domenica 2 ottobre 2011

Brunetta e l'antimafia

Su, per una volta, facciamo tutti uno sforzo (quanto meno di onestà intellettuale) ed ammettiamo che la burocrazia è anch’essa causa del lento (per essere buoni) funzionamento della macchina statale. E riconosciamo pure che a nessuno – ma proprio a nessuno – piace perdere ore, se non giorni, impantanato negli uffici pubblici tra scartoffie che sanno solo di stantìo. E allora usciamo dal settario modo di pensare dettato dal becero “anti” a tutti i costi e diamo ragione a Renato Brunetta il quale (a differenza di quanto tentano di far credere gli avversari politici) non ha mai detto che il cd. certificato Antimafia è inutile e quindi deve essere abolito (chiaro il concetto, dottor Travaglio?).
L’opinione espressa dal ministro è stata, in sostanza, un’altra: «Una delle vitamine per la crescita è la semplificazione. Perché famiglie e imprese devono fornire certificati alla pubblica amministrazione che li ha già in casa?». In altri termini, perché costringere il cittadino a girare per gli uffici della Pubblica Amministrazione quando gli capita di avere a che fare con la stessa P.A.? Invece di trasformare il cittadino in un “fattorino” costretto a portare incartamenti da un ufficio all’altro dello stesso ente (appunto la Pubblica Amministrazione), siano gli uffici a scambiarsi i documenti necessari.
«Il certificato antimafia è indispensabile – ha ribadito Brunetta - ma è indispensabile che a procurarselo siano le pubbliche amministrazioni al loro interno, senza più vessare imprese e cittadini». Non è questione di “meno legalità per tutti” come banalmente hanno commentato autorevoli (?) membri dell’opposizione. Si tratta soltanto di alleggerire la posizione di imprenditori e comuni cittadini di fronte alla fagocitante burocrazia.
tratto da www.giustiziagiusta.info

Nessun commento:

Posta un commento