La festa alla conferma che Curiosity si è posata dolcemente su Marte. |
La gravità su Marte è tre ottavi. Significa che un uomo
di ottanta chili lì ne pesa solo trenta. Significa che non è pensabile una base
marziana con equipaggio senza un anello centrifugo, in rotazione permanente,
dove gli astronauti possano abitare su un piano inclinato rispetto al suolo, in
modo da riportare il loro peso corporeo alla normalità almeno durante le ore di
riposo. Oppure si dovrebbe prevedere il ritorno degli astronauti sulla Terra
dopo pochi mesi, come accade per l’equipaggio della Stazione Spaziale ISS, per
evitare la decalcificazione delle ossa. Ma questo non è possibile perché il viaggio Terra-Marte
dura quasi un anno con le tecnologie attuali. Allora anche la navetta dovrebbe
essere dotata di un anello centrifugo.
Non sarebbe cioè una navetta ma una vera e propria nave spaziale, di
dimensioni ragguardevoli. Allora perché,
se i vincoli sono questi, non prevedere due navi spaziali, oppure tre: una in
orbita terrestre, una in orbita marziana e una in viaggio. Tutte con l’adeguato
corredo di navette dotate di scudi termici e paracadute, per il rientro degli
astronauti. Su Marte, oltre agli alloggi per gli astronauti, va previsto un
impianto per rigenerare l’aria e l’acqua che utilizzi materie prime locali: una
bella serra sarebbe l’ideale. Ci vorrebbe
un primo embrione minerario, anche solo in considerazione dei costi proibitivi
dei rifornimenti dalla Terra. Ci vorrebbe un opificio per la fabbricazione, in
serie, di moduli strutturali finalizzati a nuovi spazi abitabili. In sostanza
si dovrebbe arrivare all’autosufficienza per i materiali più pesanti contando
sul rifornimento dalla Terra per la sola tecnologia e i manufatti leggeri. Poi ci
vuole una piccola base di lancio per rispedire gli astronauti in orbita.
Piccola, perché piccola è la gravità!
Dunque, i vincoli per una seria navigazione spaziale
oltre la Terra sono quelli di una tecnologia pesante con strutture costruite
per durare decenni, per consentire missioni umane pluriennali e basi permanenti.
Altrimenti sarà solo un “mordi e fuggi” propagandistico, come fu il progetto Apollo
che portò l’uomo sulla luna nel 1969. E poi non mettervi più piede per cinquant’anni.
Mentre sulla Terra possiamo permetterci componenti a
perdere come stadi di lancio, scudi termici e componenti ausiliari, nello spazio
e in un altro pianeta non deve andar
perso nulla; tutto deve essere riciclato per due ragioni fondamentali: la prima
è quella del costo proibitivo per ripristinare i pezzi perduti spedendoli dalla
Terra; la seconda è che di spazzatura spaziale ne abbiamo prodotta già abbastanza
e, anzi, dovremo preoccuparci di come ripulire. Per esempio, se da una futura base
marziana sarà lanciato un veicolo a due stadi, il primo stadio deve essere
recuperato. La navetta raggiungerà una
stazione in orbita adatta a coprire i tragitto fino alla Terra, dove sarà trasferito
il suo carico. Poi rientrerà, con rifornimenti, con o senza equipaggio. Lo
scudo termico e il paracadute dovranno essere recuperati come la gru (sky crane),
per essere revisionati e utilizzati la volta successiva. La
realizzazione di una base permanente sarà indispensabile per questo tipo
di ottimizzazione. Occorre cioè distinguere nettamente il veicolo destinato a
coprire la distanza interplanetaria, (da
assemblare in orbita e destinato a rimanere nello spazio), dai mezzi di lancio
in orbita e di discesa sul pianeta.
Il ponte di Curiosity, i detriti, i cavi nudi per facilitare la manutenzione. |
Il panorama fotografato da Curiosity. Sullo sfondo il bordo del Gale Crater |
Siccome la nostra curiosità è illimitata noi seguiremo la
NASA in questa nuova, grande, affascinate avventura. Non noi come umanità ma
io, tu, ognuno di noi singolarmente. E
questo la NASA lo sa.
Barack Obama mi aveva deluso. L'ho sempre considerato la
rappresentazione vivente del sogno di Martin Luther King . Non poteva, il Presidente
Obama, essere meno di John Kennedy, il più grande rivoluzionario del nostro
tempo, ispiratore del progetto Apollo. Tanto rivoluzionario che morì,
assassinato a Dallas, per mano degli stessi killer del nostro Enrico Mattei.
Assassinato dagli oppressori dei popoli emergenti che si volevano riscattare
dalla schiavitù dei padroni del petrolio. Non poteva, Barack Obama, affossare
la più nobile delle sfide dell’umanità che vuole conquistare le stelle.
Poi ho capito. Il progetto Apollo non avrebbe portato da
nessuna parte. Come non porterebbero da nessuna parte le ipotetiche spedizioni
con equipaggio umano verso altri corpi celesti se non sono precedute da un
insediamento di macchine automatiche tele-governate, in grado di costruire il
background per la vita umana e per la struttura industriale indispensabile alla
vita e al progresso di un embrione di società umana autosufficiente.
Fango secco sotto la polvere sollevata dai motori. |
Charles Elachi , Amministratore della NASA,
ha detto a conclusione della prima conferenza stampa dopo la discesa morbida di Curiosity sul suolo marziano: ''We will
continue not only exploring Mars, but exploring the solar system and exploring
the universe, because our curiosity has no limits.'' - La nostra curiosità è
senza limiti e noi continueremo, come novelli Ulisse, ad avventurarci, a curiosare
e a rischiare -. Ma questa volta il
rischio è calcolato, la prudenza è tanta e la sfida è epocale. 120810 Daniele
Leoni
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