una sequenza di chiavi che cambino, in modo sincrono, per esempio ogni secondo. Così non si da il tempo agli spioni di decodificare il segnale. I comandi militari e i servizi segreti, lo fanno. Anche il Presidente degli Stati Uniti, a cui è stato aggiornato, di recente, il BlackBerry. Ma per noi, comuni mortali, è troppo complesso oltre che costoso. Ci dobbiamo rassegnare alla possibilità di essere permanentemente sotto osservazione e a tenere un comportamento conseguente. Ci deve consolare che nessuno è interessato a quello che facciamo nella vita di tutti i giorni, escluse le nostre preferenze che orienteranno le offerte commerciali. A meno che non commettiamo dei reati. Se però dobbiamo condividere un gran segreto o abbiamo fatto una scoperta straordinaria di eccezionale valore, dobbiamo parlarne solo a quattr’occhi, non al telefono. E nemmeno mandare un’email. Se è un segreto può rimanere tale. Se invece è un’idea commerciale o un trovato tecnologico tuteliamoci in fretta con un brevetto e facciamo presto a metterlo in pratica. Anche in questo caso il tempo è determinante come la nostra capacità di elaborazione e di realizzazione. 131110 Daniele Leoni

Pubblicato anche da: Il Calcestruzzo

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