domenica 6 ottobre 2013

Nobel per la Pace a Lampedusa: un progetto di nuovo attuale.

Alla fine di febbraio 2011, quando Lampedusa venne invasa dai profughi della guerra in Libia e i residenti si fecero in quattro per accogliere una folla di disperati, feci un gruppo su Facebook che candidava l’isola al Nobel per la Pace. Lo feci una settimana prima che Silvio Berlusconi, che allora era Presidente del Consiglio, proponesse Lampedusa, oltre che per il Nobel, anche per una moratoria fiscale perché diventasse zona franca, laboratorio di turismo d’elite, ospitasse un casinò e un campo da golf. A dir la verità la mia proposta immaginava, a Lampedusa, un altro tipo di laboratorio. Siccome ho sempre considerato l’Italia un ponte commerciale e tecnologico verso l’Africa, scrissi nelle finalità: “Mi piacerebbe che i lampedusani e i siciliani venissero coinvolti in quello che potrebbe sembrate solo un sogno. Impianti di dissalazione che pompano milioni di metri cubi d’acqua; il deserto che si trasforma in giardino. Nuove città costruite dai migranti, pronte ad accoglierne ancora e ancora. Industrie, università, e il piccolo popolo di Libia e il giovane popolo di Tunisia che crescono e diventano potenze economiche indipendenti.” Dopo il discorso del Presidente del Consiglio aggiunsi: “Un uccellino mi ha dice che Silvio Berlusconi proporrà di diventare il loro grande alleato e socio. Socio alla pari. Nobel per la pace, turismo e business: questa è la ricetta per Lampedusa. Business e ancora Business è la ricetta per il nord Africa. Anche per la Sicilia che vuole sconfiggere la Mafia”. Arrivarono alcune centinaia di adesioni, alcune molto prestigiose. Però non riuscii ad arginare il turpiloquio, gli insulti e chi si metteva in mostra. Nei post nessuno menzionava più il premio Nobel. Qualcuno fece un secondo gruppo per chiedere il Nobel. Era solo propaganda politica ma raggiunse immediatamente alcune migliaia di aderenti. Poi tutto fu fatto cadere. Allora lasciai perdere. Oggi la tragedia con centinaia di morti. Il tema è tornato di grande attualità. Ho visto che il mio gruppo esiste ancora. L’ho ripulito nella veste grafica e ho lasciato pressoché invariati i contenuti. Mi permetto di insistere sul concetto di laboratorio tecnologico e commerciale perché la soluzione per arginare l’immigrazione è quella di creare le alternative laddove le crisi si verificano. Allora a Lampedusa, invece di fare un avamposto turistico per super ricchi con golf e casinò, proviamo a realizzare un polo universitario, un incubatoio industriale, un centro per la sperimentazione in grado di seminare in Africa gli embrioni, i nuclei di sviluppo industriale e residenziale. Per accogliere i giovani in fuga dagli opposti fondamentalismi e dalle guerre. Diamoci l’obiettivo di bilanciare le spese militari, necessario deterrente della barbarie delle oligarchie e delle teocrazie africane, con eguali spese per questi nuclei che potrebbero diventare città, industrie, fattorie e attirare, a loro volta, altri giovani. Salviamoli a casa loro, titola La Padania. Una volta tanto la lega ha ragione, almeno nelle enunciazioni. Perché fra i respingimenti della Bossi-Fini e l’allargamento del diritto d’asilo c’è una terza strada, un po’ più complessa, ma credibile e forse risolutiva. 131006 Daniele Leoni

E' in corso la raccolta delle firme a sostegno della Petizione per il Nobel per la Pace 2013 a Lampedusa diretta al Comitato Norvegese per il Nobel che assegnerà il premio il prossimo 11 ottobre. L’iniziativa è di Serena Uberti tramite change.org.
Il link per firmare è http://chn.ge/1f9ZJDJ

Il gruppo Facebook è “Nobel per la pace a Lampedusa” è all’indirizzo: https://www.facebook.com/groups/nobel.pace.lampedusa/

Pubblicato anche sull'Avanti! all'indirizzo: http://www.avantionline.it/2013/10/nobel-per-la-pace-a-lampedusa-e-non-solo/#.UlZmlRDInby

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