lunedì 16 settembre 2013

Il gigante Brunetta

Aveva messo il dito sulla piaga italiana dei fannulloni della pubblica amministrazione. Aveva tentato una cura energica per sconfiggere la peggiore Italia. I suoi nemici erano i parassiti di ogni colore politico, di ogni categoria sociale e di ogni età: comunisti, fascisti, democristiani, duri e mollaccioni, istruiti e ignoranti, signori e cafoni. Mentre applaudivano Renato Brunetta i vecchi comunisti operosi, i giovani sognatori, i nostalgici di un passato vagheggiato in assenza di un solido presente, i nuovi liberali, i giovani studiosi, gli imprenditori delle idee e del fare, i lavoratori veri, i disoccupati con la voglia di un lavoro. Dov’è finito quel gigante? Non lo trovo più. Si è perso nell’ombra del vecchio capo fra pitonesse, falchi spennacchiati, colombe in piccionaia. Mi piacerebbe veder di nuovo in prima linea quel gigante che non esitava a schierarsi con l’Italia migliore.130916 Daniele Leoni

martedì 3 settembre 2013

Costruiamo una nuova Petra

E se proponessimo la regola secondo cui il denaro speso per gli attacchi militari venga controbilanciato almeno con un’uguale somma destinata ad interventi umanitari? Immaginiamo allora un insediamento in Giordania che accolga i profughi. Un insediamento dove far crescere città, con industrie e fattorie. Immaginiamo tutta la nostra scienza utilizzata per trasformare il deserto in giardino. E’ tecnicamente possibile: è già stato fatto in Israele. Immaginiamo che una nuova generazione di ragazzi, i figli dei profughi, diventi il nucleo di una comunità che metta al bando le discordie e i fondamentalismi e riesca a prosperare. E’ possibile perché è più efficace diffondere cose buone piuttosto che fare baruffa sulle cattive. E’ un metodo che ci costringe a premiare le reciproche opportunità e a mettere in secondo piano i conflitti.
La copertina del time dedicata a Barack Obama
Così l’inadeguatezza culturale dei vari dottor Stranamore, che viene immortalata nella copertina di Time con un Barack Obama “guerriero infelice”, sarebbe superata da un fatto eclatante. E l’accenno al baciamano di Papa Francesco (capo della religione più numerosa al mondo) alla Regina Rania di Giordania si riempirebbe di significato. La Siria è al centro dell’area dell’alba della nostra civiltà, delle fedi, delle filosofie e delle scienze delle arti, compresa l’arte della guerra. Ma anche dell’agricoltura e delle città. Sulla Siria si concentra ora l’attenzione dei potenti del pianeta per turbolenze politiche e sociali che causano, come sempre è avvenuto, parecchie vittime fra gli schieramenti in lotta e fra la popolazione. Centomila morti, di cui gli ultimi mille con il gas nervino. Ora, per una bizzarria del comportamento umano, proprio questi ultimi mille morti hanno scatenato la rabbia di mezzo mondo contro gli assassini che, fra l’altro, non si sa bene chi siano. Addirittura un gruppo di ribelli oppositori di Assad ha confessato di aver sparato quelle bombe senza sapere che cosa fossero, rischiando di rimanere, a loro volta, uccisi. E mezzo mondo ha concentrato, nel mare davanti a casa nostra, un arsenale di potenza inaudita pronto a fare fuoco per castigare gli assassini. Per fortuna, prima gli inglesi poi gli americani hanno ripiegato sulla prudenza seguiti a ruota dai francesi. Fra due giorni inizierà il G20 a San Pietroburgo e gli occhi dell’umanità, collegata in rete, guardano Vladimir Putin. Però il dilemma rimane perché la regola che proibisce le armi chimiche è stata violata e i responsabili devono essere sanzionati. Castighiamoli creando una via di fuga per i loro giovani e lasciamo che le vecchie cariatidi fondamentaliste si elidano a vicenda. Coinvolgiamo nel progetto Israele che ha dimostrato eccezionali capacità di ingegneria per lo sfruttamento di risorse idriche sotterranee di cui la Giordania è ricca. Dimostriamo, costruendo una nuova Petra, quanto sia efficiente la risorsa più abbondante nel mondo: la materia grigia dei nostri ragazzi.130903 Daniele Leoni