venerdì 18 novembre 2011

Andrea Riccardi, che voleva Charta ai Musei Vaticani!

Il Ministro Andrea Riccardi
Della compagine del Governo di Mario Monti, ho avuto l’opportunità di conoscere, di persona, il Ministro Andrea Riccardi. Lo incontrai verso la fine degli anni 90 quando presentai l’offerta per la nuova biglietteria ai Musei Vaticani. Era un’offerta ambiziosa. Mi proponevo di risolvere in modo brillante il problema dell’accesso ai Musei in occasione del Giubileo del 2000 e, dopo cotanto collaudo, di candidarmi alla risoluzione dell’analogo problema laddove si dovesse gestire, nel mondo,  un flusso consistente di visitatori paganti in occasione di grandi eventi. Andrea Riccardi era il responsabile amministrativo dei Musei Vaticani e direttore reggente era Francesco Buranelli. Facemmo un certo numero di riunioni in una stanza del Vaticano, a lato di Piazza San Pietro. Ad un certo punto, la trattativa divenne serrata ed ebbi proprio la sensazione di aver convinto i miei interlocutori.
Non ero l’unico a fare l’offerta. Ero però l’unico ad offrire una soluzione a pagamento. Tutti gli altri avevano  l’obiettivo di fregiarsi del titolo di fornitori della biglietteria del Musei Vaticani e di utilizzare questa prerogativa a fini pubblicitari. Io invece, che di mestiere facevo sistemi di vendita di biglietti, dovevo farmi pagare per forza. Andrea Riccardi era un mio sostenitore e mi accorsi che era proprio il mio Ticket Teller che l’aveva convinto. Vi spiego brevemente di che cosa si trattava.
L’acquisto dei biglietti doveva avvenire a livello globale, con sistemi multicanale. Tramite punti di vendita convenzionati, agenzie di viaggio, l’organizzazione planetaria della Chiesa Cattolica e la neonata Internet, di cui avevo già collaudato, con successo, l’efficienza e le potenzialità alla Scala di Milano. Ognuno di questi punti o sistemi di vendita doveva assegnare un identificatore univoco, leggibile tramite un codice a barre o il corrispettivo numerico. L’identificatore avrebbe riscontrato anche l’avvenuto pagamento ed era sufficiente per riconoscere la carta utilizzata per il pagamento online. All’ingresso dei Musei Vaticani dovevano essere collocati tanti Ticket Teller, in numero ridondante. Non sarebbe stato un problema il numero, perché i componenti erano poco costosi: un collegamento in rete al server, un lettore di bar-code, una stampante a trasferimento termico del cartoncino definitivo, quello per il controllo accessi. Ipotizzai che almeno il 95% dei possessori del biglietto d’ingresso, comunque acquistato, potessero essere serviti dal Ticket Teller ottenendo un cartoncino definivo, emesso automaticamente, per essere letto dalla barriera del controllo accessi. Il restante 5%, che si supponeva avrebbe avuto dei problemi di lettura automatica, sarebbe stato servito dagli sportelli con operatore che, in ultima analisi, avrebbero verificato l’acquisto, l’identità dell’acquirente tramite i documenti e avrebbe emesso un cartoncino valido per il controllo accessi. Risultato: il flusso alle barriere di controllo accessi, dotate di lettori e porte automatiche, sarebbe stato eccezionalmente fluido, senza intoppi, perché tutte le incongruenze sarebbero state risolte prima dai Ticket Teller e dagli sportelli con operatore!
Non so cosa capitò ma, nonostante tutti i pareri favorevoli, la mia offerta  non venne accolta. Che peccato per i Musei Vaticani, che dovettero proseguire con una lunga stagione di inefficienza. Che peccato per me, che mancai l’occasione di conquistare il mercato mondiale del ticketing museale. Che peccato anche per l’Italia che avrebbe potuto replicare il miracolo dei telepass autostradali: un made in italy diffuso in tutto il mondo! Pochi anni dopo Banca Intesa guidata, da Corrado Passera, mi impose di cedere alla banca le ultime quote della mia ex società: Charta. Lo fece pagandomi 600 mila euro, solo il 50% del residuo concordato, ottenuto  grazie alla mediazione dell’Avvocato Professor Paolucci di Bologna. Lo fece, Corrado Passera,  consegnandomi definitivamente alla barbarie bagnacavallese che mi avrebbe spellato vivo. Perché qui, nella Romagna rossa, gli imprenditori creativi fanno una brutta fine. A Bologna è già diverso, per non parlare di Rimini, patria della mia adolescenza e dell'amico Andrea Riccardi.