martedì 20 novembre 2012

La bomba inglese di Boncellino

Gli artificieri del Genio Militare controllano la bomba inglese inesplosa
Aveva il vezzo, Stuvanèn, di mutilare, col coltello, i cadaveri delle vittime. Di giocare a palla con la testa oppure di esporla, infilata in un bastone, a monito dei traditori! Era il 1845, Stuvanèn aveva ventun’anni. Dopo un secolo, nell’inferno del 1945, a Boncellino, piovvero bombe. Alcune rimasero, inesplose, seppellite nella campagna. Quest’anno, 67 anni più tardi, Zini Aliero ne ha ritrovata una con l’aratro. I tedeschi in ritirata , gli inglesi impegnati con gli americani a liberare la Romagna, poi tutta l’Italia del nord. Le formazioni partigiane con le loro sortite e i ragazzi repubblichini, lealisti di Benito Mussolini, imprigionati nel folle abbraccio nazista, in guerra contro il mondo e contro la storia.
La locandina del Passatore dei Vini di Romagna
Tra l’estate 1944 e la primavera del 1945 quante storie di tragedia e di speranza, oppure di follia, nell’attimo in cui la storia fece un salto per chiudere il sipario sulla prima metà del 900. Dalla parte di Russi i mortai inglesi e, a Boncellino, i quelli tedeschi. In mezzo il fiume Lamone con i ricordi della chiatta del Passatore, il padre di Stefano Pelloni, che trasportava i viandanti dall’altra parte. Si perché il Passatore, quello “cortese”, era il padre del delinquente “Stuvanèn d'ê Pasadôr”, stupratore, brigante e assassino, che Pascoli, dopo aver bevuto qualche bicchiere di troppo, dipinse “re della strada e re della foresta”. Sull’argine del fiume, un gruppetto di evacuati davanti alla pattuglia dei carabinieri che sbarravano la strada a mezzo chilometro dal buco con la bomba d’aereo pronta per essere brillata. Sbarravano la strada sull’argine, proprio nel luogo esatto della casa del Passatore, nell’umida mattina del 18 novembre 2012. Un’altra pattuglia era sotto l’argine, sulla strada provinciale via Sottofiume. Un’altra sulla riva opposta, dalla parte di Russi. La nuova camionetta Land Rover Defender, emblema e vanto del Comandante dei Vigili Urbani di Bagnacavallo, con una superlativa dotazione di girofari segnaletici, stile americano, sul tetto, civettava ai curiosi tutt’attorno transitando, lenta, lungo il perimetro di interdizione al luogo delle operazioni di disinnesco e brillamento. Di tanto in tanto passava una jeep dell’esercito, un’ambulanza, una macchina della Polizia Provinciale, un camioncino dell’Enel, un altro dell’Italgas. Ad un certo punto, mi aspettavo anche l’elicottero della Polizia di Stato per scrutare dall’alto ma, evidentemente, non è stato ritenuto necessario. I residenti dell’area evacuata, cinquanta persone me compreso, sono stati disciplinati: hanno staccato la corrente elettrica, chiuso il gas e l’acqua, aperto le finestre per evitare che lo scoppio rompesse i vetri. Siamo usciti in ordine alle otto del mattino come prescritto dall’ordinanza del Sindaco. Io, con Blanco, il mio vecchio labrador, determinati ad approfittarne per una camminata lungo il fiume. Il Lamone ha un fascino particolare con i suoi argini, ben tenuti, che svettano sui campi e sui frutteti tutt’attorno. Una campagna ordinata dove il pesco, prevalente fino a pochi anni fa, comincia a lasciare il posto a colture estensive fatte di cereali oppure ad un altro tipo di frutteto. Nel campo della bomba i peschi hanno lasciato il posto agli albicocchi solo da un anno. Poi ci sono le vigne, quelle per fare il vino che porta il marchio del Passatore, che è diventato il simbolo dei vini di Romagna e il campanile della chiesa di Boncellino sul cui sagrato il Passatore ammazzò la prima volta, appena adolescente. Dall’altra parte del fiume, lato Russi, svetta la struttura dell’ex zuccherificio Eridania e dell’antico vilipeso Palazzo San Giacomo. Lo spiegamento di forze per il disinnesco di una vecchia bomba d’aereo da il segno di quanto sia cambiato il valore attribuito alla vita e all’incolumità delle persone negli ultimi decenni rispetto al passato più o meno recente. C’è però una cosa che lascia interdetti: l’assenza di memoria storica e la facilità con cui miti e credenze prendono il posto della verità.
L'eccidio nazi-fascista a Piazzale Loreto dell'agosto 1944
Così i fascisti, nell’immaginario collettivo, sono diventati la rappresentazione del male assoluto mente i partigiani, che hanno combattuto i fascisti prima della cacciata ad opera delle forze alleate, sono la rappresentazione dell’eroismo. Si è voluto rimuovere il lato oscuro della lotta partigiana, anch’essa fatta di crudeltà. Come si sono volute rimuovere le vendette ripugnanti del dopo. Per esempio l’eccidio, proprio qui vicino, dei conti Manzoni, avvenuto nel luglio 1945, è uno degli episodi emblematici della ferocia che riaffiora, in condizioni particolari, nell’uomo che ha sostituto la dignità della persona con l’impulso della massa. Le vittime di quell’eccidio furono cinque, quattro uccise a sangue freddo e una sepolta ancora viva. Fra le vittime c’era la domestica. I partigiani uccisero anche il cane. La serva e il cane! Poco prima, il 28 aprile, Benito Mussolini fu fucilato assieme a Claretta Petacci. I due furono appesi, a testa in giù, a Milano, a Piazzale Loreto, per ricordare un eccidio nazi-fascista del 1944. Ma ditemi voi, che cosa c’entrava Claretta? Poi, nel 1946, un grande uomo, il capo comunista Palmiro Togliatti ministro di Grazia e Giustizia, mise fine alla catena di violenze e di vendette con il sequestro delle armi alle formazioni partigiane e con l’amnistia per tutti, fascisti compresi. In quel momento si chiuse il sipario, in Italia, sul cinquantennio pazzo che infiammò due volte l’Europa, che trascinò nella guerra il resto del mondo. Fu un cinquantennio in cui, a fianco di violenze inimmaginabili, ai campi di sterminio nazisti e alle teorie della razza, prese vita il cinema, si svilupparono la radio e le telecomunicazioni. Il nostro pianeta incominciò a diventare un villaggio globale e quello che accadeva lontano poteva essere vissuto da vicino. Nel 1962 una nuova guerra mondiale fu sfiorata con la crisi di Cuba. Però prevalse il buon senso grazie al Presidente americano John Kennedy, al Presidente sovietico Nikita Kruscev e a Papa Giovanni XXIII. Tre uomini lontani mille miglia ma uniti dalla televisione e, assieme a loro, in tempo reale, l’intera umanità che trepidava e che faceva sentire il proprio umore! Un boato secco e una nuvola di fumo bianco ha interrotto i miei pensieri. La bomba inglese era esplosa per opera del Genio Militare, innocua, sotto un paio di metri di terra. Un brutto ricordo che ora non c’è più. Un auspicio perché al comando dei destini del mondo vengano scelti uomini di pace e che i guerrafondai vengano emarginati. Che i violenti siano messi al bando nella politica ma anche nella cultura popolare. Compreso il marchio dei vini di Romagna. 121120 Daniele Leoni

Nessun commento:

Posta un commento