giovedì 29 agosto 2019

UMANESIMO E SEGANLI DI SPERANZA.

Il  blog di Grillo del 23 Agosto 2019 con l'elogio di Giuseppe Conte
Matteo Salvini ha commesso un errore imperdonabile. Mentre dichiarava di voler ritornare sui suoi passi e ritirava la mozione di sfiducia al Governo Conte, sosteneva anche che non si pentiva di quello che aveva fatto e detto in precedenza, anzi, in futuro non avrebbe modificato i suoi comportamenti. Nella sua replica, al Senato, Giuseppe Conte ha denunciato l'ambiguità di Salvini ritenendola incompatibile con la prosecuzione della collaborazione per assoluta inaffidabilità. Ne ha tratto le conseguenze si è recato al Quirinale per rassegnare le dimissioni. Poi è partito per il G7 di Biarritz. Lì ha ribadito la sua determinazione ed escluso la possibilità di riprendere la collaborazione con la Lega.
Matteo Renzi, che aveva sempre sostenuto la sua contrarietà alla collaborazione fra Partito Democratico e 5 Stelle (perché temeva l'alleanza fra le componenti per la decrescita dei due schieramenti), ha interpretato il piglio di Giuseppe Conte come una forte volontà di leadership per uno sviluppo in senso umanista. Allora ha esercitato la sua influenza sul Partito Democratico per invitare tutti alla riflessione sul ruolo che avrebbe potuto esercitare Giuseppe Conte come Primo Ministro. Non imbavagliato da vincoli di partito ma investito esclusivamente della funzione che gli assegna la Costituzione, avendo cioè come soli riferimenti il Parlamento e il Presidente della Repubblica.

Reazioni controverse.
"Oltreché per capitalizzare i sondaggi e liberarsi delle indagini, Salvini ha rovesciato il governo perché Conte stava crescendo troppo per lasciargli altro campo libero da fiore all’occhiello del M5S.
Conte a Salvini: "Il Governo finisce qui!"
È lo stesso timore che anima Zingaretti e Renzi, divisi su tutto fuorché sull’ostilità a Conte, tanto comprensibile per ragioni di bottega quanto miope per gli interessi dell’Italia: se mai nascesse un governo M5S-Pd, l’unica speranza di renderlo popolare sarebbe di affidarlo all’“avvocato del popolo”. Ieri è bastato sentirlo parlare, in un dibattito parlamentare di livello infimo, per instillare in tutti una domanda spontanea: ma perché uno così deve dimettersi? E perché non lo rincorrono tutti per affidargli il nuovo governo? Se non per convinzione, almeno per convenienza, essendo Conte da mesi l’unico leader che batte Salvini nei sondaggi. Figurarsi dopo ieri. Ora il Cazzaro è al punto più basso della sua parabola politica. Solo il Pd può salvarlo. E pare che, ancora una volta, stia lavorando per lui."
Così scriveva il Direttore Mercoledì 21 Agosto nel suo editoriale su Il Fatto. A parte l'insulto, che firma lo stile di Marco Travaglio, il ragionamento non fa una piega.

Il movimento cambia pelle.
“Saluto con grande piacere il Professor Giuseppe Conte, lo abbiamo visto attraversare una foresta di dubbi e preoccupazioni maldestre, faziose e manierate, che ha saputo superare grazie a dei requisiti fondamentali per la carica che è destinato a ricoprire: la tenuta psicologica e l’eleganza nei modi." Scriveva Beppe Grillo in Maggio 2018 celebrando la nascita del Governo. Così continua e conclude, il 23 Agosto 2019, nel suo Blog: "Presidente del Consiglio: Giuseppe Conte, il primo in tanti anni che nessuno riesce a deridere. In effetti non si lancia in strambe affermazioni, mostra e dimostra un profondo senso di rispetto per le istituzioni, insieme ad una chiara pacatezza ricca di emozioni normali, senza disturbi della personalità. ...
Sembra che nessuno voglia perdonare a Conte la sua levatura ed il fatto che ci abbia restituito una parte della dignità persa di fronte al mondo intero. Ha reso possibili delle riforme che questo paese aspettava dai tempi dell’Antica Roma. Ci ha ricordato il senso e l’importanza delle parole (quando hanno importanza e senso) ... Benvenuto tra gli Elevati." Nel caso di Beppe Grillo ho volutamente omesso gli insulti agli oppositori anche perché inutili nel ragionamento.
Infine Maurizio Molinari con fondo stimolante su La Stampa del 25 Agosto: " Prima il distacco fra Lega e Movimento Cinque Stelle ha fatto venir meno la componente sovranista e ora l’avvicinamento fra Cinquestelle e Partito Democratico pone il dubbio se quella populista stia andando verso il centro. L’interrogativo dunque è se l’ondata di protesta del voto del marzo 2018 che ha espresso la maggioranza gialloverde dopo una tormentata esperienza di governo possa trasformarsi fino a portare i Cinquestelle - la maggiore forza populista dell’Europa occidentale - a diventare una forza moderata, siglando un patto di coalizione con un partito tradizionale ed europeista come il Pd." L'articolo di Molinari non contiene insulti, solo ragionamenti.

La competizione politica non è una guerra.
Negli ultimi giorni ho letto il bel romanzo storico di Matteo Strukul "I Medici: un uomo al potere" che racconta i primi dieci anni di Signoria di Firenze di Lorenzo de' Medici, dal 1469 al 1479.
Lo stemma dei Medici Signori di Firenze
Un uomo emblematico, Lorenzo il Magnifico, a cui l'Economist potrebbe dedicare la copertina di Unappy Warrior come fece per Barack Obama nel 2013. Cultore delle scienze e delle arti, contrario alla violenza, Lorenzo fu costretto dalla famiglia Medici a diventare, a soli vent'anni, leader del Partito delle Palle (sei palle su uno scudo era lo stemma dei Medici) e Signore di Firenze. In quel periodo ogni scontro finiva in una carneficina. Dalla guerra contro Volterra del 1472, dove l'assedio si concluse col sacco della città, nonostante le garanzie a non infierire sulla popolazione del Capitano Federico da Montefeltro che guidava le truppe mercenarie. Fino alla reazione sanguinaria, dopo la Congiura dei Pazzi del 1478, dove i capi del Partito delle Palle stanarono tutti gli avversari politici massacrandoli solo per l'appartenenza a famiglie in competizione coi Medici. La popolazione di Firenze venne coinvolta in un'orgia di brutalità tale da declassare il terrorismo contemporaneo a banale scaramuccia.
Quando ho sentito Matteo Salvini frenare i leghisti più esagitati, come Alessandra Locatelli, Ministro per la famiglia, mentre incitava la piazza alla rivolta contro il ribaltone, ho constatato che 500 anni di storia non sono trascorsi invano nonostante il fascismo e le guerre mondiali.

Una speranza coerente con la storia.
Nei miei ragionamenti, da quando Matteo Renzi partecipò alle primarie PD del 2012 battuto da Pierluigi Bersani, c'era la speranza che emergesse un nuovo leader italiano che avesse le caratteristiche di Bettino Craxi. Un leader moderno, socialista e liberale assieme, fiducioso nel progresso e nella tecnologia e sensibile ai bisogni della parte debole della società. Mi ricordo quanto Enrico Berlinguer, Segretario dei comunisti italiani dal 1972 al 1984, fosse contemporaneamente amato dal popolo di sinistra e fosse grigio, moralista, retrogrado e antiscientifico. Craxi diceva che non c'era alcuna possibilità di dialogo con lui perché era contrario perfino alla televisione a colori! Era quella una opposizione alla tecnologia che, d'altra parte, faceva parte della storia del movimento operaio e contadino. Un atteggiamento che favorì la nascita del fascismo. Il Fascismo, al contrario, fu modernista e favorevole alle macchine ma purtroppo anche nazionalista, violento e guerrafondaio. Dopo Craxi il leader che mi ha fatto sperare è stato Matteo Renzi. Da lui mi sarei aspettato che rimettesse in pista il ponte di Messina per l'alta velocità merci da Taranto a alla rete ferroviaria europea. Poi Renzi è stato disarcionato ed ora è il turno di Giuseppe Conte.
Giuseppe Conte al Forum di Davos del 2019
“Gli italiani si sono mostrati maturi, attaccati alle Istituzioni democratiche. Non sono andati a protestare per le strade e non hanno manifestato la propria rabbia. Hanno utilizzato elezioni democratiche per liberarsi delle vecchie élite” e il “mio governo è la risposta istituzionale al desiderio degli italiani di trovare un cammino verso il futuro” Queste le parole di Conte al World Economic Forum di Davos lo scorso Gennaio;
“Abbiamo bisogno di posti di lavoro per tutti, di condizioni di lavoro stabili e non solo per piccole minoranze oltre che di regole che rispettino la dignità umana. Abbiamo bisogno di una nuova era dell’umanesimo ... Siamo convinti che il potere di cambiare le cose non può essere conferito ad una piccola minoranza di cittadini.” Bene! Non ci resta che salutare Matteo Salvini, augurargli buon lavoro all'opposizione e, in fin dei conti, ringraziarlo per aver arginato i neoluddisti senza scatenare la guerra civile. Di aver aiutato Giuseppe Conte a crescere e di aver dato il tempo e l'occasione per maturare al giullare Grillo e allo stregone Casaleggio. Di elevarsi come direbbe Grillo. Il Movimento 5 Stelle si trasformerà il un partito moderno magari anche grazie alla piattaforma Rouesseau? Può darsi. Ma dovranno essere integrate regole per rendere compatibili i nuovi elementi di democrazia diretta con la struttura della nostra Costituzione, fondata sulla democrazia rappresentativa.
Con il senno di poi, forse non eravamo maturi per il salto istituzionale proposto da Matteo Renzi col referendum del 2016. ... E quando la democrazia sembra farci fare un passo indietro forse ha le sue buone ragioni. La democrazia ha qualche cosa di quantico, mette in contatto la politica con la coscienza, con l'intuizione, il sentimento. In un mondo che galoppa verso l'intelligenza artificiale, con un'umanità che vuole accettare la sfida, la democrazia è la nostra risorsa più preziosa.
19.08.29 Daniele Leoni

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