domenica 27 aprile 2014

Rosetta incontra la cometa

La sala di controllo ESA durante il risveglio di Rosetta
Cameri, provincia di Novara: “Dal 1° agosto 2013, il ramo d'azienda di Avio S.p.A. relativo alla progettazione, sviluppo e realizzazione di trasmissioni comando accessori e di potenza, turbine di bassa pressione, combustori, post-combustori, sottosistemi e attività di MRO e CRO per motori aeronautici, in ambito civile e militare, è stato ceduto a Nuovo Pignone Holding S.p.A. (Gruppo General Electric) e costituisce oggi parte integrante delle attività di GE Aviation.” Congratulazioni! - Avevo imprecato, appresa la notizia. - Un altro pezzo dell’Italia che progetta e costruisce si è trasferito in America. Poi, riflettendo meglio, ho pensato che nel nostro mondo globalizzato ha poca importanza che i proprietari delle imprese siano italiani o americani. L’importante che i nuovi proprietari continuino a servirsi di noi creativi con storia millenaria. Anzi, avremo più facilità nel condividere con il resto del mondo le nostre competenze conquistandolo alla nostra causa.
Uno dei nostri caccia F35
Il ramo d’azienda ceduto è proprio quello che fa i motori dei caccia F35. Utilizza la tecnica di stampa tridimensionale (additive manufacturing). Una tecnica che consente di realizzare componenti di estrema precisione con tecnologia Ebm (Electron beam melting) di cui Avio Aero è una delle realtà industriali più avanzate. Hanno tolleranze tra i 50 e 180 micron e utilizzano una miscela di titanio e alluminio (il nome tecnico è “Allumiuro di titanio, TiAl”) che non sarebbe trattabile per fusione. Il risultato sono lame di metallo in un blocco unico, senza microsaldature o fusioni, che pesano la metà di quelle tradizionali, resistono a temperature più elevate, concorrendo alla realizzazione di motori d’aereo che consumano meno e hanno minori emissioni. Insomma, un punto d’eccellenza proprio nell’ambito tradizionale italiano della meccanica di precisione, dei materiali e dell’aeronautica. Riflettendo meglio, ho pensato che, se i proprietari sono americani, non vi saranno ritorsioni a seguito della riluttanza del Governo Italiano a rispettare gli accordi internazionali sullo sviluppo del caccia F35 e, a Novara, potrà continuare comunque la produzione e la ricerca.
Produzione e ricerca per la guerra! Non ne abbiamo bisogno dei caccia e non vogliamo partecipare alla loro fabbricazione – protestano i pacifisti.
La verità però è esattamente opposta perché gli armamenti sofisticati agiscono come una forza di controllo e di dissuasione. Le grandi stragi con milioni di morti sono il risultato della brutalità e della primitiva ignoranza. Pensiamo solo al genocidio africano del Ruanda di vent’anni fa: in cento giorni furono uccise un milione di persone a fucilate, colpi di machete e bastoni chiodati. Nell’ultimo decennio, sempre in Africa centrale, le vittime dirette o indirette della seconda guerra del Congo si sono contate a milioni. Vogliamo fare un raffronto? Le vittime del conflitto fa Israele e i palestinesi, che dura ininterrottamente da oltre sessant’anni, non sono più di ventimila. I numeri ci dicono che l’arretratezza e l’ignoranza spingono alla cieca brutalità mentre, con armamenti sofisticati, almeno si riescono ad evitare le carneficine. La NATO deve fare i conti con le democrazie occidentali e non può comportarsi come i fondamentalisti, i dittatori, i trafficanti di droga e di schiavi. Purtroppo la NATO deve fare i conti con i trafficanti di materie prime e gli spregiudicati dell’economia finanziaria che prospera col dissesto. In conclusione rimane la forza di dissuasione e la caratteristica “chirurgica” delle armi più sofisticate.
L'antroplogo Steven Pinker
Negli ultimi cinquant’anni il risultato è quello descritto da Steven Pincker nel suo “Il declino della violenza” che evidenzia la riduzione di vari ordini di grandezza delle vittime della guerra rispetto alle epoche precedenti, nonostante gli eventi africani. L’incremento della popolazione mondiale è stata la conseguenza. Non solo l’incremento numerico fino a oltre sette miliardi ma anche l’aumento della capacità di comunicare, di progettare, di costruire con una enorme crescita delle possibilità. Non è aumentata solo la popolazione, la capacità di produrre per il suo sostentamento e di progettare per il futuro dove la una nazione deve per forza collaborare col resto del mondo ma anche la conoscenza del nostro mondo e dell’universo che ci circonda. Un futuro a cui occorre la storia millenaria dell’Italia che ha disegnato quello spirito avventuroso impresso nel nostro DNA; un futuro a cui occorrono gli italiani con i loro inventori e le loro macchine, quelle che a Cameri fabbricano i motori dei caccia F35. Sean Coughlan, in un lungo articolo, pubblicato due giorni fa, che si può leggere nel giornale online BBC News, racconta come il genere umano potrebbe correre verso l’estinzione non a causa dell’effetto serra o di una guerra nucleare, ma per la propria incapacità di governare l’enorme complessità che ha generato negli ultimi vent’anni. Contemporaneamente Andrew Snyder-Beattie scrive su Physorg un documentato articolo intitolato “Habitable exoplanets are bad news for humanity (I pianeti esterni abitabili sono una brutta notizia per noi)”, a commento della scoperta del pianeta Kepler-186f, distante da noi 492 anni luce, in orbita attorno ad una nana rossa nella Costellazione del Cigno. La ragione della brutta notizia è che, siccome Kepler-186f sembrerebbe abitabile come verosimilmente miliardi di pianeti nella nostra galassia, non aver ancora incontrato una civiltà extraterrestre si spiega col fatto che l’intelligenza e la civiltà sono destinate ad estinguersi prima di raggiungere la possibilità di attraversare gli spazi interstellari. Io non sono così pessimista e preferisco l’esplorazione fatta di tecnologie, di sfide e di grande capacità progettuale. Sono molto grato alla nostra Agenzia Spaziale e alla ESA europea per lo spettacolo della missione Rosetta, la sonda che dopo un viaggio di dieci anni si prepara ad agganciare, nel prossimo mese di maggio, la cometa 67P/Churyumov–Gerasimenko. Risvegliata dopo sette anni di rimbalzi fra la Terra e Marte per innescare l’effetto fionda, tre anni di ibernazione lontano nel sistema solare, piena di tecnologia italiana, si accinge ad una delle avventure più affascinanti dell'esplorazione spaziale. Così abbiamo bisogno di partecipare, con le nostre forze armate, al pattugliamento dei cieli per castigare i matti e guerrafondai, in collaborazione con uomini e donne del mondo di buon senso e di buona volontà. Ne abbiamo bisogno per essere liberi di esplorare il cosmo profondo per spiegare i misteri della vita e fornire all’umanità speranze per il futuro.
140426 Daniele Leoni