venerdì 17 gennaio 2020

L'ETA' DEL LINK (THE LINK AGE).

I geologi del futuro avranno l'esigenza di maggiore dettaglio nella suddivisione dell'epoca più recente, l'olocene, iniziata 11700 anni fa, alla fine dell'ultima piccola glaciazione, quella baltico-scandinava. I tentativi di suddivisione cronologica sono riferiti alle varie tecnologie della società umana (neolitico, bronzo ecc.) oppure alla comparsa della scrittura e della stampa. Spesso ci si interroga su che cosa abbia avuto maggiore impatto sulle dinamiche del pianeta (agricoltura, allevamento, urbanizzazione ecc.). Nella seconda metà del secolo scorso la presenza umana sulla Terra è diventata pervasiva con un incremento da 2 miliardi e mezzo del 1950 a 6 miliardi del 2000 e quasi 8 miliardi oggi.

Il grafgico del progresso umano secondo Tim Urban (waitbutwhy.com)
Antropocene.
Così l'uomo sta impattando con le dinamiche del pianeta come accadde sovente alla vita biologica nella storia geologica. Si pensi alla fotosintesi clorofilliana che alimenta l'atmosfera di ossigeno compensando l'effetto serra: l'ossigeno, 2 miliardi di anni fa, provocò l'estinzione di massa delle primitive forme di vita anaerobiche. Inoltre l'ossigeno provocò l'ossidazione del metano atmosferico generando CO2, molto meno efficace del metano come gas serra. L'effetto fu la glaciazione uroniana, la prima glaciazione che trasformò la Terra in una "palla di neve". Il fenomeno palla di neve, cioè l'estensione delle calotte polari fino all'equatore, fu ricorrente. L'ultimo episodio 550 milioni di anni fa. Dopo, col Cambriano, la vita sulla Terra divenne molto complessa. Dagli oceani, la vita iniziò ad avventurarsi nelle terre emerse. Oggi, per la prima volta nella storia della Terra, qualcuno si pone il problema di controllare il clima e di mettere un freno al corso naturale degli eventi. Questo interrogarsi dell'umanità sul clima, in modo non fatalista ma attivo, ha una valenza straordinaria. Greta Thumberg (assieme a lei tutti gli ecologisti arruffoni e un po' ignoranti) affronta il problema alla rovescia, attribuendo all'umanità una responsabilità e un potere che non ha. Non c'è nessun pianeta da salvare perché lui, il pianeta, segue il suo corso secondo le leggi che hanno regolato, per miliardi di anni, la sua evoluzione, geologica e biologica. Per quanto riguarda la biologia c'è una memoria e una conoscenza che viene fissata nel DNA: quando una specie è inadatta a sopravvivere si estingue e lascia il posto ad altri.

Una rappresentazione artistica di Neuralink
Guttemberg e Simon.
L'uomo invece vuole andare oltre il DNA. L'uomo non si inchina! C'è bisogno di un cambio di paradigma. Quando osservo gli ecologisti mi vengono in mente le proteste dei monaci emanuensi contro la stampa. I protestatari non sapevano che la diffusione delle conoscenze a un gran numero di persone poteva portare grandi innovazioni. O forse lo intuivano ma erano innovazioni che non piacevano. Oggi c'è un Guttemberg del 21° secolo, Elon Musk, ch'è sotto accusa per la sua rete satellitare Starlink perché deturperebbe le osservazioni astronomiche. Ma Starlink consentirà la larga banda per tutti, dovunque si trovi, in modo pressoché gratuito. Consentirebbe la realizzazione de sogno di Julian Simon cioè che la somma dei cervelli, miliardi di cervelli umani, messi in condizione di lavorare assieme, sono l'ultima e più grande risorsa dell'umanità. Oggi, se la medicina ha eliminato la mortalità infantile, se la tecnologia applicata all'agricoltura ha eliminato la fame nel mondo, se la paura della bomba atomica ha quasi eliminato i morti in guerra, ha contemporaneamente consentito la sopravvivenza a otto miliardi di uomini e donne che impiegano gran parte delle loro energie per allungarla questa vita. Siccome vivere il più a lungo possibile è un nostro diritto inalienabile, se tanti cervelli sono impegnati assieme dal bisogno pressante di trovare nuove risorse e soluzioni, esse saranno trovate più velocemente. Così la prospettiva è la diminuzione ulteriore dell’analfabetismo, della fame e l’aumento del benessere e delle aspettative di vita.

Una ummagine della messa in  orbita di 60 satelliti Starlink
Il link del mio primo personal computer ed oltre.
La parola Link la incontrai col mio primo personal computer quando, nei primi anni 80 del secolo scorso, imparai a programmare. Il processo di link era una delle fasi del compilatore: serviva a collegare le librerie al codice sorgente. Successivamente il termine diventò ricorrente negli scambi fra i centri di calcolo, nei travasi di files fra gli smanettoni del peer to peer poi, negli anni 90 per Internet. Quando Tim Urban ha descritto, poco tempo fa, Neuralink nel suo blog Waitbutwhy il termine Link mi è parso adatto al tema. Così per Starlink, subito dopo, che ha battezzato la rete di satelliti capace di portare la larga banda Internet a tutti gli abitanti del pianeta. Ma c'è di più: Neuralink e Starlink lavoreranno assieme per trasformare la paventata minaccia del ventunesimo secolo, cioè l'Intelligenza Artificiale, nella più grande opportunità del genere umano. Permetterà il link fra reti di calcolatori superveloci e reti di cervelli umani.

Giardini urbani
Saranno i cervelli umani a fare rete!
Gli 86 miliardi di neuroni di ognuno dei cervelli umani connessi saranno, ognuno, una coscienza e una personalità. Un'anima, direbbero i credenti! L'importante è che quell'"anima" abbia la libertà di disconnettersi quando vuole. Che possa ritornare ad essere un uomo o una donna gelosa del proprio privato così come capita oggi quando si disconnette da Internet per uscire dalla girandola di notifiche che le impedisce di leggere in pace un libro. Anche se il libro è in formato elettronico. La sostanza non cambia. Mi ricordo tutte le discussioni, negli anni novanta, sulle riunioni in videoconferenza. Secondo me la videoconferenza dava qualche cosa in più perché, contemporaneamente, si poteva condividere un testo o un foglio di calcolo. Poi ci volevano anche gli incontri a quattrocchi per accorgesi delle le bugie. O per percepire l'empatia. Ci sono le attività che necessitano di un potente lavoro di squadra, un po' come la sala di controllo dei voli spaziali. Immagino un futuro di attività con sistemi robotizzati che debbono essere manovrati a distanza oppure controllati, oppure programmati, oppure manutenuti. Si pensi alla costruzione di una stazione spaziale grande come una città. L'Intelligenza Artificiale è figlia nostra. E' un'emanazione della nostra intelligenza e si consolida in ambiti complessi: nelle istituzioni come il sistema politico, economico, giuridico ecc. Anche le grandi imprese tendono ad essere l'ambito di appartenenza dell'Intelligenza Artificiale. L'importante che le reti di calcolatori debbano obbligatoriamente essere più di una, così come le reti di cervelli umani. Al singolo rimanga l'etica per stabilire le regole. La prima di queste regole è che nulla potrà mai essere perfetto e che tutto debba essere costantemente verificato e migliorato. Immagino un'umanità in espansione con tante isole autosufficienti. Ci sarà chi farà meglio, ci sarà l'emulazione e chi sarà un modello per gli altri. Una nobile gara! La sopraffazione dovrà essere abbandonata perché non servirà a nessuno. Nel Universo l'unica cosa che non mancherà sarà lo spazio. Di schiavi non ce ne sarà bisogno perché i lavori ripetitivi o pesanti li faranno le macchine automatiche. Il tempo sarà praticamente infinito. Poi ci sono sempre gli universi paralleli! Per gli appassionati di geologia terrestre lo strato dell'antropocene avrà il primo settore che sarà l'Età del Link. Seguirà l'età del giardino.
20200117 Daniele Leoni

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