Politica

Il filo spezzato può e deve riannodarsi

pubblicato da Daniele Leoni il giorno martedì 24 agosto 2010
L'Unione Sovietica si arrese pacificamente, nel '91, senza sparare un colpo di fucile. Il comunismo finì perché mancò l'obiettivo, dimostrando che quella utopia era impossibile. Io non sono comunista e non credo in Dio. Secondo me il popolo dei comunisti è come il popolo dei devoti alla Chiesa. Bestemmiare Dio offende il popolo dei devoti come criminalizzare i comunisti offende tanta brava gente che ha la sola colpa di aver creduto e di credere ancora in un'utopia. "Ma i comunisti hanno fatto milioni di morti!"
Palmiro Togliatti
I milioni di morti li hanno fatti tutti: cristiani, musulmani, americani (90 milioni di indios sterminati), francesi (due milioni di morti nel corso della rivoluzione), africani, che per ogni scontro tribale fanno un'ecatombe.
Nel corso della storia, i guerrafondai di tutti i paesi e ideologie, sistematicamente hanno mandato al massacro i loro ragazzi! Il problema è che, d'ora in avanti, di morti non ne dobbiamo fare più. E non è facile! Per esempio la Cina: galoppa verso il capitalismo (dopo aver fatto milioni di morti) anche se, formalmente, è ancora comunista. I cinesi oggi sono più bravi di noi. Stanno coniugando il futuro con la loro civiltà più antica. Nessuno si sogna di criminalizzare i cinesi perché i ritmi del loro sviluppo industriale sono frenetici. Il livello di scolarità in Cina è altissimo. L'università è meritocratica e selettiva e la ricerca è strettamente legata al mondo produttivo. In più il Governo cinese deve garantire la convivenza pacifica e la felicità di un miliardo e trecentomila persone. Faticosamente ci stanno riuscendo e io faccio il tifo per loro!
Felice Ippolito
Ma veniamo all'Italia. Questo clima politico di scontro all'ultimo sangue non mi piace. E' pericoloso! Diciamo la verità. La sinistra (che di comunista non ha più niente) si è fatta strumentalizzare da alcune lobby internazionali che vogliono l'Italia asservita ai loro interessi. All'inizio erano i petrolieri ma ora si sono allargati a svariate categorie di interessi, spesso criminali.
Nel dopoguerra Togliatti aveva capito bene la manovra per marginalizzare l'Italia. Allora, d'accodo con De Gasperi, aveva puntato tutto su un sistema industriale indipendente e propulsivo nell'ambito di una collocazione geografica, ma non solo, in equilibrio fra i due blocchi. Enrico Mattei e Felice Ippolito erano il braccio operativo di quella strategia. Guarda caso un democristiano e un comunista. Il primo fu ammazzato, il secondo incriminato e sbattuto in galera da giudici pilotati. I sicari di Mattei e i giudici che decretarono la morte civile di Ippolito erano teste vuote. Nessuna ideologia, solo sicari. La scomparsa di Togliatti, nel 1964, tolse di mezzo il terzo incomodo e risparmiò la fatica a chi aveva già deciso di assassinarlo.
Dopo fu il declino: niente petrolchimica avanzata, smantellamento della fiorente industria nucleare, completo asservimento all'estero per le risorse energetiche e le materie prime. Scomparso Mattei, un'intera generazione di manager, cresciuti alla sua scuola, venne fatta fuori. I grandi cantieri italiani nei paesi in via di sviluppo divennero sempre più rari perché, secondo lor signori, dovevamo limitarci alla moda, al design, alla musica, al vino, al latte e agli spaghetti con la pummarola. "Le ricerche minerarie? Le gallerie? Le dighe?" Con molta moderazione! "I Ponti?" Purché non siano troppo lunghi! "Le centrali nucleari?" Quelle assolutamente no!
Bettino Craxi, a partire dal 1983, fece il primo tentativo di rompere questa sudditanza italiana. E' degna di nota la sua contrarietà alla cessione della SME a De Benedetti. La SME era in forte attivo ed era il gioiello dell'IRI ma Romano Prodi, allora presidente dell'Iri, la voleva vendere ritenendola non strategica. La parentesi craxiana finì nel 1987, per aver troppo osato. L'8 Novembre 1987 il referendum fece uscire di scena l'industria italiana dal comparto nucleare. Quattro anni dopo moriva il comunismo. L'Unione Sovietica fu sciolta formalmente, il 26 dicembre 1991. In Italia il PCI venne sciolto il 3 Febbraio, undici mesi prima.
In febbraio 1992 partì "mani pulite" con l'intento di distruggere i partiti che avevano governato fino a quel momento (DC e PSI), per consegnare la guida del paese a un gruppo di potere senza ideali e senza spina dorsale. Quel gruppo di potere, costituito da "molto furbi" e da servi sciocchi, era pilotato dalle lobby di cui sopra. Gli obiettivi erano eliminare ogni germoglio di eccellenza in settori strategici ed evitare, nel modo più assoluto, che l'Italia fosse un competitor nei cantieri delle grandi opere in giro per il mondo. Non doveva essere un competitor soprattutto nel settore minerario, dove Mattei si era dimostrato particolarmente abile. Anche Felice Ippolito, ingegnere minerario, intravedeva nello sviluppo del nucleare in Italia, una leva per fare, con i giacimenti di Uranio, quello che Mattei aveva fatto col petrolio. In definitiva, i burattinai internazionali dei vari Scalfari, Di Pietro, Occhetto ecc. volevano eliminare l'Italia dal business della "cooperazione internazionale allo sviluppo" dei paesi emergenti, dell'Africa in particolare. Deve far riflettere che, fra le vittime suicide di "mani pulite" vi siano stati anche Gabriele Cagliari e Raul Gardini, colpevoli di voler rilanciare il comparto chimico con una iniziativa strategica. Enimont poteva creare un'offerta appetibile per i paesi produttori di petrolio ...!
Enrico Mattei e il presidente Nasser
Ma perché questo accanimento contro l'Italia? O non è solo l'Italia? Non mi sembra che il Giappone, per esempio, nonostante la sua vocazione tecnologia, sia molto presente nell'industria mineraria in giro per il mondo. Ma ci sono alcuni motivi: l'Italia è un ponte naturale fra il medio oriente, l'Africa e l'Europa. Gli italiani sono un popolo di garibaldini, anarchici, poco affidabili. Fra quelle teste matte degli italiani, spesso spunta qualche genio che è capace di rovesciare il tavolo da gioco.
Alle elezioni politiche del 94, la "gioiosa macchina da guerra" di Occhetto e soprattutto i manovratori dietro le quinte, si trovarono battuti dall'imprevedibile Silvio Berlusconi e da Forza Italia. Ci sono voluti quattordici anni per una maggioranza sufficientemente ampia e coesa. Sono state necessarie fasi di alternanza, tanto che il bipolarismo, dopo il 94, si è andato consolidando naturalmente.
L'ultimo Governo Prodi, sciolto anticipatamente dopo due anni, ha dimostrato la totale incapacità della sinistra italiana di legare lo sviluppo economico alla ricerca, allo stato sociale e alla tutela dell'ambiente. Nei vari blog in rete, nei commenti dei sostenitori della sinistra, si nota l'assenza di cultura industriale e una superbia infinita. In rete prorompe uno tsunami di no. No alle centrali nucleari, no alle centrali carbone, no agli inceneritori di rifiuti, no agli impianti di gassificazione, no all'alta velocità, no al ponte di Messina. Un assurdo ostruzionismo, cieco e irragionevole, viene opposto a qualsiasi idea di intervento strategico nell'industria, in edilizia, nelle infrastrutture. L'unico si è per internet, che viene vista come uno strumento per dare voce ai tanti che non dispongono dei giornali e delle televisioni. Internet pilotata per l'ostruzionismo nel Paese, oltre che in parlamento. Ma Internet è uno strumento neutrale che amplifica tutto, anche la stupidità! Sono rari gli interventi che sottolineano l'enorme potenza di Internet per imparare. Non ho notato battaglie degli studenti per l'accessibilità, in rete dei libri di testo. Non esiste un movimento per pubblicare, online, il contenuto delle nostre biblioteche, dei nostri musei! Eppure, nel silenzio assordante della sinistra, le iniziative per arricchire internet di questi contenuti prendono piede. Si concretizzano col modesto lavoro della "maggioranza silenziosa". La banda larga ci da nuove possibilità di tutoraggio e di lezioni interattive online. Fra poco, nella scuola pubblica, nessuno avrà più bisogno di analfabeti di ritorno e di fannulloni in cattedra. Così assisteremo presto alla protesta contro Internet, perche toglie posti di lavoro agli insegnanti.
L'accordo con Google del ministro Bondi per digitalizzare 1 milione di libri è un bel segnale. È il primo accordo in assoluto fra il motore di ricerca Google e un governo nazionale per la digitalizzazione di opere di pubblico dominio. E' un buon inizio! Così come la decisione di partire con i cantieri di nuove centrali nucleari. Così come la prima pietra del ponte di Messina. Così come il termovalorizzatore di Acerra, presidiato dai militari. Così come le palazzine antisismiche dell'Aquila costruite e consegnate in sei mesi. Quante gare potranno vincere, all'estero, le nostre imprese utilizzando il know-how acquisito in questo modo? E quanti nuovi posti di lavoro per la gioventù studiosa e per i bravi operai che preferiscono farsi onore in officina piuttosto che urlare in piazza.
Potremmo veramente riannodare il filo spezzato, quasi cinquant'anni fa, con la persecuzione di Ippolito, l'omicidio di Mattei e, lasciatemelo dire, con la prematura scomparsa di Togliatti. Il centro-destra potrebbe riscuotere la simpatia di tanti vecchi comunisti che hanno la libertà nel cuore e non capiscono l'inconcludenza e l'odio di questa sinistra radical chic. Loro sanno, i vecchi comunisti, che il lavoro si crea con l'ingegno. Il lavoro si mantiene con intelligenza, tenacia, pazienza, abilità e col sudore della fronte. Non bisogna mai distruggere quello che si è costruito con tanta fatica. Sono tanti, i nostri vecchi, a ricordare, quando si discute di lavoro a dire: "Proprio come fece Silvio Berlusconi , quando aveva trent'anni!".
100824  Daniele Leoni

Foto: 1) Palmiro Togliatti; 2)Felice Ippolito; 3)Enrico Mattei e il presidente egiziano Nasser


Chicco Testa
UN FUTURO LUMINOSO
pubblicato da Daniele Leoni giovedì 16 settembre 2010

 "Caro Chicco Testa, ti auguro lunga vita, salute e felicità. Mi sarebbe piaciuto, trent'anni fa, quando ci siamo conosciuti, che tu avessi avuto le convinzioni di oggi, di questa nota. Ma è stato meglio così, perché allora, con queste idee, avresti fatto poca strada! Invece, caro mio, hai saputo aderire alle pieghe della storia. Hai saputo navigare fino al nostro magico 2010, nel quale assistiamo, finalmente, a molto più di qualche lampo di saggezza. Mi piacerebbe ripartire da dove ci siamo lasciati, da quando sbattei la porta di quella segreteria, di quella Legambiente che avevo ideato e fondato. Sbattei quella porta per tornare a Ravenna, a combattere una battaglia persa, quella della carbochimica accanto alla petrolchimica dell'Anic ... Ma che cosa sono trent'anni? Solo un battito di ciglia! Ripartiamo dal 2010 e auguriamoci un futuro luminoso e felice. Con sincera stima. Daniele (condivido e copio).".
Questo è il mio commento alla nota di Chicco Testa su Facebook del 15 settembre: “Finalmente delle buone notizie …”. Mi permetto di sintetizzare il contenuto della nota.
La natura umana è l'uomo, con la sua intelligenza e la sua creatività che si esprime nella scienza, nella tecnologia e nella politica economica. Questa nostra natura, negli ultimi dieci anni, ha determinato progressi dell’umanità enormi. Sette miliardi di abitanti e solo il 17% della popolazione oggi è malnutrita, solo una persona su cinque è analfabeta e il reddito procapite ha raggiunto livelli prima impensabili. Il futuro delle nanotecnologie, dell’ingegneria genetica, della fusione nucleare, dell’energia solare a basso costo, dei super – super computer, dei robot si affaccia prepotente al nostro orizzonte. Sarà un futuro luminoso … 
Questi pensieri di Chicco Testa, oggi lasciati al popolo di Facebook, mi hanno commosso. Mi hanno riportato ai miei vent’anni, quando non era così facile comunicare queste cose. Quando i volantini sinistri delle brigate rosse giravano nelle grandi fabbriche e nelle università occupate e ogni tanto una pallottola fischiava per colpire le gambe e il cuore dei borghesi. Le gambe e il cuore di quei borghesi eredi degli inventori del fuoco, dell’agricoltura, della ruota, della scrittura. Che scavavano da millenni un abisso fra il “mondo della Natura” animale e la “Natura umana”. Fondai la Legambiente, a Roma, nel 1980. Fui scelto dai socialisti di Craxi e di Martelli per quel ruolo, così come Chicco Testa fu scelto dai comunisti di Berlinguer. Io avevo un difetto: non ero amico di Virginio Bettini e nemmeno del pretore Gianfranco Amendola ma avevo rapporti con Aurelio Peccei e col Club di Roma, quello dei “Limiti dello sviliuppo”. Proprio in quel periodo il Club di Roma stava elaborando un ulteriore rapporto che teneva conto delle compatibilità fra ambiente ed economia industriale, avendo ben presente che lo sviluppo tecnologico era irrinunciabile, pena la fame per i due terzi della popolazione mondiale. Tentai di portare la neonata Legambiente su questo terreno ma era impossibile. Allora vincevano solo gli slogan soprattutto quello antinucleare. I comunisti, di cui Chicco Testa era portavoce, presero in prestito il biologo americano Barry Commoner, temporaneamente assegnato alla politica, per dire che le centrali nucleari erano il male assoluto, che anche negli Stati Uniti le stavano dismettendo, e che noi italiani avremmo dovuto fare altrettanto. C’erano poteri fortissimi dietro la campagna antinucleare italiana. C’era l’Unione Sovietica, che non voleva un Paese con potenzialità di armamento atomico autonomo ai propri confini. C’erano i petrolieri americani, che meno centrali nucleari si facevano, meglio stavano. E siccome chi vive nel bisogno si domina meglio di chi ha qualche disponibilità, la campagna antinucleare si sposò con la campagna anti industriale,  anti carbone, anti chimica, anti siderurgica, anti OGM e, chi più ne ha, più ne metta. Tanti, troppi milioni di dollari e rubli girarono, in quei primi anni ’80, per favorire lo smantellamento della neonata industria italiana. Chicco Testa fece bene a rimanere al suo posto, a guidare col suo cigno verde il movimento “luddista” italiano. Altrimenti sarebbe stato rimosso e sostituito con un altro, più manovrabile. Così fece carriera, Chicco Testa. Prima Deputato comunista, poi Presidente dell’Enel. E adesso, giovane cinquantenne, portabandiera del buon senso, alla luce delle tante esperienze negative vissute e, a quel che si legge, subite. Così oggi è uno dei nostri, a testimoniare di come lo misero a fare il Presidente dell’ENEL e gli imposero la chiusura e lo smantellamento delle centrali nucleari, anche se il referendum non lo prevedeva!
Prodi e Granelli nel 1985
Romano Prodi scriveva il 28 febbraio su Il Messaggero: “Io sono stato fra i pochi che hanno votato a favore del nucleare. L’ho fatto in piena coscienza, per la convinzione che un Paese come l’Italia non potesse e non dovesse uscire da un settore in cui aveva investito tante risorse e in cui, tramite migliaia di tecnici e scienziati, aveva accumulato un’esperienza e posizioni di eccellenza invidiate nel mondo. Di tutto ciò è rimasto poco o nulla. Non abbiamo più, checché se ne dica, un’industria capace di costruire una centrale. Abbiamo smantellato la più parte delle scuole specializzate in materia di tecnologie nucleari e gli studenti di ingegneria nucleare sono ridotti a poche decine in tutto il Paese. Per decenni infatti non avevano alcuna possibilità di trovare un lavoro in questo campo in Italia. Abbiamo infine cancellato tutte le strutture pubbliche deputate a controllare la sicurezza, dato che l’ultima licenza concessa risale al 1971 e non abbiamo più le competenze nelle istituzioni responsabili per le licenze e le procedure di costruzione. Abbiamo, in sintesi, distrutto quasi tutto il sapere scientifico, gestionale, industriale e istituzionale necessari per costruire una filiera nucleare.”
La stessa cosa, secondo la filosofia di Romano Prodi, la si potrebbe dire per la chimica, l’elettronica, la siderurgia (Montedison, Olivetti, Italsider) e anche per l’industria alimentare (SME). Allora cosa dobbiamo fare? Ci dobbiamo consegnare, proni, all’ultimo presidente americano, o tedesco, o cinese - che va più di moda -? Viva Chicco Testa, che ha l’ottimismo della volontà e anche il coraggio dell’autocritica! Vorrei vederlo a tagliare il nastro dell’inaugurazione del nuovo ponte di Messina, simbolo della rinascita della cultura industriale italiana.
A proposito di “mondo della Natura” e di “Natura umana”: ho recentemente riletto qualche libro sulla storia della terra e qualche articolo sulle proiezioni dell’evoluzione geologica. La vita sulla terra ha tre miliardi di anni e ha attraversato innumerevoli immani sconvolgimenti, estinzioni quasi totali e successive rinascite. Si ritiene che debba continuare così. L’Homo Sapiens Sapiens ha meno di 200 mila anni e, solo negli ultimi 20 mila, si è dato una civiltà, con conseguente incremento demografico. La sua sopravvivenza dipende solo dalla sua tecnologia, dalla vittoria sulla Natura che, statisticamente, ogni tanto fa tabula rasa. A me piace pensare che i miei pronipoti conquisteranno le stelle, non che moriranno travolti dall’inversione dei poli o dall’impatto di un meteorite. In un battito di ciglia! 100916 DanieleLeoni

Foto: 1) Chicco Testa, gia Presidente di Legamebiente, deputato e Presidente ENEL.  2)Romano Prodi (presidente Iri) e Luigi Granelli (Ministro della Ricerca) nel 1985