venerdì 21 settembre 2012

A Taranto e in Regione Lazio si decide il futuro del Paese.



L'Ilva di Taranto
Quando la politica cede alla corruzione allora perde ogni autorevolezza e si spalanca la porta alla follia. L’epilogo è sempre l’involuzione autoritaria. I segni premonitori nell’Italia di oggi sono drammatici . Due esempi. Il primo: la pretesa dei giudici di chiudere l’Ilva di Taranto determinando così la fine della siderurgia italiana, spazzando via un milione di posti di lavoro. Si, un milione! Si consideri la crisi conseguente dell’indotto e dei comparti collegati che sono sostanzialmente tutta l’industria meccanica. Ebbene, questa pretesa è semplicemente folle. Il secondo, molto meno macroscopico ma egualmente significativo: la pretesa di Beppe Grillo di chiudere il cantiere del nuovo termovalorizzatore di Parma, sputando i faccia alla buona amministrazione dell’Emilia Romagna e di tutto il nord Italia, dove i rifiuti sono smaltiti con razionalità come in Germania e nell’Europa più avanzata. Una trovata degna di un Re buffone. Altre decine di esempi possono essere menzionati, di fronte ai quali il lavoratore onesto, il padre di famiglia, il giovane studioso, il contribuente si sentono impotenti. Qualcuno cede alla tentazione della disonestà perché, “solo i truffatori e bugiardi possono fare strada”. Per gli onesti c’è solo una mannaia che cade, inesorabile, al primo passo falso, al primo errore. Vorrei menzionare un terzo esempio, cioè la disinformazione che ha condotto gli italiani al voto per la rinuncia definitiva all’energia nucleare per due volte consecutive, unici al mondo! Secondo le ultime ricerche sembra che le riserve di idrocarburi siano molto più abbondati di quanto ipotizzato, allora è probabile la discesa del prezzo del petrolio e l’Italia, nonostante le sue scelte scellerate, potrebbe salvarsi dalla catastrofe energetica. Ma statene certi, si formerà presto una folla urlante contro le ricerche petrolifere per lo sfruttamento delle scisti bituminose, dove sono conservate gran parte delle riserve mondiali. Gli Stati Uniti, all’avanguardia in questa nuova tecnica di estrazione, stanno velocemente diventando grandi esportatori di idrocarburi contribuendo a calmierare il prezzo. Tutto bene allora? Neanche per sogno perché smantellando l’industria nucleare italiana abbiamo smantellato anche la scuola, la ricerca sulle tecniche di produzione e di sicurezza e i comparti industriali connessi, dove eravamo leader nel mondo. Poi abbiamo smantellato l’industria petrolchimica, immolando, fra l’altro,  con due “suicidi” eccellenti, un manager pubblico e un imprenditore privato: Gabriele Cagliari e Raul Gardini. Così, solo per coerenza con l’antico assassinio di Enrico Mattei!  Vorrei fare una domanda ai giudici e ai custodi dell’Ilva di Taranto:  
- Ma non potete fare, a Taranto, ciò che avete fatto con la Parmalat? Non avete, voi giudici, a Parma, cacciato via e incarcerato l’odiato Callisto Tanzi salvando però l’azienda, l’occupazione dei lavoratori e il comparto produttivo? Che cosa vi spinge verso la soluzione sadica di spegnere gli altiforni, gettando così sul lastrico centinaia di migliaia di famiglie e sferrando il colpo di grazia all’economia del Paese? -
La risposta è nota:
- La siderurgia, a Taranto, è un cancro che falcia tante vite umane. -
E  allora, non vi comportate, voi,  come un chirurgo che, di fronte a un tumore al cervello, tagli la testa al paziente? Ammesso e non concesso che le statistiche sulle morti per tumore a Taranto siano veritiere e  non pilotate da interessi inconfessabili. In ogni caso i colpevoli siete voi, giudici di Taranto, inadempienti per cinquant’anni di fronte al disastro ambientale, forse perché collusi. Che  vergogna!
Antonio Galloni, economista, già Direttore Generale Ministero del Lavoro
A ben riflettere la denuncia dell’economista Antonio Galloni, ex Direttore Generale del Ministero del Lavoro, secondo cui nel 1990 “ci fu l’accordo tra Kohl e Mitterrand in cui Kohl, in cambio dell’appoggio di Mitterrand per la riunificazione tedesca, rinunciava al marco e quindi accettava la prospettiva dell’euro, accettava cioè di arrivare a una moneta comune che proteggesse la Francia. Ma quest’accordo prevedeva anche la deindustrializzazione dell’Italia …” acquisisce, oggi più che mai, un’ulteriore conferma. Quell’accordo fu onorato da Guido Carli, da Carlo Azelio Ciampi e da Romano Prodi. Quell’accordo fu la conseguenza di una decisione ben più antica fra gli alleati vincitori nel 1945, che prevedeva lo smantellamento dell’industria tedesca e italiana. I tedeschi resistettero e l’ebbero vinta. Anche gli italiani resistettero ed Enrico Mattei, appoggiato da De Gasperi, non smantellò l’ENI disubbidendo gli ordini. Anche Palmiro Togliatti era d’accordo. Anche Amitore Fanfani e fu il boom economico degli anni 50 e 60. Poi Aldo Moro ed Enrico Berlinguer non ebbero memoria storica, o meglio, furono degli analfabeti dal punto di vista industriale. Furono condotti, in quanto analfabeti, alla guida del primo partito di governo e del primo partito di opposizione dai nemici dell’Italia e fu il declino. Bettino Craxi provò a resistere e fu massacrato. Silvio Berlusconi provò a resistere e una guerra, senza esclusione di colpi, lo ha logorato per vent’anni fino al folle epilogo di questi giorni. Ma i nemici in guerra con l’Italia non hanno previsto la schiena dritta di Giorgio Napolitano, la saggezza di Angela Merkel (non a caso è una donna), la guida di Mario Draghi alla BCE e la premiership di Mario Monti, condivisa da Silvio Berlusconi. Tutti pezzi da novanta che assieme fanno squadra e sistema.
Mi rivolgo a Susanna Camusso e lo faccio con convinzione perché è una donna. Le vorrei ricordare che anch’io, ventenne, mi feci le ossa in CGIL come segretario di zona della FIOM. Frequentai la scuola centrale di Ariccia poi, per qualche anno, mi dedicai ai contratti aziendali prima di fare il giornalista poi l’imprenditore. Vado fiero di quell’esperienza che mi ha insegnato tanto del sindacato e delle relazioni industriali fondamento di ogni democrazia occidentale. Ebbene dobbiamo disarcionare gli ultimi nostalgici della deindustrializzazione che ora stanno usando alcuni magistrati e i falsi ambientalisti nella loro, folle, missione suicida. Se la CGIL appoggiasse, nell’interesse dei lavoratori, una soluzione ragionevole a Taranto, sarebbe l’inizio della svolta per uscire dalla crisi.
Anche Renata Polverini è una donna che sta facendo la sua battaglia contro le ruberie dei suoi colleghi e per la moralizzazione. Mi ricordo che tentarono di farla fuori per renderla ineleggibile provocando un disguido nella presentazione della lista del PdL alle elezioni regionali in Lazio. Ora capisco le ragioni di quel disguido. Mi auguro che Renata Polverini continui la sua battaglia oltre il Lazio perché i meccanismi delle ruberie sono gli stessi in tutte le regioni e in tutti i gruppi politici. Perché la battaglia è trasversale come è trasversale la corruzione che scatena la follia. 120921 Daniele Leoni

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Leggi anche:
http://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/06/28/un-tecnico-degli-anni-ottanta-parla-della-crisi-delleuro-di-andreotti-e-della-deindustrializzazione-italiana/

http://www.senigallianotizie.it/1327319183/la-deindustrializzazione-dellitalia-e-il-funzionario-oscuro-che-fece-paura-a-kohl



Considerazioni:

Le conclusioni pessimistiche e anti euro che si desumono dall'articolo non mi convincono. Ho ordinato il libro di Nino (Antonio) Galloni pubblicato di recente, per capire meglio. Dopo aver letto il libro mi riprometto di ritornare sull’argomento.



Chi ha tradito l'economia italiana? Come uscire dall'emergenza

Autore Galloni Nino Editori Riuniti Univ. Press  (collana Politica & società)

La sconfitta del principale paradigma liberista (il risanamento dei conti pubblici come presupposto dello sviluppo) sostituito dal paradigma voluto dal potere vincente, la speculazione internazionale (che, invece, sta sostenendo, subito lo sviluppo con conti in ordine) non risulta ancora digerita dai governi e dagli Stati: che continuano ad anteporre "lacrime e sangue" e a non selezionare le misure di politica economica per scegliere solo quelle che aiutano lo sviluppo senza peggiorare i conti ovvero che migliorano i conti senza penalizzare lo sviluppo. Su questa strada è addirittura l'euro a rischiare, a breve, una brutta fine. Oggi la speculazione finanziaria è dieci volte più forte delle classiche istituzioni internazionali. La stessa Germania, in Europa, non riesce a tenere il passo con il cambiamento dei paradigmi. La svolta liberista anti-keynesiana della fine degli anni settanta ha esaurito la sua spinta devastatrice, ma la attuale prepotenza della finanza internazionale, dove ci sta portando? Su tale linea di ragionamento l'economista Nino Galloni propone questa ricerca che parte dal dopoguerra per arrivare alla cruciale resa dell'Unione Europea al diktat americano fra ottobre e novembre del 2011.
 

lunedì 17 settembre 2012

Matteo Renzi è il più adatto?

Il Sindaco di Firenze Matteo Renzi
Matteo Renzi non corrisponde totalmente al leader della sinistra che mi piacerebbe. Gli manca quel background tecnologico e industriale che io vorrei da un politico giovane che guarda al futuro, che sappia compensare le manchevolezze della cultura umanistico giuridica tipica della casta politica attuale. Però il piglio da innovatore serio ce l’ha e soprattutto non considera l’avversario un nemico da distruggere ma un competitor da battere secondo regole condivise. Matteo Renzi è portatore del seme di un bel salto di qualità. Allora anch’io, che ho sempre votato per Berlusconi alle politiche ma ho anche votato per la sinistra alle regionali (Emilia Romagna), potrei partecipare alla primarie del PD per sostenere Matteo Renzi. Poi, se dovesse vincere le primarie, e se il PdL dovesse esprimere un candidato meno convincente, potrei votarlo alle politiche. Mi piace il linguaggio di Renzi, così lontano da Grillo, da Vendola e da Di Pietro che sono fuori dal terreno condiviso di competizione in una moderna democrazia occidentale. Penso che la sua vittoria sia, in questo momento, più efficace di altri premierati che determinerebbero la fine del nostro nascente bipolarismo con altrenanza, facendo emergere di nuovo il ventre molle del sistema democristiano. Con Renzi i vari Casini, Rutelli, Fini sarebbero fuori gioco e Mario Monti, Silvio Berlusconi, Luca Montezemolo potrebbero fare i vecchi, saggi consiglieri, come conviene a chi ha tanto vissuto e tanto combattuto. Anche Napolitano e Bersani potrebbero fare i consiglieri, perché in emergenza bisogna unire le forze e mettere da parte ciò che divide, sempre che ciò che unisce sia più importante. Infine un premier giovane avrebbe un livello di attenzione più elevato e non si farebbe ingannare da ladri, millantatori, e professionisti del doppio gioco, come è capitato a Berlusconi ma anche a Bersani. Solo le belle donne potrebbero fare breccia, ma questo è il male minore! 120917 Daniele Leoni

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Hyde Park Corner

Ogni giorno in quest’area sono pubblicati gli interventi più significativi dei lettori del Foglio.it inviati tramite il modulo on line. Gli interventi del 18 settembre 2012

Ringrazio Giuliano Ferrara che mi ha attribuito la “greatest hits”  settimanale con la prestigiosa coccarda e Matteo Renzi che mi ha ispirato.

 

Leggi anche:
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venerdì 14 settembre 2012

Mario Monti: il linguaggio e i contenuti.

Susanna Camusso Segretario della CGIL
L’atteggiamento flemmatico di Mario Monti può anche non piacere. Io, se do retta all’istinto, preferisco Silvio Berlusconi. Però quando Berlusconi si lascia andare ad affermazioni piene di veleno verso i comunisti, senza considerare il contesto storico nel quale il comunismo nacque e le nobili aspirazioni popolari che lo motivarono, allora diventa detestabile. Certo, il comunismo è stato un fallimento, ha fatto innumerevoli vittime e ha commesso tante atrocità. Il più grave errore del comunismo è stata la negazione del libero mercato, la pretesa cioè che una pianificazione centralizzata potesse risolvere tutti i problemi dell’economia. Quando i dirigenti comunisti sovietici si accorsero che le loro teorie non funzionavano, lasciavano cioè aperte delle voragini entro cui dilagavano l’anarchia e la corruzione, allora ripiegarono sulla repressione e sull’imposizione, aggravando così i problemi. I propositi erano buoni, gli effetti invece furono catastrofici. Un classico, come diceva Oscar Wilde: “Le cose peggiori sono sempre state fatte con le migliori intenzioni “. Avevo 19 anni quando lessi “I limiti dello sviluppo”, il famoso rapporto del MIT al Club di Roma sui dilemmi dell’umanità. Poi lessi tanti altri libri sullo stesso argomento. Un esempio che mi colpì, raccolto da quelle letture, fu quello relativo ai quartieri popolari dove gli abitanti sono meno stimolati alla loro emancipazione rispetto a coloro che vivono in quartieri dove risiedono anche ceti più agiati. Di conseguenza i quartieri popolari tendono a scivolare verso il degrado. I quartieri misti avanzano invece verso livelli migliori di vita e anche i ceti poveri che vi abitano hanno parecchie possibilità di migliorare le loro condizioni. Quindi le case popolari, in quartieri finalizzati esclusivamente all’edilizia popolare, furono un errore madornale degli urbanisti di quel periodo come l’esperienza successiva dimostrò abbondantemente. L’esempio della case popolari è analogo a quello, che riguarda lo statuto dei diritti dei lavoratori, che Mario Monti ha fatto intervenendo in videoconferenza all'Università Roma Tre: "Alcune disposizioni dello Statuto dei lavoratori - ha detto Monti - pur ispirate all'intento nobile di difendere i lavoratori, hanno contribuito a determinare una insufficiente creazione di posti di lavoro". Le reazioni scomposte di Susanna Camusso alle riflessioni di Mario Monti mi ricordano agli anatemi di Berlusconi contro “i comunisti” anche se ispirati da motivazioni opposte. Il fatto è che il nostro tempo richiede ragionamento, riflessione, ponderatezza, equilibrio. E’ un problema di cultura, che non significa non sbagliarsi mai, ma rendersi conto e correggere i propri errori. Berlusconi, passando la mano a Mario Monti ha dimostrato di avere questa cultura. Susanna Camusso invece assomiglia ai comunisti sovietici che, perseverando nei loro errori, hanno decretato la loro fine. 120914 Daniele Leoni

giovedì 13 settembre 2012

Caro Angelino Alfano ...

Silvio Berlusconi e Mario Monti
Caro Angelino Alfano,
qualche giorno fa un amico mi chiedeva se voterò ancora per Berlusconi. Gli ho risposto che “se Berlusconi fosse candidato e dall'altra parte ci fossero Di Pietro, Vendola, Grillo e Giggino De Magistris, voterei per Berlusconi di corsa! Sempre secondo il concetto che, se il rischio è lo sfascio totale, Berlusconi, la sua famiglia e le sue aziende hanno qualche cosa da perdere. I matti no …” Berlusconi è un imprenditore capace e un uomo solido con tutte le caratteristiche che ne fanno un grande leader di indiscussa affidabilità. Se fossimo in tempi normali e un una democrazia sana anche la sinistra democratica esprimerebbe un uomo di pari livello, con un passato di successi nell’impresa o in una professione con forti sintonie con il bene comune. Esprimerebbe un leader con una bella famiglia dove i figli si distinguono nello studio o si cimentano alla guida delle attività paterne. Il leader della sinistra dovrebbe essere fautore della cultura del lavoro, dell’efficienza e della produttività con l’intento di ridistribuire equamente una ricchezza vera, frutto della sana creatività che trova espressione nell’industria e nella ricerca, sia essa pubblica o privata. Il leader della sinistra dovrebbe creare le condizioni perché il lavoro possa prosperare ed impedire, giocando il suo ruolo di leader, che passi la disinformazione come è successo con gli ultimi referendum. Dovrebbe essere il primo nemico degli sprechi nella pubblica amministrazione, dei fannulloni che danneggiano i lavoratori onesti, degli insegnanti analfabeti di ritorno, assolutamente inadeguati a formare i nostri ragazzi. Poi, sosterrebbe con forza i diritti civili, le pari opportunità e si farebbe carico con convinzione delle necessità dei più deboli, siano essi cittadini italiani o stranieri immigrati, desiderosi del un riscatto e di un lavoro onesto. Sarebbe laico, e deciso assertore della laicità dello Stato. Ebbene: ti debbo confessare che, se si presentasse un tale leader della sinistra, potrei votarlo. Il fatto è che in Italia, oltre a parecchia demagogia, c’è troppa confusione. Berlusconi ha fatto tanti errori. Ne cito due: non si è opposto alla campagna antinucleare e ha ceduto agli speculatori del solare e dell’eolico; ha subito, senza opporsi, la guerra assurda contro Gheddafi, imposta dai francesi per colpire gli interessi economici italiani. Ha fatto anche tante cosa buone, prima fra tutte l’alleanza con la Russia di Putin, la nomina di Mario Draghi al vertice della BCE e ha passato la mano a Mario Monti con convinzione. La strada imboccata verso l’unità politica dell’Europa con un ruolo determinate dell’Italia è il risultato della politica di Berlusconi. E le cose più negative, che hanno trascinato l’Italia sull’orlo del baratro, sono il risultato della dissennatezza di una sinistra italiana in balia di pazzi scatenati. La sinistra ha difeso gli sprechi, le caste, i privilegi delle categorie protette, le bufale in campo energetico e via di seguito. Mi piacerebbe che Mario Monti si presentasse alle elezioni ma, purtroppo non lo farà. Quel candidato della sinistra che mi piacerebbe tanto non arriverà. Allora toccherà ancora a Berlusconi accettare la sfida e determinare di nuovo il nostro futuro?120913 Daniele Leoni

Leggi anche:
http://danleoni.blogspot.it/2011/07/il-nostro-orgoglio-e-il-loro.html


giovedì 6 settembre 2012

Con lo stile di Enrico Mattei, vorrei partire dalla Sardegna!

Una centralina per misurare l'assorbimento di CO2 nella foresta
Dopo gli ultimi avvenimenti, sono sempre più convinto che la Sardegna, con i suoi problemi e le sue contraddizioni, potrebbe essere un ottimo laboratorio per uno sviluppo economico possibile dell’Italia dilaniata da contraddizioni. Nell’intervento precedente ho ipotizzato l’innesto di un processo virtuoso dove CarboSulcis e una  centrale termoelettrica a carbone (o combinata), avrebbero generato una nuova filiera, quindi know how da collocare nel mercato italiano e internazionale.  Vorrei ripartire dalla Sardegna con una iniziativa, con lo stile di Enrico Mattei, che realizzi un'eccellenza nell’attività mineraria di risorse povere, sempre più appetibili nel prossimo futuro, per poterla esportare in cambio di partecipazioni.  
Enrico Mattei, artefice della rinascita italiana degli anni 50.
Ho ipotizzato che la miniera del Sulcis subisca un graduale processo di robotizzazione,  per rendere l’estrazione più economia e più salubre ma anche in vista della nascente attività mineraria nello spazio cosmico dove le miniere robotizzate saranno l’unica soluzione per le attività estrattive. Si potrebbe così lavorare su una prospettiva per le generazioni future, in un campo diverso da quello nucleare, dove abbiamo dilapidato il primato che Enrico Fermi e Felice Ippolito conquistarono nel secolo scorso. Questo campo garantirebbe una prospettiva ai giovani di domani.  Ho anche ipotizzato una centrale termoelettrica, vicina alla miniera, per evitare tutti i problemi della movimentazione del carbone, costosa e inquinante. Che la centrale, dotata degli accorgimenti più efficaci per l’abbattimento delle polveri e dell’anidride solforosa dai fumi, scarichi sostanzialmente solo CO2 e vapor d’acqua. Che invece di pensare ad immagazzinare la CO2 nel sottosuolo, si pensi piuttosto al rimboschimento massiccio delle zone incolte della Sardegna, così da riassorbire, per via naturale, la CO2 prodotta, con l’effetto indotto dell’incremento del turismo anche nell’entroterra. Ho ipotizzato anche un rigassificatore per bruciare metano in modo combinato assieme al carbone del Sulcis, ma soprattutto per servire alle strategie nazionali di approvvigionamento del metano quando il prezzo è più basso.
Ora vorrei aggiungere altri due elementi.  Quello dell’industria energivora, con ALCOA   in prima fila, che troverebbe spazio in Sardegna a fronte dell’esubero nella produzione di elettricità. Ma anche quello della realizzazione del sito nazionale per lo stoccaggio delle scorie radioattive, poiché la Sardegna è l’unico territorio italiano assolutamente non sismico. In questo modo la Sardegna compenserebbe gli importanti investimenti che sarebbero a carico della comunità nazionale.
Propongo di dettagliare tutti questi elementi  in un progetto, incluso lo sviluppo di un polo universitario specializzato nei vari comparti di ingegneria mineraria, aerospaziale, informatica, robotica e di gestione ambientale oltre che in ingegneria ed in economia del turismo.
Propongo di sottoporre il progetto a referendum popolare nella regione Sardegna.
Sono pronto a scommettere sulla condivisione pressoché generalizzata di un tale progetto da parte della popolazione, incluso lo stoccaggio delle scorie radioattive. Sono pronto a scommettere che, questa volta e in questo caso, non passerà la disinformazione. 120906 Daniele Leoni

Leggi anche:
http://danleoni.blogspot.it/2012/09/e-se-facessimo-un-laboratorio-sulcis.html

martedì 4 settembre 2012

E se facessimo un laboratorio Sulcis?

I minatori all'interno della miniera del Sulcis
La pagina del blog di Nicola Porro che ho commentato
Gli operai che scavano il carbone saranno presto sostituiti, nelle miniere del futuro, da sistemi robotizzati. Il compito di chi conduce la miniera sarà fare la manutenzione delle macchine e sviluppare sistemi più efficienti  utilizzando l’esperienza sul campo.
Le centrali elettriche del futuro si divideranno in due categorie: quelle non inquinanti come le centrali nucleari e idroelettriche e quelle inquinanti che utilizzano combustibili solidi (inclusi i rifiuti) o idrocarburi. Le prime hanno un alto contenuto di rischio in caso di catastrofe naturale, quelle idroelettriche ancor più delle nucleari. Le seconde generano fumi e scorie che, se non trattati, hanno un alto impatto ambientale nel corso dell’esercizio normale. Non menziono le centrali solari ed eoliche perché poco rilevanti nella produzione, anch’esse però con un impatto ambientale importante. Ebbene, sia nel caso della sicurezza che in quello dell’abbattimento degli inquinanti, il problema si risolve con la migliore tecnologia oggi disponibile per la progettazione e per la conduzione dell’impianto. La tecnologia esiste ed ha un costo proporzionale al livello di affinamento che si vuole raggiungere. Non avendo però, in Italia, rilevanti esperienze sul campo, le tecnologie e il know-how vanno acquistati da chi queste esperienze le ha fatte.
Supponiamo di voler trasformare la Sardegna in un laboratorio ecologico per il miglior utilizzo possibile delle risorse che esistono, cioè il carbone del Sulcis, la sua destinazione per la produzione di energia. Mi preoccuperei di tutte le sfaccettature del processo, a partire dal piano di graduale automazione della miniera. La centrale termoelettrica dovrebbe sfruttare al massimo la prossimità con la miniera eliminando del tutto i problemi della movimentazione del carbone con i relativi costi e impatto ambientale. Siccome il carbone del Sulcis deve essere miscelato con altri combustibili per raggiungere elevate temperature di esercizio, perché non prevedere un bel rigassificatore, assolutamente non inquinante e strategico nel piano energetico nazionale? Le navi metaniere non versano petrolio in mare e quindi nessun pericolo per le coste sarde e per gli stabilimenti balneari! Il rigassificatore, oltre a servire il resto del Paese, alimenterebbe anche la nostra centrale. Infine deve essere attivato un sofisticato sistema di monitoraggio per controllare, real-time, la composizione dei fumi emessi. Il sistema di monitoraggio, con tutti i paramenti di esercizio della centrale, deve essere accessibile on-line 24 ore su 24. Non mi preoccuperei più di tanto della emissione di CO2. La CO2 viene trasformata dalla vegetazione nel processo di fotosintesi, col carbonio che diventa legno e l’ossigeno che arricchisce l’aria. Allora non è meglio destinare a bosco tutte le vaste aree incolte della Sardegna, col secondo effetto di valorizzare il territorio e incrementare il turismo?
Supponiamo di riuscire a condurre in porto un siffatto progetto, ben attenti a prevedere che ogni comparto, dall’automazione della miniera, alla produzione di energia, alla gestione dei fumi e delle scorie sia in costante evoluzione. Abbiamo detto che è un laboratorio quindi oltre a produrre energia produrrà esperienza, know-how. I minatori, piano piano, diventeranno tecnici dei computer, progettisti e manutentori dei robot.  Anche la centrale sarà completamente automatizzata e il lavoro consisterà nel controllare l’impianto, manutenerlo e soprattutto capire, dai piccoli inconvenienti che dovranno essere affrontati  ogni giorno, quali sono le migliorie da implementare.
Ecco che nascerà una scuola, un sapere scientifico, gestionale, industriale. Si svilupperà un indotto specializzato nelle mille componenti necessarie al nostro laboratorio, non ultima quella del controllo, del monitoraggio pubblico di tutte le fasi dell’attività, perché nulla possa sfuggire. Nascerà una nuova cultura industriale diffusa che prenderà il posto dell’atteggiamento piagnone che, a partire dagli anni 70, è riuscito a demolire tutte le eccellenze italiane.
Questo know-how si trasformerà in filiera e le nuove tecnologie implementate potranno essere rivendute, nel mondo, laddove si dovranno sfruttare risorse povere come il carbone del Sulcis. In un mondo sempre più assetato di energia e di materie prime, ancora molto lontano dalla risoluzione definitiva che è lo sfruttamento minerario dello spazio cosmico. E se l’umanità vorrà estrarre minerali dagli asteroidi e dalle comete, dovranno essere i robot a farlo.  Chi avrà sviluppato questa tecnica potrà candidarsi.  Allora i conti torneranno e l’investimento darà i suoi frutti nell’immediato ma soprattutto per le generazioni a venire.
Vorrei utilizzare la pagina web del Governo Italiano e trasmettere a Monti e a Passera queste considerazioni. Penso che lo farò. Intanto approfitto della Zuppa di Porro. 120904 Daniele Leoni

L'articolo di Nicola Porro
http://blog.ilgiornale.it/porro/2012/08/31/o-salviamo-il-sulcis-o-salviamo-leconomia/#comment-20276