martedì 20 marzo 2012

La Cina, le bambine e le stelle.

Bambine cinesi si esibiscono alla festa della nonna
Ogni 100 ragazze, in Cina, ci sono 115 maschi. Questo perché, da qualche anno, nasce il 17% di femmine in meno, in contraddizione con il normale e naturale equilibrio fra i sessi. Si sa che vi sono coppie che mettono al mondo prevalentemente femmine, altre prevalentemente maschi ma l’equilibrio sostanziale si raggiunge con la legge dei grandi numeri. In Cina i numeri sono veramente grandi: la popolazione è quasi un miliardo e quattrocento milioni. Il dato è del 2011. Oggi il tasso di crescita è piuttosto basso: 0,493% con oltre sedici milioni di nuovi nati all’anno. Dopo l’esplosione demografica voluta dalla rivoluzione comunista del 1949, dopo la repentina marcia indietro, trascorsi vent’anni, con la pianificazione famigliare e il controllo delle nascite, infine, nel 2002, arriva la legge del figlio unico. Risultato: in Cina, da parecchio tempo nascono poche bambine. Da dieci anni, si sopprimono oltre 2 milioni di neonate ogni anno per il solo fatto che sono femmine.
La storia della Cina non fu di libertà, meno che meno la storia recente, prima e dopo la repubblica del 1912, prima e dopo la rivoluzione del Presidente Mao. Le vittime di tradizioni e di pratiche crudeli sono state prevalentemente le donne. Per mille anni i piedi delle bambine cinesi furono storpiati da fasciature che ne impedivano la crescita. Tutte le bambine subivano questo trattamento, quelle ricche e quelle povere. Se avevano i piedi normali, se potevano correre invece di camminare solo a tentoni zoppicando, venivano considerate non adatte al matrimonio. Avrebbero potuto guadagnare la porta della casa del marito tiranno e rifugiarsi chissà dove. Il rischio era troppo grosso per la millenaria e illuminata civiltà cinese. Il culto estetico del piede piccolo e la sua carica erotica sono una favola. Quale erotismo può emanare un moncherino di carne e di povere ossa rattrappite dove ogni funzionalità fisiologica è stata bloccata in modo irreversibile? Fortunatamente, nella prima metà del secolo scorso, anche grazie all’opera dei missionari cristiani e a un  decreto imperiale che proibiva la menomazione, lentamente l’usanza venne dismessa. Poi, per decenni, decine di milioni di bambine che erano state già state mutilate, vissero la tragedia di mutarsi, nella percezione popolare, da belle a invalide fino alla fine dei loro giorni.
Il 1900 fu un secolo singolare per la Cina, nel quale si susseguirono tante prove d’errore, tanti azzeramenti e tanti nuovi inizi. Come se in quel Paese la storia, che si era fermata per secoli, avesse intenzione di recuperare il tempo perduto. Anche il resto del mondo fu sconvolto ma gli sconvolgimenti cinesi rimasero dentro i confini, come in incubazione. Gli invasori giapponesi capitolarono per merito della bomba di Hiroshima e si ritirarono regalando alla Cina un posto al tavolo dei vincitori e il via libera a Mao Tse-tung per la sua rivoluzione. Un comunismo singolare quello cinese, o meglio, tanti comunismi. Prima di modello sovietico, poi velocemente fuori controllo. Radicale e violento quello delle Guardie Rosse,  aperto alla proprietà privata e agli investimenti stranieri quello di Deng Xiaoping. Fatto sta che tutti i regimi comunisti importanti sono crollati, nel mondo, dopo il 1990 tranne quello cinese che si è trasformato in qualche cosa di assolutamente nuovo, tanto da tenere banco nell’economia planetaria.
Arriviamo così alla legge del 2002 sul figlio unico e alla panificazione famigliare con le sanzioni per chi non la rispetta. Non voglio considerare l’uccisione del neonato o l’aborto forzato a nove mesi di gravidanza, episodi che vengono raccontati nei blog con dovizia di particolari. Permettetemi: non ci credo. La punizione inflitta è invece la sterilizzazione forzata dei trasgressori! E’ una cosa terribile, sulla scia dell’antica tradizione cinese a storpiare. Poi c’è l’effetto collaterale della soppressione delle bambine, da parte dei genitori, immagino tramite aborto, una volta determinato precocemente il sesso. Perché, soprattutto nei centri rurali, sono tante le coppie che non vogliono una figlia unica femmina. Non voglio discutere sul perché dell’antico retaggio della necessità di un figlio maschio. Non è bastata la rivoluzione culturale per cancellarlo. E’ così e ci vorranno decenni per cambiare la tradizione, forse anche di più. Quali conseguenze avrà sulla società cinese lo squilibrio fra i sessi? Se dovesse permanere o accentuarsi, lo squilibrio rischierebbe di minare alle fondamenta l’ottimismo e la voglia di fare delle giovani coppie. Allora l’unica soluzione sarà eliminare gli obblighi sul controllo delle nascite perché sono contro natura.
Eppure i cinesi hanno un problema demografico impellente. Ce l’hanno più di tutti gli altri. Hanno fatto miracoli a tenere assieme il loro popolo immenso, il più numeroso del pianeta. L’hanno emancipato, alfabetizzato e sanno che non potrà crescere ancora molto, pena la disgregazione. La Cina non vuole regredire di nuovo perché la sua rinascita è troppo recente e la vitalità dei giovani e della sua classe politica è esplosiva. Deve obbligatoriamente trovare nuovi spazi, per esempio in Africa dove è concentrata la parte preponderante dei suoi investimenti esteri. Ma l’Africa non è sufficiente nel lungo periodo.
Ecco allora che si affaccia l’opzione spaziale, dove i cinesi potrebbero costruire centinaia di chilometri quadrati di pannelli fotovoltaici in orbita, con il loro film sottile, della cui produzione sono leader nel mondo. Potrebbero utilizzare il laser per incanalare l’energia sulla terra, laddove vi fosse la richiesta, con una flessibilità oggi inimmaginabile. Lo stesso raggio laser potrebbe alimentare miniere robotizzate nella fascia degli asteroidi, per scavare materie prime, ghiaccio d’acqua e minerali di tutti i tipi, con una abbondanza e purezza impossibile sulla terra e una grande facilità di trasposto per l’assenza di gravità. Motori a ioni, analoghi a quelli della sonda americana Dawn, oggi in esplorazione su Vesta, potrebbero spingere le materie prime fino all’orbita terrestre dove verrebbero utilizzate, in orbita, per la costruzione e il rifornimento di una grande stazione spaziale. Fantasie? Provate a leggere il Libro Bianco sulla Navigazione Spaziale, pubblicato dal Governo Cinese nel dicembre 2011; lì troverete tutta la determinazione capace di produrre risultati che stupiranno il mondo.
Bozzetto di stazione spaziale con gravità centrifuga
L’ottusità di Barack Obama sulla sfida spaziale e il conseguente progressivo disimpegno degli Stati Uniti, lasciano un enorme spazio aperto per chi si volesse cimentare. L’importante che i nuovi pionieri spaziali non si lascino distrarre dal falso obiettivo della conquista della luna. Per quanto ridotta, la gravità lunare è sempre un ostacolo per il trasporto e l’utilizzo dei materiali. La gravità lunare è comunque troppo bassa per scongiurare la decalcificazione delle ossa degli astronauti. Meglio concentrasi su stazioni orbitali terrestri, con gravità indotta per forza centrifuga. Stazioni sufficientemente grandi, con cicli industriali integrati capaci di produrre, autonomamente, strutture modulari per far crescere la stazione spaziale. Saranno industrie robotizzate orbitali in grado di utilizzare materiali prelevati direttamente in orbita: dalla spazzatura spaziale oppure dagli asteroidi. La prima cosa, in assoluto la più facile da generare nello spazio, è l’elettricità fotovoltaica. Più facile da distribuire, innanzi tutto sulla terra, ma anche altrove.
Che bella storia sarebbe quella delle bambine cinesi, coi piedi storpiati per mille anni, riscattate poi neglette all’alba del terzo millennio, che costringono il loro popolo a conquistare le stelle! 120320 Daniele Leoni

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