Saranno tutte elettriche le auto del futuro. Popoleranno
le nostre strade, meno numerose di oggi perché per lo più condivise. Controllate
dall’autopilota, ci porteranno al lavoro, in gita o a fare shopping. Poi
torneranno, per conto loro, al parcheggio di lunga sosta più vicino dove un
braccio meccanico potrà trovare la presa di ricarica nella piazzola.
Torneranno, le auto del futuro, in risposta alla nostra chiamata, davanti
all’ufficio, al negozio o al ristorante e ci spetteranno, pazienti e ordinate,
nel parcheggio di sosta corta. A Torino come a Detroit, dopo una secolo dalla
scomparsa dei maniscalchi, un altro mestiere cesserà di esistere: quello del
taxista. Lascerà il posto alla nuova professione dell’ingegnere del traffico
automatico, del controllore e ordinatore dei flussi, del car sharing customer care
manager. Ma non scompariranno i fabbricanti di automobili così come non
scomparvero quelli delle carrozze un secolo fa. Si trasformarono
in carrozzieri, dal riparatore al designer,
dall’ingegnere della galleria del vento al tecnico di 3D modelling,
dall’operaio specializzato al programmatore del robot addetto alla
verniciatura.
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Chicco Testa |
Il mio amico Chicco, di cui si può criticare tutto ma non
il coraggio di esporre liberamente le proprie idee anche quando cambiano, scrive
sull’Unità: “Il sogno della mia generazione era di possedere un’automobile. Il
sogno dei miei figli di possedere un abbonamento ad un car sharing.
Risultato: spostarsi in macchina diventa più facile, ma gli acquisti di
auto diminuiscono. Figurarsi quando arriveranno le auto senza autista che le
chiami con un fischio e le molli dove vuoi tanto tornano a casa da sole. I
benefici netti per tutti sono enormi, ma il Pil crescerà ancora con gli stessi
ritmi con un numero di automobili in circolazione assai inferiore?”
Chicco Testa conclude che sarebbe bene concentrarsi sui benefici per tutti anche se, per ora, non
corrispondono ai nostri criteri di calcolo del
prodotto interno lordo. Io aggiungo che, se ci saranno più benefici,
bisognerà cambiare i criteri di calcolo. Si perché è giusto cambiare opinioni e
criteri quando sono cambiati gli scenari di riferimento così come è molto
saggio cambiare opinione quando ci accorgiamo che siamo in errore. La
manifestazione più clamorosa di stupidità è continuare a sbagliare per
coerenza.
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L'auto sperimentale di Google con autopilota |
Conosco Chicco da quando eravamo ragazzi, tutti e due in
politica, tutti e due alle prese con la fondazione della Legambiente. Abitava
davanti a me, a Roma, in Via Madonna dei Monti. Lo vedevo la mattina dalla
finestra del bilocale che mi aveva prestato l’Architetto Rustichelli, poi si
scendeva per raggiungere Piazzale Flaminio dove c’era l’ARCI, in motorino,
ognuno col suo. Io ero socialista di Craxi (o meglio di Martelli) e lavoravo al
Centro Studi del PSI con Luigi Covatta. Lui era comunista di Berlinguer. Io ero
i responsabile nazionale della neonata Legambiente e lui mi doveva “rottamare”
perché non ero abbastanza antinucleare. Gli diedi partita vinta un po’ perché
non ho mai amato i movimenti di piazza, un po’ perché stavo accarezzando l’idea
di una startup (allora non si chiamava ancora così) sulle nuove tecnologie.
Poi
i socialisti avevano già individuato
Maurizio Sacconi come nuovo presidente. Feci bene perché le mie idee erano
troppo lontane dalla cultura politica dei primi anni 80.
Due avvenimenti economici occupano i giornali di oggi:
l’accodo di Marchionne con Google per le
auto col pilota automatico e la pole position di Chicco per fare il Ministro
allo sviluppo. L’accodo di Marchionne avrà un impatto importante su Torino e
non solo su Detroit. E Chicco allo sviluppo sarebbe in sintonia con le
necessità della politica di oggi anche perché, passati trent’anni, lui ha idee
che io avevo allora.
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Un disegno dell'Hyperloop ideato da Elon Musk |
Mi figuro il nuovo progetto del ponte di Messina,
modificato per far posto all’Hyperloop, dove potranno essere imbarcate
automaticamente, nelle navette, le automobili del futuro perché i passeggeri
abbiano l’ebbrezza dei mille all’ora. Ma nelle strade normali tutti in fila,
ordinati, guidati dal software che rispetta automaticamente il codice della
strada. Niente più autovelox e nemmeno multe. Si potrà anche bere un bicchiere
di quello buono, a cena con gli amici o con la fidanzata. Basta con gli
scarichi inquinanti. Nelle aiuole. Ai bordi delle strade, si potranno
raccogliere rucola e stridoli per fare l’insalata. Forse si costruirà anche
qualche centrale nucleare per recuperare la scuola, la filiera, la tecnologia
dei materiali e dei sistemi di sicurezza e, soprattutto, il campo di ricerca
per la fusione delle centrali del futuro dove, un tempo, eravamo primi nel
mondo.
Ma la decisione è prerogativa di Matteo Renzi, che ha già
detto ai giornalisti: “Il primo a sapere il nome sarà il Presidente della
Repubblica.” E’ l’Italia che cambia e diventa più civile. Noi che l’abbiamo
sostenuto e votato alle primarie, consapevoli delle regole fondamentali della
democrazia rappresentativa, possiamo manifestare la nostra opinione ma senza
tifo da stadio, meno che meno quello degli ultras violenti della curva sud. 160503 Daniele Leoni
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