Palmiro Togliatti |
Nel corso della storia, i guerrafondai di tutti i paesi e ideologie, sistematicamente hanno mandato al massacro i loro ragazzi! Il problema è che, d'ora in avanti, di morti non ne dobbiamo fare più. E non è facile! Per esempio la Cina: galoppa verso il capitalismo (dopo aver fatto milioni di morti) anche se, formalmente, è ancora comunista. I cinesi oggi sono più bravi di noi. Stanno coniugando il futuro con la loro civiltà più antica. Nessuno si sogna di criminalizzare i cinesi perché i ritmi del loro sviluppo industriale sono frenetici. Il livello di scolarità in Cina è altissimo. L'università è meritocratica e selettiva e la ricerca è strettamente legata al mondo produttivo. In più il Governo cinese deve garantire la convivenza pacifica e la felicità di un miliardo e trecentomila persone. Faticosamente ci stanno riuscendo e io faccio il tifo per loro!
Felice Ippolito |
Nel dopoguerra Togliatti aveva capito bene la manovra per marginalizzare l'Italia. Allora, d'accodo con De Gasperi, aveva puntato tutto su un sistema industriale indipendente e propulsivo nell'ambito di una collocazione geografica, ma non solo, in equilibrio fra i due blocchi. Enrico Mattei e Felice Ippolito erano il braccio operativo di quella strategia. Guarda caso un democristiano e un comunista. Il primo fu ammazzato, il secondo incriminato e sbattuto in galera da giudici pilotati. I sicari di Mattei e i giudici che decretarono la morte civile di Ippolito erano teste vuote. Nessuna ideologia, solo sicari. La scomparsa di Togliatti, nel 1964, tolse di mezzo il terzo incomodo e risparmiò la fatica a chi aveva già deciso di assassinarlo.
Dopo fu il declino: niente petrolchimica avanzata, smantellamento della fiorente industria nucleare, completo asservimento all'estero per le risorse energetiche e le materie prime. Scomparso Mattei, un'intera generazione di manager, cresciuti alla sua scuola, venne fatta fuori. I grandi cantieri italiani nei paesi in via di sviluppo divennero sempre più rari perché, secondo lor signori, dovevamo limitarci alla moda, al design, alla musica, al vino, al latte e agli spaghetti con la pummarola. "Le ricerche minerarie? Le gallerie? Le dighe?" Con molta moderazione! "I Ponti?" Purché non siano troppo lunghi! "Le centrali nucleari?" Quelle assolutamente no!
Bettino Craxi, a partire dal 1983, fece il primo tentativo di rompere questa sudditanza italiana. E' degna di nota la sua contrarietà alla cessione della SME a De Benedetti. La SME era in forte attivo ed era il gioiello dell'IRI ma Romano Prodi, allora presidente dell'Iri, la voleva vendere ritenendola non strategica. La parentesi craxiana finì nel 1987, per aver troppo osato. L'8 Novembre 1987 il referendum fece uscire di scena l'industria italiana dal comparto nucleare. Quattro anni dopo moriva il comunismo. L'Unione Sovietica fu sciolta formalmente, il 26 dicembre 1991. In Italia il PCI venne sciolto il 3 Febbraio, undici mesi prima.
In febbraio 1992 partì "mani pulite" con l'intento di distruggere i partiti che avevano governato fino a quel momento (DC e PSI), per consegnare la guida del paese a un gruppo di potere senza ideali e senza spina dorsale. Quel gruppo di potere, costituito da "molto furbi" e da servi sciocchi, era pilotato dalle lobby di cui sopra. Gli obiettivi erano eliminare ogni germoglio di eccellenza in settori strategici ed evitare, nel modo più assoluto, che l'Italia fosse un competitor nei cantieri delle grandi opere in giro per il mondo. Non doveva essere un competitor soprattutto nel settore minerario, dove Mattei si era dimostrato particolarmente abile. Anche Felice Ippolito, ingegnere minerario, intravedeva nello sviluppo del nucleare in Italia, una leva per fare, con i giacimenti di Uranio, quello che Mattei aveva fatto col petrolio. In definitiva, i burattinai internazionali dei vari Scalfari, Di Pietro, Occhetto ecc. volevano eliminare l'Italia dal business della "cooperazione internazionale allo sviluppo" dei paesi emergenti, dell'Africa in particolare. Deve far riflettere che, fra le vittime suicide di "mani pulite" vi siano stati anche Gabriele Cagliari e Raul Gardini, colpevoli di voler rilanciare il comparto chimico con una iniziativa strategica. Enimont poteva creare un'offerta appetibile per i paesi produttori di petrolio ...!
Enrico Mattei e il Presidente Egiziano Nasser |
Alle elezioni politiche del 94, la "gioiosa macchina da guerra" di Occhetto e soprattutto i manovratori dietro le quinte, si trovarono battuti dall'imprevedibile Silvio Berlusconi e da Forza Italia. Ci sono voluti quattordici anni per una maggioranza sufficientemente ampia e coesa. Sono state necessarie fasi di alternanza, tanto che il bipolarismo, dopo il 94, si è andato consolidando naturalmente.
L'ultimo Governo Prodi, sciolto anticipatamente dopo due anni, ha dimostrato la totale incapacità della sinistra italiana di legare lo sviluppo economico alla ricerca, allo stato sociale e alla tutela dell'ambiente. Nei vari blog in rete, nei commenti dei sostenitori della sinistra, si nota l'assenza di cultura industriale e una superbia infinita. In rete prorompe uno tsunami di no. No alle centrali nucleari, no alle centrali carbone, no agli inceneritori di rifiuti, no agli impianti di gassificazione, no all'alta velocità, no al ponte di Messina. Un assurdo ostruzionismo, cieco e irragionevole, viene opposto a qualsiasi idea di intervento strategico nell'industria, in edilizia, nelle infrastrutture. L'unico si è per internet, che viene vista come uno strumento per dare voce ai tanti che non dispongono dei giornali e delle televisioni. Internet pilotata per l'ostruzionismo nel Paese, oltre che in parlamento. Ma Internet è uno strumento neutrale che amplifica tutto, anche la stupidità! Sono rari gli interventi che sottolineano l'enorme potenza di Internet per imparare. Non ho notato battaglie degli studenti per l'accessibilità, in rete dei libri di testo. Non esiste un movimento per pubblicare, online, il contenuto delle nostre biblioteche, dei nostri musei! Eppure, nel silenzio assordante della sinistra, le iniziative per arricchire internet di questi contenuti prendono piede. Si concretizzano col modesto lavoro della "maggioranza silenziosa". La banda larga ci da nuove possibilità di tutoraggio e di lezioni interattive online. Fra poco, nella scuola pubblica, nessuno avrà più bisogno di analfabeti di ritorno e di fannulloni in cattedra. Così assisteremo presto alla protesta contro Internet, perche toglie posti di lavoro agli insegnanti.
L'accordo con Google del ministro Bondi per digitalizzare 1 milione di libri è un bel segnale. È il primo accordo in assoluto fra il motore di ricerca Google e un governo nazionale per la digitalizzazione di opere di pubblico dominio. E' un buon inizio! Così come la decisione di partire con i cantieri di nuove centrali nucleari. Così come la prima pietra del ponte di Messina. Così come il termovalorizzatore di Acerra, presidiato dai militari. Così come le palazzine antisismiche dell'Aquila costruite e consegnate in sei mesi. Quante gare potranno vincere, all'estero, le nostre imprese utilizzando il know-how acquisito in questo modo? E quanti nuovi posti di lavoro per la gioventù studiosa e per i bravi operai che preferiscono farsi onore in officina piuttosto che urlare in piazza.
Potremmo veramente riannodare il filo spezzato, quasi cinquant'anni fa, con la persecuzione di Ippolito, l'omicidio di Mattei e, lasciatemelo dire, con la prematura scomparsa di Togliatti. Il centro-destra potrebbe riscuotere la simpatia di tanti vecchi comunisti che hanno la libertà nel cuore e non capiscono l'inconcludenza e l'odio di questa sinistra radical chic. Loro sanno, i vecchi comunisti, che il lavoro si crea con l'ingegno. Il lavoro si mantiene con intelligenza, tenacia, pazienza, abilità e col sudore della fronte. Non bisogna mai distruggere quello che si è costruito con tanta fatica. Sono tanti, i nostri vecchi, a ricordare, quando si discute di lavoro a dire: "Proprio come fece Silvio Berlusconi , quando aveva trent'anni!".
100824 Daniele Leoni
Foto: 1) Palmiro Togliatti; 2)Felice Ippolito; 3)Enrico Mattei e il presidente egiziano Nasser
Bellissimo articolo caro Daniele, che condivido in pieno e che torna con la mia analisi ai tempi della "fine di Craxi" (a quei tempi andavo spesso in Cina e là venivo a sapere molte cose che tenevo per me), e che mi ha portato ad una certa "rassegnazione" nei confronti del destino dell'Italia e dell'Europa, peccato che non ci siamo conosciuti ai tempi dell'articolo (2010), purtroppo allora stavo poco in Italia... comunque secondo me la tua fiducia nei confronti del Matteo, che all'inizio mi aveva favorevolmente impressionato, mi pare mal riposta, secondo me, con lui come con Prodi, è stata persa una grande occasione di riformare questo paese, ma non per colpa di questo o di quello,certamente per l'inadeguatezza dei due, ma soprattutto per una scarsa capacità o impegno di liberarsi dalla "corruzione" e dei privilegi da parte di una parte del "popolo italiano"..
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