venerdì 6 maggio 2011

Il bravo senatore Villari al Governo con Berlusconi

Riccardo Villari, uno dei pochi professionisti tecnici prestati alla politica, è stato nominato Sottosegretario ai Beni Culturali da Silvio Berlusconi. Uno dei pochi professionisti tecnici, certo. Uno dei pochi che non fanno parte della categoria degli avvocati o dei letterati, con tutto il rispetto per i bravi avvocati e per i bravi filosofi, che, se sono veramente fuoriclasse, possono fare un gran bene alla società, oltre che al loro portafogli. Il Senatore Villari è un medico, ricercatore universitario in malattie infettive  al Policlinico dell'Università Federico II di Napoli. Due anni fa fu protagonista di una vicenda incredibile che ha contribuito ad aprirmi gli occhi su quanto poco siano tenute in considerazione le regole più elementari della democrazia. E su quanto diffuso sia il disprezzo della legge, prima di tutto da parte di coloro che si ergono a paladini della giustizia e della Costituzione. Steso un velo pietoso sul licenziamento di Villari dalla Commissione di Vigilanza della Rai, sono contento che abbia ritrovato il suo spazio fra i politici onesti e perbene. Vorrei riproporvi un vecchio articolo di Vittorio Feltri sull'argomento. Così, a solo titolo di riflessione!
Il Senatore Riccardo Villari nel 2009
Da "LIBERO - EDIZIONE MILANO" di giovedì 15 gennaio 2009.
Gli sforzi della Casta per rendersi insopportabile sono straordinari. La vicenda di Villari è addirittura surreale e quasi impossibile da raccontare se non col linguaggio della barzelletta. La massima parte degli italiani non sa co sa sia e a cosa serva la Commissione di vigilanza della Rai. Lo spieghiamo in due parole: un ente inutile. Forse dannoso. Sicuramente una fissa dimora politica in cui si può fingere di lavorare, percepire gettoni e indennità, usufruire di auto blu, segretarie e ammennicoli vari. La solita truffa all'Italia.  Per questo è molto ambita dalla classe parlamentare che, da quando i governi hanno elevato a sistema la cosiddetta fiducia, ha la sensazione di essere ininfluente. Semplifichiamo ad uso del lettore. Consuetudine vuole che la presidenza del descritto ente inutile sia assegnata all`opposizione.
E anche nel 2008 si è pensato di non mortificare la tradizione. Sicché sono cominciate le trattative sul nome col quale riempire la casella. Il Centrosinistra ha proposto Orlando, fondatore dell`ormai defunta Rete, oggi compagno di viaggio di Antonio Di Pietro. Ma Orlando è antipatico al Centrodestra che ha storto il naso: no, questo no, trovatene uno più presentabile. Di norma in questi casi l`opposizione non fa storie e cambia cavallo. Stavolta invece il Pd e l`Idv hanno insistito: pretendiamo sia lui.
Risposta: nemmeno per sogno.
Ne è seguito un tiremmolla infinito. Dopo tre mesi, la situazione era ancora di stallo.
Finché un bel di, la maggioranza profittando di defezioni degli avversari, elegge Villari presidente, senatore del Partito democratico, quindi di sinistra. La prassi è rispettata. Appresa la notizia, Veltroni monta su tutte le furie. Mascalzoni, ci avete tirato un bidone. Ma che bidone e bidone. Non eravate capaci di assumere una decisione, l`abbiamo assunta noi scegliendo un uomo vostro in alternativa all`odiato Orlando. Naturalmente, pure Di Pietro si arrabbia. In questo modo si crea una situazione paradossale. La minoranza convoca il neopresidente e, appellandosi a superiori motivi morali, gli chiede di dimettersi. Io dimettermi? E per quale ragione? Sono del Pd, mi hanno eletto democraticamente, non ho brigato: rimango qui. Villari, eccellente persona, medico, professore universitario, dà comunque un segno di buona volontà: trattiamo. Veltroni e gli altri annuiscono. Poi, senza consultare il "proprietario" della poltrona al centro delle dispute, estraggono dal cilindro la candidatura di Sergio Zavoli, 84 anni, alla terza legislatura, e la propongono ai berluscones che accettano. Entrambi gli schieramenti hanno tuttavia fatto i conti senza l`oste considerato un rompicoglioni immeritevole di considerazione e perfino del rispetto dovuto a qualunque persona. Per loro è un oggetto da spostare a piacimento. Ovvio, l`oggetto non ci sta a fare l`oggetto, e in un impeto di orgoglio manda i colleghi a farsi benedire. Lo fa con educazione, come si conviene a un gentiluomo partenopeo. Dice pacatamente di non avere intenzione di andarsene. Il problema non offre soluzioni di ripiego. Che fare? Quel furbone di Veltroni, si fa per dire, non trova di meglio che espellere dal Pd Riccardo Villari. Perché? Non mi hai ubbidito. Ammazza quant'è democratico il Walter.
Trascorrono altre settimane, altri mesi. E nulla si schioda. Nel frattempo, l`espulso si accasa obbligatoriamente nel gruppo parlamentare misto. Il Centrodestra, che ha dato il maggior contributo alla sua elezione, a questo punto, desideroso di chiudere la partita e incurante di perdere la faccia, prega il presidente di togliersi dai piedi. Gli preme di dialogare con Veltroni sulla riforma della giustizia, ma questi per abbassarsi impone di sistemare Zavoli al posto di Villari. Un vicolo cieco.
L`epilogo della barzelletta è lontano. La trama si ingarbuglia e per dipanarla si cerca indovinate chi? Lo dice la parola stessa: un azzeccagarbugli, di cui le Camere son piene. Un volontario se ne esce con questa genialata. Siccome Villari è stato "radiato" dal Pd e si è iscritto al gruppo misto, ecco: egli non rappresenta più il Centrosinistra, dunque la Giunta del Senato può licenziarlo come una colf a ore. Il suggerimento dell'azzeccagarbugli è accolto con entusiasmo dai partiti che, pertanto, si apprestano a trombare il presidente onde sostituirlo col monumento sacro, Zavoli, al quale chissà perché nessuno pensò a tempo debito. Un pastrocchio disgustoso di cui lorsignori non si vergognano. Comunque Villari resiste eroicamente: sparatemi pure alle spalle, dato che siete vili; non vi darò lo stesso la soddisfazione di piegarmi per farvi risparmiare una pallottola. Grande, senatore, lei è davvero un grande. E noi le siamo vicini. Se oseranno applicare la sentenza aberrante dell`azzeccagarbugli, li sputtaneremo finché non saranno sputacchiati per strada. Tenga duro, amico. Non ci si arrende agli imbroglioni, altrimenti imbroglieranno ancora.  Firmato Vittorio Feltri

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