mercoledì 7 novembre 2012

La grande, bella forza della democrazia americana.

Il Presidente Barack Obama assieme alla sua famiglia
Se fossi stato negli Stati Uniti avrei votato Partito Democratico anche nelle precedenti tornate elettorali, quando, in Italia, non avevo dubbi sulla necessità di votare Silvio Berlusconi. Ho votato Berlusconi nonostante i suoi alleati neofascisti e la Lega xenofoba, secessionista, fautrice di un ridicolo federalismo. Ho votato perché puntavo sull’imprenditore moderno ed efficiente che si batteva per risollevare l’Italia dal declino. Anche se non ne ho mai condiviso l’anticomunismo viscerale, ingiusto verso un’idea che, sebbene sconfitta dalla storia, ha saputo morire senza trascinare il suo popolo nella tomba. Oppure ha saputo mettere in atto una trasformazione, come e accaduto in Cina, che ha condotto la nazione più popolosa del pianeta verso il passaggio più interessante della storia dell’umanità. Almeno di quella recente. Ho ascoltato il discorso di Barack Obama, questa mattina, a Chicago. Ho condiviso, con passione, la grandezza del momento. Avevo appena ricevuto, per email, la sua lettera personale di ringraziamento, trasmessa simultaneamente a decine di milioni di sostenitori, dove rimarcava che, prima di parlare in pubblico, voleva personalmente ringraziare ognuno di noi. Ho ascoltato anche la dichiarazione di Romney che riconosceva la vittoria del suo avversario e gli faceva le congratulazioni “nella certezza – ha detto – che sarebbe stato un buon Presidente di tutti gli americani”. Che grande, bello spettacolo di democrazia e di equilibrio. Di amor patrio, di autorevolezza e di forza. Che lezione per il mondo! E per noi italiani lacerati dalle delegittimazioni incrociate, dagli squilibrati e dai comici che giocano a fare i demagoghi raccogliendo consenso elettorale. Ecco allora che l’ultimo dubbio è svanito. Questa volta voterò Matteo Renzi anche se non sono d’accordo con lui su tante cose. Però, fra i politici italiani, è il più vicino alle idee e allo stile di Barack Obama e il linguaggio, il modello di democrazia che propone è di tipo americano. 121107 Daniele Leoni
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