martedì 16 maggio 2017

Il rinascimeto di chi sa andare oltre!

Caro Mauro, ho scritto questo articolo per far diventare costruttivo il mio commento al tuo fondo “Andare oltre il PSI”. Io sarei felice di collaborare su questi temi. Anche Adriano Autino, che mi legge in copia, sarebbe felice di collaborare con l’Avanti! ed è convinto, come me, che su questo terreno si possa aggregare un’area senz’altro laica, prevalentemente liberale, pacifista, antifascista, sensibile ai temi dell’ambiente nel senso dell’ecologia industriale. Un’ecologia umanista, consapevole che la crescita fa parte della natura umana e che un pianeta, con una popolazione di oltre sette miliardi, deve necessariamente trovare una prospettiva proiettata in un futuro di secoli.
Daniele

Grazie. Metto dentro oggi. Conosciamo bene e stimiamo Adriano. Bene. Credo che la collaborazione possa essere fruttuosa. Mau

Questo lo scambio epistolare fra me e il direttore dell'Avanti Mauro Del Bue. 
Adriano Autino, Presidente e fondatore di Space Renaissance International, è il terzo soggetto e il protagonista dell'idea. Potrebbe essere un bell'inizio. 
Questo è l'articolo.

Rinascimento Spaziale (Space Renaissance) è il nome di un’associazione che pochi anni fa era annoverata fra i sognatori. Ma, come spesso accade in particolari momenti della storia umana, questi sognatori oggi si stanno svegliando e crescono in fretta, assieme alla fattibilità di quello che un tempo era solo un sogno. Il sogno, quando si sposta dalla fantasia alla fattibilità, in breve diventa politica, economia e impresa. Quel sogno parv spegnersi, quasi due anni fa, dopo il rombo e la fiammata dei motori, sopra Cape Canaveral, in Florida, dove tutto finì in una nuvola bianca. Domenica 28 Giugno 2015 un Falcon 9 di SpaceX, che trasportava una navicella dragon coi rifornimenti alla Stazione Spaziale internazionale ISS, esplose a 45 chilometri d’altezza, 2 minuti e 19 secondi dopo il lancio. Nessun danno alle persone. Fu il primo insuccesso nella marcia verso la conquista del primato nell’esplorazione spaziale di Elon Musk, il giovane imprenditore statunitense, fondatore di PayPal, Proprietario di Tesla (leader mondiale delle auto elettriche), fondatore, CEO e progettista di SpaceX che quel primato oggi sembra proprio averlo conquistato sul campo. Nei quasi due anni che ci separano da quell’incidente, SpaceX ha dimostrato una capacità di reazione unica. Ha analizzato con cura le cause, corretto il difetto in un componente responsabile del disastro, ha ripreso i lanci fino al traguardo, raggiunto il 21 Dicembre dello stesso anno, con il rientro del primo stadio del lanciatore vicino alla rampa di lancio a Cape Canaveral dopo il lancio e dispiegamento dei satelliti ORBCOMM-2. Una pietra miliare, capace di ridurre cento, mille volte il costo dell’esplorazione spaziale. L’anno scorso, il 2016, è stato cruciale e drammatico al tempo stesso: 8 lanci coronati da successo, 5 rientri del primo stadio riusciti (di cui 4 su piattaforma marina). Poi, l’1 Settembre, durante il rifornimento di carburante, il Falcon 9 è esploso a terra mentre si preparava al lancio di un satellite delle telecomunicazioni, (Amos 6) dell’israeliana Spacecom. Fortunatamente, anche questa volta, nessuna vittima, solo ingenti danni materiali. Un nuovo blocco dei lanci e un’indagine meticolosa per capire le cause dell’incidente. Isolato il problema, corretto l’errore, dal 14 Gennaio 2017 al primo Maggio, 5 nuovi lanci, 4 rientri del lanciatore riusciti, di cui uno già utilizzato in una precedente missione. Cento per cento di successi , un programma da capogiro di qui a fine anno e progetti mirabolanti per gli anni a venire. Parliamoci chiaro: se non ci fosse stato un imprenditore privato, con miliardi e miliardi di dollari d’investimento e parecchie decine di commesse per il lancio di satelliti, in lista d’attesa, un trend di questo tipo sarebbe stato impensabile. Invece è successo e oggi guardiamo il rientro verticale del lanciatore, a terra o in una piattaforma oceanica, come se si trattasse della routine di un volo di linea. Elon Musk ha scatenato anche l’emulazione di altri imprenditori. Vendere un miliardo di azioni Amazon, ogni anno, per finanziare l'azienda spaziale Blue Origin con l'obiettivo di trasportare le persone nello spazio per un bel viaggio intorno alla terra, è quello che ha intenzione di fare Jeff Bezos, fondatore del famoso marketplace e secondo uomo più ricco al mondo, con un patrimonio netto stimato in più di 78 miliardi di dollari. Mentre Mark Zuckerberg, fondatore e CEO di Facebook, ha annunciato un progetto per spedire satelliti esplorativi oltre il Sistema Solare: col fisico Stephen Hawking, l'investitore e filantropo russo Yuri Milner e altri scienziati e ingegneri, hanno in mente una nanosonda sospinta da una vela, che attraverso la spinta congiunta di raggi laser possa viaggiare al 20% della velocità della luce, catturando le immagini di tutto ciò che incontra durante il percorso. Questi effetti sono stati alimentati dalla NASA, che ha reagito alla restrizione di fondi delle amministrazioni Bush e Obama ripiegando sui privati, con il risultato di rendere il volo spaziale più economico. C’è stato l’effetto congiunto della crescita esponenziale della potenza di calcolo, della riduzione drastica delle dimensioni della micro-elettronica, lo sviluppo delle tecniche di intelligenza artificiale, la stampa 3D per rendere possibili cantieri robotizzati in orbita fuori dall’atmosfera. In pochi anni i progetti più arditi sono diventati possibili come il rientro verticale di un lanciatore, a terra o su una piattaforma marina. Così come è possibile spedire robot con una sufficiente autonomia operativa in corpi celesti lontani decine di minuti od ore luce, che dopo aver eseguito in modo completamente automatico complesse operazioni, ci trasmettono immagini spettacolari ed enormi quantità di dati su scenari che nessuno, prima, aveva immaginato. E’ il caso di della coppia Plutone Caronte, svelata dalla sonda New Horizons, che ora si trova oltre Plutone e sta accelerando in direzione di un altro corpo del Sistema Solare esterno, chiamato 2014 MU69: l'appuntamento è per il 2019, per nuove e sorprendenti scoperte. Lo staff che segue la missione sta pensando ad un nuovo appuntamento, questa volta con un orbiter e un lander. E ipotizza rivoluzionarie tecniche di propulsione. E cosa dire dello spettacolo che ci ha offerto la sonda Cassini negli ultimi 12 anni attorno al pianeta Saturno e che ci regala proprio in questi mesi, alla fine della sua vita operativa?
L'idea di una stazione spaziale grande come una città
 Oggi, come mai in passato, l’esplorazione spaziale è un grande spettacolo e una grande scuola a disposizione di tutti. Insegna ai nostri ragazzi a ragionare in modo pianificato, ad aspettare anche anni il risultato prima che la sonda che raggiunga il suo traguardo. Ci insegna a programmare con tecniche a prova d’errore e a far tesoro degli insegnamenti derivati dagli errori che, nonostante la grande cura nella progettazione e nell’esecuzione, purtroppo inevitabilmente si verificano. Gli imprenditori, Elon Musk in primo luogo, hanno creato attorno alle loro imprese ondate di passione e d’entusiasmo alimentate soprattutto dalle migliaia di tecnici operativi nelle varie branche dell’attività. In California, in Florida, si respira il rinascimento spaziale. Si respira in Cina, in Giappone, in Europa e in Italia dove la nostra Agenzia Spaziale (ASI) è fra i fondatori e i maggiori contribuenti dell’ESA (European Space Agency). Il suo Presidente, Roberto Battiston, non perde occasione per ricordare che quasi 50% dei moduli abitabili della stazione spaziale internazionale, tra cui la famosa cupola da dove si scattano quelle splendide foto del nostro pianeta, è stata realizzata a Torino da Thales Alenia Space Italia, joint venture tra Leonardo Finmeccanica e i francesi di Thales. Un grande orgoglio, ma anche posti di lavoro e capacità tecnologiche. A proposito di Rinascimento Spaziale, ci sarebbe tantissimo da raccontare e da scrivere. Almeno una cosa la vorrei dire prendendola in prestito da Adriano Autino, Presidente di Space Renaissance International. Noi viviamo in fondo a un pozzo gravitazionale e facciamo una fatica terribile a uscire. Ma fuori dall’atmosfera, senza le intemperie che corrodono tutto e senza la gravità che spinge in basso, sono possibili costruzioni grandiose, libere dalla ruggine e dall’usura del tempo. Fra cento, mille anni quali meraviglie saremo in grado di edificare vicino al nostro Sole e più lontano, nel nostro braccio di Galassia? Una cosa è certa: potremo farlo solo liberi da dogmi e da fondamentalismi. Diversamente saremo costretti a rimanere quaggiù, logorati dalla crescita demografica, dai conflitti fra i popoli e le religioni e condannati al declino, graduale o violento di chi non ha saputo andare oltre. 170516 Daniele Leoni