martedì 27 marzo 2012

De Benedetti colpevole dello sfascio dell'Italia migliore.

Adriano Olivetti a Ivrea con le maestranze negli anni 50
Ci vuole un bel coraggio a sostenere che il percorso che ha condotto l’Olivetti a scomparire è stato positivo perché ha generato un’enorme liquidità tanto da consentirle l’acquisto di Telecom Italia. E’ Carlo De Benedetti che lo scrive oggi, su Il Giornale, in una lettera a Giuliano Ferrara. Il risultato è che, oggi, l’Olivetti SpA è una società ridotta ai minimi termini, di proprietà di Telecom Italia. Nel 1978 De Benedetti assunse la guida di Olivetti, allora gioiello dell’elettronica italiana e leader mondiale nel comparto delle macchine per ufficio. Negli anni 80, a fronte della spinta propulsiva dello staff tecnico che metteva a segno grandi successi nel settore emergente dei personal computer, la direzione si divertiva a giocare con l’alta finanza. Soprattutto fece crescere una generazione di dirigenti più sensibile ai passaggi di denaro che ai successi sul piano industriale. I nuovi dirigenti scalzarono la vecchia guardia ispirata dal fondatore, Adriano Olivetti, e ne distrussero la scuola. Nulla di nuovo sotto il sole, perché una cosa analoga successe negli altri comparti dell’industria italiana, pubblica e privata. L’eredità che rimane è lo sfascio italiano rappresentato degnamente dalle parole di Carlo De Benedetti: “Olivetti si comprò Telecom …” 120327DanieleLeoni

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http://www.ilfoglio.it/hydepark/archivio/21665
Lettera a di Carlo De Benedetti a Giuliano Ferrara. (27 Marzo 2011)

Caro Giuliano Ferrara,
constato che in questo periodo una delle sue principali occupazioni è quella di seguire tutto quanto riguarda Repubblica ed il suo editore.
Nell’articolo che lei ha pubblicato su Il Giornale del 25 marzo, commette due falsi, rispetto ai quali le chiedo una smentita:
1) quando Olivetti dovette ridurre fortemente il numero dei suoi dipendenti per cambiamenti epocali rispetto alla propria antica tecnologia meccanica, a causa dei quali scomparvero mestieri e prodotti (lei si ricorda ancora la calcolatrice meccanica?), si avviò presso il ministero del Lavoro una dura trattativa che riguardava settemila persone, nel contesto della quale peraltro Olivetti non chiese mai che Poste assumesse dipendenti Olivetti, né vi fu alcun accordo in tal senso, tanto che di fatto nessun dipendente Olivetti fu trasferito a Poste;
2) l’Olivetti non è mai fallita come erroneamente si afferma. Ha pagato sempre tutti, dipendenti, fornitori, banche, imposte e contributi e per la straordinaria «invenzione» che ebbi nel trovarle una nuova visione nelle telecomunicazioni, dette origine alla più grande creazione di valore in cinque anni mai avvenuta in Italia e si trovò ad essere l’azienda più liquida nel nostro Paese tanto che si comprò, dopo la mia uscita e contro il mio parere, Telecom Italia. Per favore, ne prenda nota e ne dia conto ai suoi lettori.
Con i migliori saluti
Carlo De Benedetti

martedì 20 marzo 2012

La Cina, le bambine e le stelle.

Bambine cinesi si esibiscono alla festa della nonna
Ogni 100 ragazze, in Cina, ci sono 115 maschi. Questo perché, da qualche anno, nasce il 17% di femmine in meno, in contraddizione con il normale e naturale equilibrio fra i sessi. Si sa che vi sono coppie che mettono al mondo prevalentemente femmine, altre prevalentemente maschi ma l’equilibrio sostanziale si raggiunge con la legge dei grandi numeri. In Cina i numeri sono veramente grandi: la popolazione è quasi un miliardo e quattrocento milioni. Il dato è del 2011. Oggi il tasso di crescita è piuttosto basso: 0,493% con oltre sedici milioni di nuovi nati all’anno. Dopo l’esplosione demografica voluta dalla rivoluzione comunista del 1949, dopo la repentina marcia indietro, trascorsi vent’anni, con la pianificazione famigliare e il controllo delle nascite, infine, nel 2002, arriva la legge del figlio unico. Risultato: in Cina, da parecchio tempo nascono poche bambine. Da dieci anni, si sopprimono oltre 2 milioni di neonate ogni anno per il solo fatto che sono femmine.
La storia della Cina non fu di libertà, meno che meno la storia recente, prima e dopo la repubblica del 1912, prima e dopo la rivoluzione del Presidente Mao. Le vittime di tradizioni e di pratiche crudeli sono state prevalentemente le donne. Per mille anni i piedi delle bambine cinesi furono storpiati da fasciature che ne impedivano la crescita. Tutte le bambine subivano questo trattamento, quelle ricche e quelle povere. Se avevano i piedi normali, se potevano correre invece di camminare solo a tentoni zoppicando, venivano considerate non adatte al matrimonio. Avrebbero potuto guadagnare la porta della casa del marito tiranno e rifugiarsi chissà dove. Il rischio era troppo grosso per la millenaria e illuminata civiltà cinese. Il culto estetico del piede piccolo e la sua carica erotica sono una favola. Quale erotismo può emanare un moncherino di carne e di povere ossa rattrappite dove ogni funzionalità fisiologica è stata bloccata in modo irreversibile? Fortunatamente, nella prima metà del secolo scorso, anche grazie all’opera dei missionari cristiani e a un  decreto imperiale che proibiva la menomazione, lentamente l’usanza venne dismessa. Poi, per decenni, decine di milioni di bambine che erano state già state mutilate, vissero la tragedia di mutarsi, nella percezione popolare, da belle a invalide fino alla fine dei loro giorni.
Il 1900 fu un secolo singolare per la Cina, nel quale si susseguirono tante prove d’errore, tanti azzeramenti e tanti nuovi inizi. Come se in quel Paese la storia, che si era fermata per secoli, avesse intenzione di recuperare il tempo perduto. Anche il resto del mondo fu sconvolto ma gli sconvolgimenti cinesi rimasero dentro i confini, come in incubazione. Gli invasori giapponesi capitolarono per merito della bomba di Hiroshima e si ritirarono regalando alla Cina un posto al tavolo dei vincitori e il via libera a Mao Tse-tung per la sua rivoluzione. Un comunismo singolare quello cinese, o meglio, tanti comunismi. Prima di modello sovietico, poi velocemente fuori controllo. Radicale e violento quello delle Guardie Rosse,  aperto alla proprietà privata e agli investimenti stranieri quello di Deng Xiaoping. Fatto sta che tutti i regimi comunisti importanti sono crollati, nel mondo, dopo il 1990 tranne quello cinese che si è trasformato in qualche cosa di assolutamente nuovo, tanto da tenere banco nell’economia planetaria.
Arriviamo così alla legge del 2002 sul figlio unico e alla panificazione famigliare con le sanzioni per chi non la rispetta. Non voglio considerare l’uccisione del neonato o l’aborto forzato a nove mesi di gravidanza, episodi che vengono raccontati nei blog con dovizia di particolari. Permettetemi: non ci credo. La punizione inflitta è invece la sterilizzazione forzata dei trasgressori! E’ una cosa terribile, sulla scia dell’antica tradizione cinese a storpiare. Poi c’è l’effetto collaterale della soppressione delle bambine, da parte dei genitori, immagino tramite aborto, una volta determinato precocemente il sesso. Perché, soprattutto nei centri rurali, sono tante le coppie che non vogliono una figlia unica femmina. Non voglio discutere sul perché dell’antico retaggio della necessità di un figlio maschio. Non è bastata la rivoluzione culturale per cancellarlo. E’ così e ci vorranno decenni per cambiare la tradizione, forse anche di più. Quali conseguenze avrà sulla società cinese lo squilibrio fra i sessi? Se dovesse permanere o accentuarsi, lo squilibrio rischierebbe di minare alle fondamenta l’ottimismo e la voglia di fare delle giovani coppie. Allora l’unica soluzione sarà eliminare gli obblighi sul controllo delle nascite perché sono contro natura.
Eppure i cinesi hanno un problema demografico impellente. Ce l’hanno più di tutti gli altri. Hanno fatto miracoli a tenere assieme il loro popolo immenso, il più numeroso del pianeta. L’hanno emancipato, alfabetizzato e sanno che non potrà crescere ancora molto, pena la disgregazione. La Cina non vuole regredire di nuovo perché la sua rinascita è troppo recente e la vitalità dei giovani e della sua classe politica è esplosiva. Deve obbligatoriamente trovare nuovi spazi, per esempio in Africa dove è concentrata la parte preponderante dei suoi investimenti esteri. Ma l’Africa non è sufficiente nel lungo periodo.
Ecco allora che si affaccia l’opzione spaziale, dove i cinesi potrebbero costruire centinaia di chilometri quadrati di pannelli fotovoltaici in orbita, con il loro film sottile, della cui produzione sono leader nel mondo. Potrebbero utilizzare il laser per incanalare l’energia sulla terra, laddove vi fosse la richiesta, con una flessibilità oggi inimmaginabile. Lo stesso raggio laser potrebbe alimentare miniere robotizzate nella fascia degli asteroidi, per scavare materie prime, ghiaccio d’acqua e minerali di tutti i tipi, con una abbondanza e purezza impossibile sulla terra e una grande facilità di trasposto per l’assenza di gravità. Motori a ioni, analoghi a quelli della sonda americana Dawn, oggi in esplorazione su Vesta, potrebbero spingere le materie prime fino all’orbita terrestre dove verrebbero utilizzate, in orbita, per la costruzione e il rifornimento di una grande stazione spaziale. Fantasie? Provate a leggere il Libro Bianco sulla Navigazione Spaziale, pubblicato dal Governo Cinese nel dicembre 2011; lì troverete tutta la determinazione capace di produrre risultati che stupiranno il mondo.
Bozzetto di stazione spaziale con gravità centrifuga
L’ottusità di Barack Obama sulla sfida spaziale e il conseguente progressivo disimpegno degli Stati Uniti, lasciano un enorme spazio aperto per chi si volesse cimentare. L’importante che i nuovi pionieri spaziali non si lascino distrarre dal falso obiettivo della conquista della luna. Per quanto ridotta, la gravità lunare è sempre un ostacolo per il trasporto e l’utilizzo dei materiali. La gravità lunare è comunque troppo bassa per scongiurare la decalcificazione delle ossa degli astronauti. Meglio concentrasi su stazioni orbitali terrestri, con gravità indotta per forza centrifuga. Stazioni sufficientemente grandi, con cicli industriali integrati capaci di produrre, autonomamente, strutture modulari per far crescere la stazione spaziale. Saranno industrie robotizzate orbitali in grado di utilizzare materiali prelevati direttamente in orbita: dalla spazzatura spaziale oppure dagli asteroidi. La prima cosa, in assoluto la più facile da generare nello spazio, è l’elettricità fotovoltaica. Più facile da distribuire, innanzi tutto sulla terra, ma anche altrove.
Che bella storia sarebbe quella delle bambine cinesi, coi piedi storpiati per mille anni, riscattate poi neglette all’alba del terzo millennio, che costringono il loro popolo a conquistare le stelle! 120320 Daniele Leoni

venerdì 16 marzo 2012

Biglietterie informatizzate: storia e attualità (parte seconda)

Il Teatro alla Scala
Essecome, la rivista ufficiale dell'industria, dei servizi e dei professionisti della sicurezza, ha pubblicato la seguente intervista. (Segue dal numero di febbraio)

a colloquio con Daniele Leoni, l’“inventore” della vendita di biglietti online
a cura di Arturo Viale

Dopo la prima puntata pubblicata nel precedente numero di Essecome, procediamo il nostro colloquio con Daniele Leoni. A Leoni, protagonista della fase ‘pionieristica’, che oggi – avendo ceduto alcuni anni or sono la sua società – si dedica allo studio e alla ricerca, chiediamo di immaginare quali ulteriori sviluppi si intravvedono, sempre sotto il profilo della sicurezza.
“Un esempio: se si favorisce la possibilità dell’organizzatore di fidelizzare e controllare il pubblico, è meno probabile che si infiltrino malintenzionati. Se invece l’organizzatore deve ricorrere a organizzazioni terze, come ad esempio le tifoserie nel calcio, è più facile che il teppismo trovi spazio, dissuadendo – fra l’altro – le famiglie dall’andare allo stadio. Anche all’opera dei loggionisti organizzati (e talvolta ‘prezzolati’) possono disturbare uno spettacolo o ‘gestire’ arbitrariamente una fila davanti al botteghino con criteri anomali. Credo che i migliori deterrenti per l’inciviltà nei luoghi di spettacolo siano il controllo del pubblico e la sua eterogeneità. Quindi sono decisive le tecnologie che permettono il dispiegarsi di una rete di vendita aperta ma controllata, funzionale agli obiettivi dell’organizzatore, nonché una conoscenza analitica del pubblico, dei suoi gusti, dei suoi giudizi. Le porte automatiche per il controllo accessi sono solo un accessorio, così come le webcam ad alta prestazione per ‘beccare’ sul fatto vandali o violenti. Ma l’organizzazione del pubblico è il fattore essenziale. Un altro comparto importante, parallelo al teatro o allo stadio, è quello dei musei e delle mostre, che per problematiche e organizzazione hanno analogie con fiere e grandi parchi giochi. In molti casi la gestione del pubblico per fasce orarie è un’esigenza irrinunciabile. Allora anche la vendita va organizzata prevedendo fasce orarie di visita, e occorrono sistemi di controllo per regolare l’afflusso del pubblico. Non mi risulta però che siano stati fatti molti passi avanti in questo senso. Il settore dell’informatizzazione nella vendita dei biglietti è ormai ‘maturo’, siamo già abbondantemente entrati nell’era del biglietto virtuale, non solo per aerei e treni, ma ormai anche per alcuni teatri ‘all’avanguardia’. Guardando avanti, possiamo attenderci altre innovazioni tecnologico-informatiche: ad esempio nei servizi connessi alla vendita si tenderà sempre più a soddisfare un pubblico che vuole essere informato. Il teatro, apripista nell’informatizzazione del botteghino, potrà fornire presentazioni video degli eventi in programma, programmi di sala in formato digitale, accesso all’archivio audio-video degli eventi già andati in scena, con possibilità di scaricarli o di acquistarne copia in DVD, confezionando ‘pacchetti’ da acquistare online con i biglietti. La stessa cosa vale per musei e fiere, che offriranno anche visite virtuali oltre a pubblicazioni ‘scaricabili’.
I biglietti viaggiano ormai sui telefonini, dove possono essere letti digitalmente il titolo d’ingresso e l’identità dell’acquirente. Il danaro contante non sarà quasi più usato: solo il pagamento con mezzo elettronico offre un riscontro immediato in caso di controversia, col doppio risultato di rendere impossibili rapine alla cassa e contraffazione dei biglietti. I cari e ingombranti tornelli blindati di dieci anni fa saranno sostituiti da tornelli automatici, leggeri e non costosi, adatti anche per l’ingresso a teatro. Per le grandi affluenze si avrà un controllo preventivo, con rilascio di un titolo d’ingresso definitivo, leggibile alle barriere: il cartoncino o badge con bar-code sarà emesso automaticamente dai ‘ticket-teller’ che verificheranno congruità di identità, avvenuto pagamento, posto, data, orario. In caso di incongruenza, pochi operatori assisteranno lo spettatore. Lo scorrimento al controllo accessi sarà più fluido e controllabile: i nodi saranno risolti in anticipo.”
Osserviamo che i grandi impianti sportivi e i cinematografi sono più arretrati rispetto a teatri, auditori, grandi musei, aerei e treni, da questo punto di vista. Leoni spiega che “Stadi e autodromi programmano un numero di eventi relativamente limitato in rapporto alle dimensioni degli impianti, e un sistema di controllo accessi sarebbe difficilmente ammortizzabile. La probabile evoluzione sarà soprattutto di natura gestionale, come già sta avvenendo in alcuni paesi. Gli impianti si trasformano in luoghi di intrattenimento ‘generalista’, dove fare shopping, visitare mostre, assistere ad eventi minori di vario genere, praticare sport. Gli impianti saranno riconducibili ai parchi giochi, arriveranno famiglie con bambini, il grande evento sportivo sarà il coronamento di una fruizione più assidua e partecipata. Gli impianti di sicurezza e di controllo saranno allora funzionali a questa nuova dimensione. Negli anni novanta si discusse molto di prevenzione delle violenze negli stadi e si individuò la soluzione nei biglietti nominativi e nei posti numerati. Purtroppo nessun progetto andò a buon fine perché, per una ragione o per l’altra, nessuno si decideva a fare il giusto investimento. Le società sportive si lasciavano convincere da fornitori senza scrupoli e senza esperienza, che fornivano sistemi pieni di falle. Anche in questa direzione c’è ancora tanta strada da fare. Il cinema si sta già velocemente adeguando e le multisale sono sempre più spesso abbinate a centri commerciali.”
Leoni conclude con un auspicio rivolto a quanti operano professionalmente, progettisti, imprenditori, security-managers, e così via, nel settore della sicurezza: “La fruizione dello spettacolo dal vivo è qualcosa di magico, sia esso teatro, concerto o evento sportivo. Televisione e web possono essere un complemento dello spettacolo dal vivo, ma non sostituirsi ad esso, anche perché il pubblico che applaude o fischia è parte integrante dello spettacolo. Perciò il pubblico continuerà ad assistere dal vivo agli eventi sportivi e agli spettacoli. In questo campo la sicurezza è qualcosa che si produce soprattutto con prevenzione e ottimizzazione delle condizioni nelle quali si opera: ad esempio riuscendo ad eliminare le code, fra le principali cause di impazienza e nervosismo, gli impianti diventeranno immediatamente più sicuri. Stessa cosa se si riuscirà ad avere un controllo sempre più capillare ed esteso da parte degli organizzatori su tutte le fasi di vendita dei biglietti e un controllo nominativo più puntuale di tutti gli spettatori. Biglietterie informatizzate sempre più sofisticate sono direttamente funzionali a questi scopi. Le parole-chiave sono: innovazione, ricerca e sperimentazione di strumenti più duttili ed evoluti.”
a cura di Arturo Viale





lunedì 12 marzo 2012

Biglietterie informatizzate: storia e attualità (parte prima)

La biglietteria del Teatro alla Scala installata nel 1990
Essecome, la rivista ufficiale dell'industria, dei servizi e dei professionisti della sicurezza, ha pubblicato la seguente intervista.

A colloquio con Daniele Leoni, l'"inventore" della vendita di biglietti online. 
Metà anni Ottanta, Lugo di Romagna. Abbandonando un’attività giornalistica di divulgazione scientifica, Daniele Leoni segue un’idea nata durante una sperimentazione nella sua città. Il Comune promove spettacoli all’aperto per migliaia di spettatori e gli chiede aiuto per trovare sul mercato un sistema elettronico capace di visualizzare i posti liberi. Non trovando nulla di confacente, Leoni pensa a un’applicazione per un pc Ibm. Nasce l’intuizione: “Volevo cogliere l’occasione per ‘inventare’ qualcosa di completamente nuovo – dice Leoni – con l’informatica…!”. Leoni crea una società ad hoc: il primo passo è un anno di lavoro, non pagato, per realizzare un prototipo funzionante: il Comune, come contropartita, consente di lavorare in un ‘ambiente pilota’. Nonostante difficoltà iniziali, specie con la SIAE, l’avventura parte, e l’esperimento desta l’interesse del Teatro Comunale di Bologna: “Accettai un accordo per trasferire tutto a Bologna, alle stesse condizioni: nessun compenso, solo rimborsi spese, e un altro anno a disposizione per fornire l’operatività.”
Nel 1987 nasce quindi, a Bologna, la prima biglietteria elettronica omologata da SIAE e Ministero delle Finanze: “Spettacolo per spettacolo, i posti si visualizzano su schermo all’istante, con colori diversi a indicare se sono liberi, prenotati o venduti, con dati anagrafici dello spettatore, importi pagati, possibilità di gestire abbonamenti, amministrazione e statistiche. Il biglietto è emesso in tempo reale: una rivoluzione, in un’epoca in cui i biglietti sono ancora ‘lavorati’ a mano, le piante degli spettacoli sono ‘cartacee’ e gli strumenti di lavoro sono matite colorate e gomme per cancellare…! Amministratori teatrali di tutt’Italia vengono a Bologna per vedere la biglietteria elettronica: in breve ecco le commesse del Teatro alla Scala, del Teatro Donizetti di Bergamo, del Teatro Valli di Reggio Emilia e di quasi tutti i maggiori teatri del centro-nord Italia.”
Pensando agli effetti positivi derivati dall’informatizzazione delle biglietterie, e successivamente dalla ‘internettizzazione’ nella vendita dei biglietti, anche sul piano della sicurezza, Leoni sostiene che “Mettere a sedere ordinatamente migliaia di persone con biglietti nominativi sgombrò il campo da molte difficoltà. Velocità di emissione, sveltimento delle procedure e trasparenza della disponibilità prevennero disagi, tensioni, problemi di ordine pubblico. Con l’aumento della velocità di internet, la vendita dei biglietti online iniziò di lì a poco, nel 1998, sempre alla Scala, subito seguìta dalla quasi totalità degli altri teatri clienti, frattanto ormai una cinquantina: fu un successo clamoroso e inatteso, con echi a livello internazionale. La ricerca e l’innovazione venivano premiate: la nostra società, che aveva assunto il nome di ‘CHARTA’, divenne prima in Italia per fatturato online, dopo le società di telefonìa mobile, e prima in assoluto per vendite online all’estero: USA e Giappone coprivano un terzo del fatturato. La strada è spianata per le evoluzioni che in breve vengono attuate in altri settori, uno per tutti quello del trasporto aereo. Sul piano della sicurezza si osserva che non si verificano più quei disordini davanti al botteghino che prima – ad esempio alla Scala – erano abituali, spesso obbligando la polizia a intervenire. La drastica riduzione della circolazione di contante nelle biglietterie riduce poi i rischi di rapine: esse non sono più ‘obiettivi sensibili’, e la necessità di protezione ‘fisica’ scende nella lista delle priorità.”
Chiediamo quali sono stati i vantaggi non solo dal punto di vista economico-organizzativo, ma anche da quello del controllo degli accessi. “Molteplici: innanzi tutto economici e di fruibilità da parte del pubblico. Fra il 1991 e il 1992 la Scala raddoppiò l’incasso al botteghino. Trasparenza e accessibilità fecero crollare bagarinaggio e contraffazione di biglietti, e portarono inaspettate risorse alla Scala e agli altri teatri che seguirono l’esempio. Ricordo che a Roma, dove la quasi totalità dei teatri adottò la nostra biglietteria, circolavano biglietti ‘free’, che erano, letteralmente, dei falsi numerati, la cui vendita riempiva le tasche di certi truffatori. In un anno la truffa fu debellata, solo grazie all’effetto ‘trasparenza’ che le biglietterie informatizzate inducevano. Per non dire dell’ vera e propria ‘anagrafe’ degli spettatori che il nostro sistema rendeva possibile col minimo impegno. La biglietteria online, oltre ad essere un registratore di cassa sofisticato, con opzioni infinite, duttile alla fantasia degli organizzatori, è anche un ottimo strumento per il controllo degli accessi. Se da un lato garantisce lo spettatore facilitando scelta, acquisto e pagamento contestuale, dall’altro garantisce l’organizzatore avvicinandolo al pubblico, specie dei non residenti, mettendo fuori gioco intermediari indesiderati e favorendo intermediari professionali e autorizzati, funzionali alla ‘mission’ dell’organizzazione.”
Nella seconda puntata, Leoni affronterà il tema dell’evoluzione del controllo accessi nei luoghi di spettacolo e negli impianti sportivi, alla luce dei mutamenti di tendenza delle abitudini e delle richieste del pubblico, con un occhio particolare alle esigenze della sicurezza.
a cura di Arturo Viale