I minatori all'interno della miniera del Sulcis |
La pagina del blog di Nicola Porro che ho commentato |
Le centrali elettriche del futuro si divideranno in due
categorie: quelle non inquinanti come le centrali nucleari e idroelettriche e
quelle inquinanti che utilizzano combustibili solidi (inclusi i rifiuti) o
idrocarburi. Le prime hanno un alto contenuto di rischio in caso di catastrofe
naturale, quelle idroelettriche ancor più delle nucleari. Le seconde generano
fumi e scorie che, se non trattati, hanno un alto impatto ambientale nel corso
dell’esercizio normale. Non menziono le centrali solari ed eoliche perché poco
rilevanti nella produzione, anch’esse però con un impatto ambientale
importante. Ebbene, sia nel caso della sicurezza che in quello
dell’abbattimento degli inquinanti, il problema si risolve con la migliore
tecnologia oggi disponibile per la progettazione e per la conduzione
dell’impianto. La tecnologia esiste ed ha un costo proporzionale al livello di
affinamento che si vuole raggiungere. Non avendo però, in Italia, rilevanti
esperienze sul campo, le tecnologie e il know-how vanno acquistati da chi
queste esperienze le ha fatte.
Supponiamo di voler trasformare la Sardegna in un
laboratorio ecologico per il miglior utilizzo possibile delle risorse che
esistono, cioè il carbone del Sulcis, la sua destinazione per la produzione di
energia. Mi preoccuperei di tutte le sfaccettature del processo, a partire dal
piano di graduale automazione della miniera. La centrale termoelettrica
dovrebbe sfruttare al massimo la prossimità con la miniera eliminando del tutto
i problemi della movimentazione del carbone con i relativi costi e impatto
ambientale. Siccome il carbone del Sulcis deve essere miscelato con altri
combustibili per raggiungere elevate temperature di esercizio, perché non
prevedere un bel rigassificatore, assolutamente non inquinante e strategico
nel piano energetico nazionale? Le navi metaniere non versano petrolio in
mare e quindi nessun pericolo per le coste sarde e per gli stabilimenti
balneari! Il rigassificatore, oltre a servire il resto del Paese, alimenterebbe
anche la nostra centrale. Infine deve essere attivato un sofisticato sistema di
monitoraggio per controllare, real-time, la composizione dei fumi emessi. Il
sistema di monitoraggio, con tutti i paramenti di esercizio della centrale,
deve essere accessibile on-line 24 ore su 24. Non mi preoccuperei più di tanto
della emissione di CO2. La CO2 viene trasformata dalla vegetazione nel processo
di fotosintesi, col carbonio che diventa legno e l’ossigeno che arricchisce
l’aria. Allora non è meglio destinare a bosco tutte le vaste aree incolte della
Sardegna, col secondo effetto di valorizzare il territorio e incrementare il
turismo?
Supponiamo di riuscire a condurre in porto un siffatto
progetto, ben attenti a prevedere che ogni comparto, dall’automazione della
miniera, alla produzione di energia, alla gestione dei fumi e delle scorie sia
in costante evoluzione. Abbiamo detto che è un laboratorio quindi oltre a
produrre energia produrrà esperienza, know-how. I minatori, piano piano,
diventeranno tecnici dei computer, progettisti e manutentori dei robot. Anche la centrale sarà completamente
automatizzata e il lavoro consisterà nel controllare l’impianto, manutenerlo e
soprattutto capire, dai piccoli inconvenienti che dovranno essere affrontati ogni giorno, quali sono le migliorie da
implementare.
Ecco che nascerà una scuola, un sapere scientifico,
gestionale, industriale. Si svilupperà un indotto specializzato nelle mille
componenti necessarie al nostro laboratorio, non ultima quella del controllo,
del monitoraggio pubblico di tutte le fasi dell’attività, perché nulla possa
sfuggire. Nascerà una nuova cultura industriale diffusa che prenderà il posto
dell’atteggiamento piagnone che, a partire dagli anni 70, è riuscito a demolire
tutte le eccellenze italiane.
Questo know-how si trasformerà in filiera e le nuove
tecnologie implementate potranno essere rivendute, nel mondo, laddove si
dovranno sfruttare risorse povere come il carbone del Sulcis. In un mondo
sempre più assetato di energia e di materie prime, ancora molto lontano dalla
risoluzione definitiva che è lo sfruttamento minerario dello spazio cosmico. E
se l’umanità vorrà estrarre minerali dagli asteroidi e dalle comete, dovranno
essere i robot a farlo. Chi avrà
sviluppato questa tecnica potrà candidarsi.
Allora i conti torneranno e l’investimento darà i suoi frutti
nell’immediato ma soprattutto per le generazioni a venire.
Vorrei utilizzare la pagina web del Governo Italiano e
trasmettere a Monti e a Passera queste considerazioni. Penso che lo farò.
Intanto approfitto della Zuppa di Porro. 120904 Daniele Leoni
L'articolo di Nicola Porro
http://blog.ilgiornale.it/porro/2012/08/31/o-salviamo-il-sulcis-o-salviamo-leconomia/#comment-20276
L'articolo di Nicola Porro
http://blog.ilgiornale.it/porro/2012/08/31/o-salviamo-il-sulcis-o-salviamo-leconomia/#comment-20276
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