martedì 15 gennaio 2013

L’isola d’Elba e l’idrato di metano in TV su Rai 1

La protagonista dello sceneggiato L'isola e il suo aguzzino.
Lo sceneggiato TV che oggi va per la maggiore è intitolato L’Isola. Racconta una storia intrigante fatta di ricerche minerarie per l’energia, di criminali che gestiscono la ricerca lasciando una scia di cadaveri e di forze dell’ordine impegnate a contrastarli. C’è una storia d’amore. C’è anche il conflitto fra guardie e magistrati. Il protagonisti sono la bella capitana della guardia costiera, Il suo uomo, un biologo brillante, un fisico fuggiasco e l’idrato di metano. I cattivi sono determinati a sfruttare i giacimenti senza rispetto per l’ambiente. La vicenda si svolge all’Isola d’Elba e nel Mediterraneo. Se avessi scritto io la sceneggiatura avrei dato molto più spazio al minerale e meno spazio ai banditi, senza nulla togliere alla storia che, forse, ci avrebbe guadagnato. L’idrato di metano, della famiglia dei clatrati, è un minerale solido, instabile a temperatura e pressione normali. Instabile nel senso che tende a decomporsi trasformandosi in acqua liquida e metano gassoso. E’ stabile invece a temperature sotto lo zero o a pressioni elevate, sotto i 300 metri di profondità nel mare o, nel sottosuolo, spesso associato ai giacimenti di idrocarburi.
Un fiume di etanolo su Titano, satellite di Saturno
Il clatrati idrati non sono composti chimici ma cristalli generati da una trasformazione di stato, analoga a quella di solido, liquido e gas della stessa sostanza. Sono molto diffusi nell’universo, nei corpi freddi come pianeti e comete. Alcuni pensano che abbiano a che fare con l’inseminazione della vita sulla terra, che avrebbe subito un lunghissimo processo di incubazione nello spazio cosmico per raggiungere anche il nostro pianeta, con bombardamenti di meteoriti, tre miliardi di anni fa. Hanno a che fare, i clatrati idrati, con l’origine non biologica degli idrocarburi che, da qualche decennio, fa discutere geologi , biologi, ingegneri minerari ed esperti di nuove fonti di energia. La questione è sempre meno controversa solo per il fatto che gli idrocarburi sono molto abbondanti nei pianeti esterni del sistema solare e compongono i giganti gassosi (Giove, Saturno, Urano …) assieme a tutto il campionario degli elementi, a cominciare dall’idrogeno e dai suoi composti come l’acqua e il metano.
Origine abiotica degli idrocarburi (schema)
Anche nel nostro pianeta gli idrocarburi sarebbero molto abbondanti perché risultato delle razioni chimiche del sottosuolo profondo, sotto la crosta a centinaia di chilometri, nel mantello viscoso alla temperatura costate di 1300 gradi centigradi. Gli idrocarburi, assieme alla CO2 e al vapor d’acqua, risalirebbero verso la superficie fino ad alimentare giacimenti, nella parte più alta della crosta, che sarebbero liquidi o gassosi in minima parte. La quasi totalità sarebbe costituita da clatrati idrati. I gas che sfuggono, prevalentemente CO2, raggiungono la superficie tramite geyser, vulcani, fonti termali, grandi e piccoli soffia menti e gorgoglii nei fondali marini, entrano in atmosfera per influenzare, in modo possente, l’equilibrio termico e biologico dell’eco-sistema. Gli idrocarburi gassosi, in atmosfera, vengono ossidati trasformandosi in acqua e CO2 grazie ai raggi ultravioletti ma il processo è assai lento. Invece la CO2 viene catturata velocemente dalla fotosintesi del mondo vegetale e del plancton marino, restituendo ossigeno. Eccoci allora nel pieno del dilemma del rapporto dell’uomo col suo ambiente. E’ stata la deforestazione e l’inquinamento degli oceani con la plastica ad incidere pesantemente sull’equilibrio fra ossigeno e anidride carbonica nella nostra atmosfera. Più delle emissioni di CO2 delle industrie e delle centrali. La ragione? Perché le foreste e il plancton hanno fronteggiato per centinaia di milioni di anni le variazioni consistenti nella principale fonte di CO2, che sono i vulcani e le altre emissioni geologiche. La Natura ha fatto diventare la CO2 il nutrimento per il mondo vegetale. Per il metano e gli altri idrocarburi, invece, alla Natura è bastato il processo di creazione dei clatrati, confinati in profondità nella crosta e nei fondali oceanici. Non fu così nei primi due miliardi di anni della storia della terra, quando la vita era costituita da batteri archei (Archaeobacteria) che vivevano in condizioni estreme e in assenza di ossigeno. L’atmosfera allora era costituita in prevalenza di anidride carbonica (90%), azoto, idrocarburi e anidride solforosa per la parte restante. Gli oceani subirono grandi sconvolgimenti e si pensa che svanissero ripetutamente a causa dell’impatto di enormi meteoriti. Poi, un miliardo anni fa, finalmente arrivò la calma e iniziò l’evoluzione della vita verso il ciclo dell’ossigeno. L’ossigeno sostituì la CO2 per merito del plancton composto di cellule autrofe (che generano il nutrimento tramite fotosintesi producendo ossigeno come sottoprodotto). I batteri archeì sono rimasti nel sottosuolo, a gestire gli idrocarburi provenienti dal mantello e a impedire che risalgano in superficie troppo abbondanti. E’ verosimile no?
Il ciclo della CO2
Un secolo fa è arrivata la nostra rivoluzione industriale. Con l’estrazione degli idrocarburi abbiamo disperso in atmosfera enormi quantità di metano, solo perché non conveniva utilizzarlo e non si pensò di bruciarlo, alla fonte, con le torce, come avviene ora. Risultato: la presenza di metano nell’aria è triplicata rispetto ai valori precedenti. Il metano ha un effetto serra dodici volte superiore alla CO2. E l’ecosistema non si nutre di metano! Non solo, abbiamo tagliato le foreste e soffocato il plancton negli oceani con due tipi di plastica: quella che arriva dai rifiuti e dalle discariche; quella cha arriva dagli abrasivi e dai cosmetici sotto dorma di microsfere. Bel quadretto vero? E i nostri ecologisti si preoccupano delle emissioni di CO2 invece di preoccuparsi delle foreste; vogliono utilizzare la plastica non riciclabile per i manti stradali e per l’edilizia invece di incenerirla, cosicché, prima o poi, finirà in mare; e non ho sentito ancora nessuno indignarsi per le microsfere di resina nei cosmetici e negli abrasivi. Intanto l’ecosistema degli oceani sta subendo modifiche notevoli a causa della plastica che rimane in sospensione in pezzetti microscopici e ci rimarrà per centinaia di anni, limitando l’efficacia del polmone del pianeta: il plancton. Ma torniamo allo sceneggiato TV, L’isola, pieno di preoccupazione per i terremoti che potrebbero essere scatenati dallo sfruttamento di giacimenti di idrato di metano. Secondo me quello dei terremoti è il problema minore anche perché i depositi sono relativamente superficiali. Il problemi veri sono due, uno a monte e uno a valle: quello a monte è che si rischia di sconvolgere un meccanismo di protezione della biosfera, costruito in miliardi di anni, dai clatrati che impediscono agli idrocarburi di entrare nell’atmosfera; quello a valle è l’illusione che la ritrovata grande abbondanza di idrocarburi faccia perdere di vista all’Europa la soluzione del problema energetico che è l’energia nucleare pulita. Sono curioso di vedere come finirà lo sceneggiato: mancano due puntate. Poi ci ritornerò sopra. 130115 Daniele Leoni

Leggi anche:

Presentazione L’Isola Sceneggiato RAI !
http://www.ufficiostampa.rai.it/allegati/notiziario%20isola.pdf 

Origine inorganica degli idrocarburi
http://origeminorganicadopetroleo.blogspot.it/2011/02/normal-0-21-false-false-false-pt-br-x.html 

L'Isola di plastica nell'Oceano Pacifico
http://pianetablunews.wordpress.com/2012/05/28/le-bugie-sullisola-di-plastica-nel-pacifico/

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