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Il Ministro dello Sport Josefa Idem |
Ogni nuovo articolo di giornale o commento in rete che si accanisce sulla disavventura del Ministro Josefa Idem mi fa ribollire il sangue. E dire che non ero molto d’accordo sulla promozione della campionessa olimpica ad assessore, poi a senatore e infine a ministro. Fare l’atleta è un conto – pensavo – fare politica e amministrare la cosa pubblica è tutto un altro film. Mi sembrava una forzatura nel solco della politica spettacolo che poco avesse a che fare con l’auspicato nuovo corso del Partito Democratico. Poi ha prevalso la considerazione che il mix singolare della donna dinamica, della sportiva e della campionessa potesse compiere la magia che genera il nuovo. Sono uno di quelli che ha provato un moto di simpatia verso Enrico Letta, senz’altro esponente di un’altra generazione. Mi sono augurato che potesse creare una ambiente operativo condiviso anche da Matteo Renzi, con Angelino Alfano pronto a cogliere l’opportunità per diventare un leader vero, capace di liberarsi del troppo amore di babbo Silvio. Ho pensato che per il grande salto di qualità della democrazia italiana, che consenta di transitare da uno scenario di nemici irriducibili, accecati da odio mortale, ad un campo dove le squadre della politica si possano confrontare in una competizione onesta, ci fosse bisogno anche di una donna sportiva.
Ebbene, da più parti, in modo trasversale, si stanno chiedendo le dimissioni del Ministro per lo Sport e le Politiche Giovanili perché, tempo fa, ha provato a fare una palestra nel soggiorno di casa e si è fatta pagare un anno di contributi previdenziali dal Comune di Ravenna perché assessore a tempo pieno. Non commento nemmeno la storia degli ottomila euro di contributi pagati dal Comune, perché dovrebbero essere un diritto di ogni lavoratore anche se assessore.
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Steve Jobs e Bill Gates |
Vorrei invece riflettere sulla palestra in soggiorno, cioè sulla trovata di una sportiva che ha vinto le olimpiadi (dove possono gareggiare solo i dilettanti e non i professionisti), che ha provato a inventarsi una professione. Quel soggiorno mi rammenta il garage di Bill Gates dove, negli anni 70, prese forma Microsoft e un altro ambiente di fortuna, a casa di Steve Jobs, dove Apple conobbe il proprio startup. Josefa Idem, nella palestra soggiorno, ha inventato la sua carriera politica ed è diventata, in breve tempo, senatore e Ministro dello Sport.
Se il suo futuro sarà quello di statista, allora si racconterà la leggenda di una carriera politica iniziata in una palestra ricavata in soggiorno dove le amiche, con la scusa di fare stretching, facevano anche attivismo di partito e andavano a ingrossare le fila dei suoi sostenitori per vincere le primarie e conquistare il seggio in Senato. Si racconterà anche che tanti squallidi personaggi hanno provato ad infangarla per invidia, perché incapaci di qualsiasi eccellenza, perché mediocri. Capaci di bassezze inimmaginabili, di odio, di violenza, come tutti i mediocri, incapaci di competere e di vincere con onestà.
Chissà se qualcuno ha provato ad accusare Bill Gates per la destinazione d’uso del suo garage a Seattle, o a mettere sotto inchiesta lo sgabuzzino di Steve Jobs a San Francisco? Se l’hanno fatto non ne è rimasta traccia. Sono rimasti invece i due maggiori gruppi tecnologici del mondo.130624 Daniele Leoni
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